Contrariamente a ciò che si crede, non sono le caratteristiche personali quali l’adattamento, le capacità e le abilità che ci rendono persone emotivamente stabili. L’autostima, la fiducia in sé stessi, sono attitudini e caratteristiche che si costruiscono col tempo e provengono dalle prime relazioni dell’infanzia. In particolare con i genitori e l’ambiente (o contesto) familiare
Certo, per un genitore non è semplice mantenere un buon clima emotivo familiare, soprattutto se sotto lo stesso tetto convivono personalità forti o peggio quando la situazione coniugale è compromessa. In effetti, è normale che i coniugi abbiano una discussione, ma ci sono dei limiti da non varcare per cui bisogna saper controllare la rabbia ed evitare scenate davanti ai figli
I litigi, per quanto normali e comprensibili, possono spaventare i bambini che non hanno le competenze per analizzare il nostro comportamento o capire il nostro disagio. Agli occhi dei figli sono i genitori i grandi, quelli che hanno le risposte a tutto…vederli così “arrabbiati” può innescare fragilità e sensi di colpa, oppure reazioni oppositive.
Conflitto coniugale in presenza di minori
Gli effetti negativi sullo sviluppo della violenza che i figli respirano dentro le mura domestiche sono eccessivamente sottovalutati! Non mi riferisco alla violenza fisica ma ai litigi violenti ai quali i figli sono spesso e volentieri costretti ad assistere come vittime passive e da cui non possono sottrarsi. Purtroppo, c’è da sempre l’errata convinzione che la violenza ferisca principalmente la persona cui è direttamente rivolta e non coloro che assistono e il dato più preoccupante in assoluto è che, troppo spesso, sono gli stessi genitori a sottovalutare le conseguenze dannose dei loro comportamenti sui figli.
Come vive il figlio di genitori che litigano?
Un figlio che cresce in un clima di rabbia e tensione viene spesso dimenticato e/o strumentalizzato, dato che i genitori sono troppo presi da sè stessi, dai propri problemi, dallo stabilire chi ha ragione e chi è il buono (e chi il cattivo) nella coppia per rendersi conto di quali siano i disagi del figlio – sia quelli fisiologici per l’età, sia quelli indotti dalla tensione che vive in casa.
Gli effetti del conflitto tra coniugi sui figli
Quando bambini e adolescenti assistono a maltrattamenti e violenze tra i genitori, vivono una profonda paura, un terrore di perdere quelle che sono per loro le persone più importanti, come se ogni volta dovessero confrontarsi emotivamente con una potenziale morte. Si tratta di una condizione che genera sempre una profonda instabilità; anche quando, apparentemente, sembrano non manifestare problemi evidenti, a livello psicologico si sprigionano un dolore e una sofferenza che li segneranno per tutta la vita.
Ovviamente gli effetti sono diversi a seconda della fascia di età. Ad esempio, i neonati non si rendono conto del litigio, ma afferrano il clima pesante e difficile che regna in casa. Così come i bambini in età scolare, fino ai 10 anni, pur non capendo il merito dei litigi, sentono l’angoscia e avvertono il problema. I litigi violenti di coppia davanti ai bambini possono far sviluppare disturbi psicopatologici, come ansia generalizzata, attacchi di panico, disturbi dell’umore, fobie e tutta una serie di altri problemi. In adolescenza o in pre-adolescenza la situazione diventa ancora più difficile perché in questa fase i ragazzi tendono a prendere le parti di uno dei genitori
Come può reagire un bambino di fronte ai continui litigi dei genitori?
Può succedere che il figlio, per ottenere attenzione, reagisca in due modi diametralmente opposti:
1. Crea grossi problemi fuori casa (cattiva condotta a scuola, atti di vandalismo, uso di droghe) al fine di costringere i genitori ad occuparsi di lui, a “vederlo”, a rendersi conto che non sta bene, ma a volte anche a punirlo per la colpa di non essere in grado di aiutarli (i figli si sentono spesso responsabili del benessere dei genitori e coltivano l’illusione onnipotente di riuscire un giorno ad aiutarli a risolvere i loro problemi)
2. Troppe volte, pur di non creare ulteriori problemi o preoccupazioni al genitore, si comporta bene, recita un ruolo preciso. Si impegna il più possibile al fine di conseguire ottimi risultati a scuola, nello sport o in altri campi. Il suo unico scopo è quello di farsi amare e accettare e quindi “vedere” in senso positivo ma in questo modo spesso ottiene solo di tranquillizzare i genitori sul fatto che non ha alcun problema, e viene “visto” ancor meno di chi invece crea dei problemi per attirare l’attenzione.
Che danni riporta nel tempo un figlio cresciuto con genitori litigiosi?
Gli elementi che bisogna tenere in considerazione sono svariati: il temperamento del bambino, la ripetitività, la gravità, le risorse interne del figlio, la presenza di altri fattori o eventi di vita stressanti. In ogni caso, i danni riguardano sicuramente più aree:
– Sul piano personale: non ha avuto modo di godere di un clima sereno e delle necessarie attenzioni, il figlio pertanto avrà accumulato notevole rabbia e senso di impotenza, bassa autostima, difficoltà a relazionarsi con gli altri, sentimenti di diversità da loro e di infelicità;
– Sul piano relazionale: chi ha un carattere introverso cercherà di evitare in tutti i modi il conflitto, diventando una persona debole che subisce tutto pur di non litigare, chi ha un carattere estroverso diventerà un adulto aggressivo, che cerca in tutti i modi di imporsi senza considerare il punto di vista degli altri (come ha imparato a fare in casa);
– Sul piano relazionale/di coppia: si sentirà sfiduciato nel trovare un partner con il quale creare una coppia e una famiglia felice, sarà pertanto portato a scegliere persone problematiche con le quali replicare le stesse dinamiche, o a scegliere partner impossibili perchè non liberi o non interessati.
Questo può avvenire anche perchè un figlio cresciuto con genitori infelici si sente in colpa all’idea di essere felice, mentre mamma e papà non lo sono stati e non lo sono ancora
– Sul piano relazionale/genitoriale: il figlio, una volta divenuto padre (o madre), tenderà come in tutti i casi a replicare gli errori del genitore omologo (del suo stesso sesso) e a essere quindi inadeguato, oppure cercherà di non essere come i propri genitori e farà in buona fede gli errori opposti
– Sul piano della salute mentale: vivendo costantemente in uno stato di rabbia misto a paura e impotenza potrà sviluppare ansia, disturbi ossessivi, depressione, bulimia, dipendenza da sostanze, disturbi della condotta, disturbi di personalità, con caratteristiche diverse a seconda dell’età.
La situazione si complica ulteriormente quando i genitori pronunciano la classica frase: “RESTIAMO ASSIEME PER TE!” che, per il figlio si traduce: “VIVIAMO MALE A CAUSA TUA!”
I genitori che stanno assieme “per i figli” infatti, oltre a non separarsi e ad alimentare il clima di tensione, non fanno nulla per garantire al figlio un clima sereno e la giusta attenzione, ma lo fanno vivere in mezzo a litigi e tensioni dicendogli oltretutto che tutto questo è fatto per lui. Inutile forse specificare che l’esperienza insegna che un figlio che si sente dire questo farebbe qualsiasi cosa pur di vedere i genitori separarsi, essendo lui la prima e più debole vittima del loro conflitto.
Questa scusa, spesso utilizzata da chi non è in grado di separarsi e non si vuole separare (perchè attende il risarcimento di cui sopra), annichilisce il figlio che coltiva un forte senso di colpa nei confronti dei genitori che gli stanno dicendo a chiare lettere che, usando un’immagine comune, è lui che ha voluto la bicicletta e ora deve pedalare – mentre la bicicletta è stata voluta e conservata da loro, che non vogliono ritrovarsi a piedi e preferiscono un sellino scomodo o delle ruote ormai sgonfie allo scendere e iniziare a camminare.
Se la relazione si basa fondamentalmente sul litigio meglio separarsi?
Non vi è una risposta giusta per tutti, ma ciò che conta per un figlio sono l’affetto, il clima sereno e la chiarezza.
Le coppie litigiose non riescono a fornirgli davvero nessuna di queste tre cose, ma offrono una situazione confusa, ambigua, carica di rabbia, centrata sul conflitto genitoriale, nella quale il figlio rimane sulla sfondo o è utilizzato come strumento di un genitore contro l’altro.
Chi davvero pensa che rimanere assieme rappresenti il bene dei figli può dimenticarsi di questo, a meno che non riesca a mascherare il conflitto e a offrire ai bambini un modello di convivenza sufficientemente “civile” nonostante la presenza di un conflitto non indifferente.
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A cura di Ana Maria Sepe, psicologo e fondatrice della rivista Psicoasvisor
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