Segnali che tuo figlio ha dei disagi emotivi

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Dottoressa in psicologia, esperta e ricercatrice in psicoanalisi. Scrittrice e fondatore di Psicoadvisor
Se ai tuoi figli puoi fare solo un regalo, fa in modo che sia l’entusiasmo. (Bruce Barton)

In psicologia con il termine “famiglia” si intende il primo ambiente in cui il singolo individuo è inserito, ambiente che permane nella maggior parte dei casi per tutta la vita. Il rapporto con i familiari contribuisce a fornire molti degli strumenti fondamentali per l’inserimento nella comunità.

Il progetto della famiglia richiede un’armonia dei rapporti fra i vari membri della famiglia e una crescita equilibrata delle loro personalità. Tutto questo spesso viene realizzato in modo , inconsapevole, disattento, attraverso la creazione di una rete di relazioni e messaggi, che definiscono le aspettative reciproche e l’identità di chi ne fa parte.

Le problematiche sociali presenti nella nostra epoca influiscono negativamente sull’individuo, riflettendosi inevitabilmente sulla famiglia, mettendo in discussione i rapporti all’interno della stessa, che in alcuni casi subiscono dei veri rivoluzionamenti.

La confusione dovuta dalla mancanza di punti di riferimento, come l’autorità rassicurante dei genitori, crea nel bambino dei disagi che non sempre manifesta apertamente e che, con il tempo, potrebbero trasformarsi in malattie psicosomatiche.

Il corpo e la mente fanno parte di un unico insieme, influenzandosi reciprocamente, per questo una semplice emozione può riflettersi positivamente o negativamente sul fisico, ed il sintomo di una malattia organica potrebbe essere il segnale di un disagio psicologico. Alla base dei maggiori motivi di stress per un bambino ci sono i rapporti con i “grandi”, a cui è legato da vincoli emotivi.

I momenti difficili della vita di un adulto, come i litigi, gli episodi di violenza, o un lutto, possono ripercuotersi sulla tranquillità dei piccoli che difficilmente riescono a capire certe situazioni di cui spesso sono solo degli spettatori involontari.

Ed ecco che dietro un mal di pancia, un mal di testa, un cattivo rapporto con il cibo, la difficoltà di apprendimento, aggressività e ansie, a volte si possono nascondere delle richieste di aiuto, che, se non comprese, possono alterare lo sviluppo sociale, affettivo e mentale del bambino, influenzando l’adulto che diventerà.

È spesso molto difficile distinguere i segnali più seri di un disturbo emotivo – comportamentale da un semplice momento di disagio

Il contrasto con l’adulto o il capriccio sono infatti un fattore normale nella crescita di un bambino e un semplice episodio non è di per sé un chiaro segnale. Il bambino con difficoltà di questo tipo reagisce tipicamente in due modi opposti e cioè:

  • con atteggiamenti di particolare aggressività e rabbia
  • comportandosi in modo introverso, fino ad isolarsi dal contesto di riferimento e non mostrando interesse verso alcun che.

Consigliamo però, prima di allarmarci rispetto ad una eventuale seria problematica, di parlare di questi atteggiamenti anche con amici e genitori di coetanei, in modo da condividere e valutare questi comportamenti, anche alla luce di un chiaro confronto con altre esperienze.

I segnali critici

Le condizioni in base alle quali è possibile ipotizzare un vero e proprio disturbo sono:

  • la durata, se cioè è possibile osservare degli “stadi” nel disagio, con relativi superamenti o invece si tratta di un perdurare costante di stati di aggressività o di isolamento,
  • l’intensità del comportamento. Se un capriccio è infatti un fatto di per sé normale, pericoloso è invece osservare un costante atteggiamento di chiusura o disinteresse, che porta in modo progressivo al vero e proprio isolamento del bambino,
  • età del bambino. Se è vero che ogni bambino ha i propri tempi nello sviluppo emotivo, è altrettanto vero che, rilevare in un bambino di sei anni comportamenti tipici di un bambino di due anni, deve rappresentare un segnale di allarme.

In questi casi, è fondamentale l’aiuto di uno specialista, che, grazie all’utilizzo di particolari tecniche, quali il disegno e/o il gioco, riesce ad entrare nel “mondo” del bambino, attraverso una comunicazione priva di traumi, accertando i motivi del malessere.

Lo specialista può essere un valido supporto anche per il genitore che vuole imparare a comprendere i segnali d’aiuto lanciati dal figlio, aiutandolo a migliorare la propria capacità comunicativa.

Rispetto al passato, sembra sia aumentata la richiesta di aiuto che i genitori rivolgono agli psicologi infantili, e questo porta a credere che forse i “grandi” abbiano compreso l’importanza di assicurare attenzione e ascolto ai “piccoli”, evitando di lasciare al tempo ed alla crescita la risoluzione dei problemi.

In che modo un bambino manifesta il proprio disagio

Spesso tende a manifestarlo in modo differente a seconda dell’età; nei bambini più piccoli sono più evidenti i disturbi del comportamento prevalentemente iperattivi e con alterazioni dei ritmi biologici (disturbi del sonno). Nei bambini più grandi tendono a manifestarsi disturbi delle condotte alimentari e disturbi del comportamento con caratteristiche di disattenzione e introversione.

Come si può riconoscere un disagio nel bambino

Attraverso un’attenta valutazione dell’ambiente in cui il bambino vive e dei suoi comportamenti. Spesso i genitori, se particolarmente protettivi, tendono a non evidenziare queste alterazioni comportamentali e va indagato anche come il bambino agisce in diversi ambienti (es. a scuola, con i nonni, al parco, etc.)

Quanto influisce l’aspetto educativo sullo sviluppo psichico del bambino

Lo sviluppo psichico di ogni bambino è strettamente dipendente dal tipo di rapporto instaurato dal bambino stesso con le figure genitoriali e dal loro livello culturale. Solo un’attenta indagine su questi aspetti può consentire allo specialista di conoscere in modo adeguato il reale livello di sviluppo psichico del bambino.

Come aiutare un genitore a migliorare la comunicazione con il proprio figlio

Sarebbero utili degli spazi di counseling genitoriale, nei quali si metta in condizione il genitore, di relazionarsi col figlio in modo più chiaro e proficuo; spiegando al genitore stesso come il bambino percepisce (e vive) i rapporti intrafamiliari, lo sviluppo psico-fisico e le sue capacità di elaborare il disagio.

Quali sono le tecniche di comunicazione adottate dallo psichiatra per entrare in contatto con il bimbo

Le tecniche di comunicazione variano a seconda dell’età e delle capacità cognitive del paziente. Si utilizzano tecniche che comprendono l’uso del gioco e del disegno per bambini più piccoli fino al colloquio per i più grandi ed adolescenti associati a test specifici per la diagnosi del disturbo in maniera più specifica.

Prof. Oliviero Bruni, neuropsichiatria Infantile
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