Le frasi dei genitori che innescano sensi di colpa

| |

Author Details
Dott.ssa in biologia e psicologia. Esperta in genetica del comportamento e neurobiologia. Scrittrice e founder di Psicoadvisor
senso di colpa patologico
Il senso di colpa patologico ci ripropone le emozioni vissute nel passato precludendoci un presente e un futuro gratificante ~ Anna De Simone | Illustrazione: Mayra Arvizo

Chi è sensibile ai sensi di colpa è, entro certi aspetti, ancorato alle dinamiche emotive vissute nell’infanzia. Il senso di colpa è un fattore che si è selezionato nel tempo con un preciso scopo evolutivo: quello di indurci a mantenere buoni rapporti con gli altri. Il senso di colpa sano, infatti, ci induce a riparare ai nostri errori in modo costruttivo. Il discorso è ben diverso per il senso di colpa patologico.

Il senso di colpa è un sentimento spiacevole legato al pensiero di aver danneggiato o di poter danneggiato qualcuno, si accompagna a emozioni come vergogna, rabbia, tristezza e disperazione. Quando si sfocia la dimensione patologica, il senso di colpa può essere associato a sentimenti di inadeguatezza, senso di inferiorità e sensazione di essere indegno.

Come si sviluppa il senso di colpa patologico?

Il senso di colpa patologico può estrinsecarsi a seguito di un’esperienza forte di cui ci si reputa responsabili (un incidente, una perdita, un danno inflitto…). Nella gran parte dei casi, il senso di colpa patologico può essere ricondotto al cosiddetto “senso di colpa residuo”. Vediamo di cosa si tratta.

Il senso di colpa residuo è qualcosa che si apprende in tenera età e persiste fino all’età adulta. Molti autori descrivono il senso di colpa patologico come il “residuo emozionale” delle frasi scomode che i nostri genitori ci hanno ripetuto quando eravamo ancora bambini. In realtà, non è tanto “ciò che ci è stato detto” ma “come ci hanno fatti sentire”.

Per trasformarsi in un residuo emozionale stabile e persistente fino all’età adulta, il bambino non è esposta al sentimento di colpa in modo occasionale ma esposto in modo sistematico e ripetuto alla colpa. Alcuni modelli educativi, purtroppo, fanno leva proprio sui sensi di colpa e sulla sensibilità che hanno i bambini verso questo sentimento.

Perché i bambini sono particolarmente sensibili alla colpa? Perché la loro paura più grande è deludere i genitori. I bambini vivono le loro esperienze in modo assolutistico e generalizzante. Se un genitore fa spesso leva sui sensi di colpa, ben presto questi verranno assimilati in modo altrettanto assolutistico.

Le frasi che innescano sensi di colpa

Facciamo degli esempi pratici di frasi e dinamiche che si riscontrano con maggiore frequenza:

  • La mamma che dice al figlio:
    devi mangiare tutto perché in Africa ci sono bambini che muoiono di fame”
  • Il genitore che ammonisce così:
    “devi solo vergognarti per quello che hai fatto”
  • Altra frase cult:
    “così fai piangere Gesù”
  • Ancora:
    “la mamma fa tutto per te e tu così la ripaghi? Sei un ingrato!”
  • Il genitore che afferma:
    Se continui a fare i capricci mi fai soffrire”

Come premesso, non basta una frase isolata per innescare il senso di colpa patologico come residuo emozionale ma è necessario un modello educativo che faccia sistematicamente leva sui sensi di colpa del bambino.

In altri contesti, è il bambino che può sentirsi in colpa a seguito della separazione dei genitori o se un genitore soffre. Quando un bambino vede un genitore soffrire può sentirsi impotente e, non avendo ancora sviluppato le risorse per “mentalizzare” ciò che sta accadendo, può sentirsi responsabile per quella sofferenza.

Nelle famiglie disfunzionali, il  capro espiatorio può essere il portatore di tutti i mali della famiglia; la cosiddetta “pecora nera”, oltre a sentirsi diversa e a nutrire un “senso di non appartenenza” nei confronti della sua famiglia d’origine, porterà con se il fardello dei sensi di colpa. In questo contesto può configurarsi un bambino che viene incolpato per una vita coniugale infelice (“se resto con tuo padre è solo colpa tua!” Se tu non esistessi avrei una vita felice!”).

Una dinamica devastante può presentarsi quando un genitore, pretendendo assoluta devozione da parte del figlio, sottolinea ogni minima mancanza come un irrimediabile danno “eppure io faccio tutto per te! Perché ti comporti così?”.

Drammatiche, per lo sviluppo psico-affettivo di un bambino, possono essere le domande del tipo: “vuoi più bene a mamma o a papà?”. Anche in questo caso, la domanda diviene dannosa quando rientra in un contesto educativo già fortemente carente, caratterizzato da ricatti emotivi.

Il senso di colpa patologico come conseguenza di un trauma mai elaborato

Una caratteristica comune alle persone che hanno subìto abusi e traumi infantili è l’incomprensibilità di se stessi. Chi ha vissuto esperienze traumatiche in età evolutiva tende, da adulto, a vivere le proprie reazioni emotive ed i propri stati interiori come se fossero insensati, sbagliati, l’ennesima prova di un difetto interno che rende la propria vita indegna e impossibile. Emblematico, quando il trauma non è mai stato elaborato con una chiara attribuzione di responsabilità al colpevoleè il senso di colpa. Non riuscendo ad attribuire a un adulto la responsabilità di quanto ha subito, il bambino inizierà a sentirsi colpevole dell’abuso.

Questo meccanismo è assolutamente distruttivo e comune in contenti altamente invalidanti dove il bambino che ha subito un abuso non si sente vittima per ciò che ha subito ma colpevole. In questi casi, il senso di colpa come esperienza emozionale residua può essere molto forte.

Il ruolo del Super Io nel senso di colpa patologico

Quando si parla di senso di colpa patologico non si può fare a meno di citare il super-io, una delle tre istanze postulate da Freud. Il super-io, secondo Freud, sarebbe l’ultima istanza della personalità a svilupparsi. Il suo sviluppo avverrebbe durante la fase fallica e un sano sviluppo sarebbe associato a una risoluzione positiva del Complesso di Edipo (nel maschio) o Complesso di Elettra (nello sviluppo femminile).

L’origine più profonda del senso di colpa, secondo l’analisi freudiana, è nel complesso di Edipo «in quanto da esso deriva la possibilità di distinguere tra “buono” e “cattivo”». 

Ogni “no”, ogni “regola” e ogni “imposizione” elargita dai nostri genitori viene usata per creare il nostro super io. Interiorizzando proibizioni, morale, severità, norme… ansiamo a formare quella linea di demarcazione tra giusto e sbagliato.

E’ chiaro che genitori molto rigidi possono indurre lo sviluppo di un super-io molto severo e pronto alla critica. Il super-io può essere connesso a quello che viene definito senso di colpa autoindotto. In questo contesto ci si sente enormemente in colpa per aver infranto una norma morale, un principio o un concetto a noi molto caro.

Un esempio pratico può essere legato a un senso di colpa cronico in una persona che, scoprendo di essere omosessuale, non vuole deludere i propri genitori e così inizia a soffrire o addirittura negare il suo orientamento di genere.

Il super-io è composto da coscienza e ideale dell’io. Mentre la coscienza è legata alla morale e al concetto di giusto e sbagliato, l’ideale dell’io è legato ai nostri standard. Da qui è facile intuire che la tendenza a sentirsi in colpa può essere fortemente legata ad elevati standard e alla conseguente sensazione di non essere abbastanza (forte autocritica).

Il senso di colpa come caratteristica di personalità

In condizioni di crescita particolarmente avverse, il senso di colpa patologico può entrare a far parte della struttura della personalità dell’individuo in sviluppo. In questo contesto si parla di soggetti con “alta colpa di tratto”. Il senso di colpa come tratto di personalità non è facile da scorgere ai non addetti ai lavori, tale tratto può essere ricondotto a disturbi dell’umore (depressione), disturbi d’ansia (soprattutto fobia sociale), sindrome dell’abbandono (paura della solitudine) e disturbo ossessivo compulsivo.

Gli effetti nascosti dei sensi di colpa

Sentirsi in colpa è un’esperienza logorante ma non è solo questa sensazione a invalidare la vita di chi ne soffre. Chi si sente in colpa, spesso, non si reputa meritevole di amore e così, sistematicamente finisce in relazioni fortemente sbilanciate. Non solo, ogni piccola conquista può diventare un’impresa ardua: i sensi di colpa remano contro qualsiasi progetto vita.

In pratica gli effetti del sentirsi in colpa non vanno ricercati solo nella sensazione in sé ma nell’intera vita affettiva, lavorativa e sociale di chi ne soffre.

Come superare i sensi di colpa

Per superare i sensi di colpa è necessario indagarne le origini. Come abbiamo visto, i sensi di colpa nascono spesso in un contesto familiare disfunzionale, chi vive con un’alta sensibilità alla colpa può portarsi dentro molteplici ferite. Seguire un percorso psicoterapeutico può essere la scelta ideale per superare i sensi di colpa.

Lavorare sulla propria autostima può essere un’ottima strategia per liberarsi dal senso di colpa patologico così come può essere efficace correggere gli effetti collaterali della colpa. Prima abbiamo parlato di alti standard e di una forte autocritica.

Correggere i pensieri auto-critici non è affatto semplice ma su base quotidiana puoi tentare un esercizio: prova a trattare te stesso come se fossi il tuo miglior amico. Se fallisci un obiettivo, rivolgiti parole di consolazione e non di condanna, prova a prefiggerti mete accessibili con un lavoro step by step. I progetti a lungo termine, per chi soffre di sensi di colpa, possono essere difficili da contemplare perché tra gli effetti collaterali nascosti vi è l’autosabotaggio.

Può guarire dal senso di colpa patologico puoi seguire i suggerimenti che ho riportato nell’articolo sul Dialogo interiore che guarisce.

Se ti è piaciuto questo articolo sul senso di colpa patologico, puoi seguirci su Facebook: sulla Pagina Ufficiale di Psicoadvisor, sul mio account personale o nel nostro gruppo Dentro la PsichePuoi anche iscriverti alla nostra newsletterPuoi leggere altri miei articoli cliccando su *questa pagina*. © Copyright, www.psicoadvisor.com – Tutti i diritti riservati. Qualsiasi riproduzione, anche parziale, senza autorizzazione scritta è vietata. Legge 633 del 22 Aprile 1941 e successive modifiche