Sindrome ansiosa depressiva, l’inquietudine di vivere

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Dott.ssa in biologia e psicologia. Esperta in genetica del comportamento e neurobiologia. Scrittrice e founder di Psicoadvisor
sindrome ansiosa depressiva
Descriviamo al sintomatologia della sindrome ansiosa depressiva, clinicamente nota come “depressione con caratteristiche ansiose”

La sindrome ansiosa depressiva non riscontra un quadro diagnostico nel DSM V, ne’ nell’ICD-10, tuttavia entrambi i punti di riferimento sanitari vedono una stretta correlazione tra depressione e ansia.

La sindrome ansiosa depressiva, nell’ICD-10, può configurarsi nel disturbo misto ansioso depressivo. Quando si parla di Manuale Diagnostico e Statistico dei Disturbi Mentali (DSM V), la sindrome ansiosa depressiva può configurarsi tra i disturbi depressivi con presenza di ansiain particolare, nel disturbo depressivo persistente con caratteristiche ansiose.

La sindrome ansiosa depressiva racconta la realtà che molte persone vivono: un umore depresso con marcati tratti ansiosi. Vediamo tutti i dettagli.

Sindrome ansiosa depressiva

La correlazione tra ansia e depressione è molto forte, tanto che alla base di entrambi i disturbi vi sarebbe lo stesso tratto di personalità. Chi soffre di sindrome ansiosa depressiva potrebbe condividere un tratto di personalità detto “nevroticismo”.

Robert R. McCrae e Paul T. Costa hanno coniato la teoria dei cinque tratti di personalità o “Big Five theory“, la classificazione dei principali tratti di personalità. Tra la moltitudine di modelli incentrati su un approccio nomotetico allo studio della personalità, quello di Costa e McCrae risulta tra i più condivisi e testati, sia a livello teorico che empirico.

Tra questi tratti figura la “stabilità emotiva” contrapposta al concetto di “nevroticismo“. Chi ha una buona tenuta psichica presenta un’elevata stabilità emotiva che si caratterizza per:

  • Umore stabile
  • Assenza di depressione
  • Controllo dell’ansia
  • Assenza di impulsività
  • Controllo dell’irritazione

Il nevroticismo è spiegato come la tendenza a reagire ad eventi avversi con pessimismo, stress, ansia, rabbia, paura e, naturalmente, instabilità emotiva. Da un punto di vista cognitivo, la tendenza a dare un’interpretazione negativa non fa altro che aumentare la frequenza e l’intensità della minaccia provata (oggettiva o soggettiva che sia). Tale tendenza ci espone a molteplici errori cognitivi.

Chi soffre di sindrome ansiosa depressiva darà la priorità all’elaborazione di informazioni negative rispetto all’elaborazione di informazioni neutre e positive. In altre parole, se il soggetto con sindrome ansiosa depressiva sta trascorrendo una giornata meravigliosa, può esserci un “singolo fattore” in grado di rovinare tutto…. Ecco che il soggetto pensa “non me ne va bene una!”. Non importa quanto quel fattore possa essere rilevante, per il soggetto con alto tasso di nevroticismo sarà indubbiamente determinante; al contrario, per un soggetto con un’elevata “stabilità emotiva”, quel “fattore” risulterà un dettaglio che potrà sfumarsi e perdersi nello sfondo di una giornata serena.

Il modello cognitivo di Beck e la sindrome ansiosa depressiva

La teoria cognitiva di Beck* sostiene che noi siamo continuamente impegnati nella costruzione del significato degli eventi. In chi soffre di sindrome ansiosa depressiva qualcosa va storto proprio mentre tenta di dare significati ai propri vissuti!

Mentre cresciamo apprendiamo schemi di pensiero che sono automatici, involontari, per immagini, poco strutturati…. chi soffre di sindrome ansiosa depressiva reattiva è portato a dare priorità a temi quali:

  • Fallimento
  • Autocritica
  • Insuccesso
  • Incapacità
  • Non amabilità
  • Perdita
  • Indegnità
  • Sconfitta

I pazienti con sindrome ansiosa depressiva eseguono continue valutazioni distorte degli eventi. Attenzione! Ciò non significa che “non vivono nella realtà”, ciò significa che hanno appreso degli schemi di pensiero automatico invalidanti.

Gli schemi sono strutture interne relativamente stabili, sono fatti di “idee, stimoli, esperienze, memorie…”, un insieme di costrutti usati per dare significato alle nuove informazioni, alle nuove esperienze.

*Aaron Beck, psichiatra e psicologo statunitense considerato il fondatore degli approcci classici in psicoterapia cognitiva.

Gli schemi ansiogeni e depressogeni sono appresi nell’infanzia

Gli schemi sono appresi nell’infanzia. Chi ha avuto un’infanzia difficile con esperienze di abbandono, abusi, trascuratezza emotiva, accudimento rifiutante, maltrattamento… o chi, in maniera più o meno pronunciata, è cresciuto in un ambiente minaccioso, avrà costruito degli schemi atti a interpretare una realtà minacciosa.

Se, durante la crescita e con la vita adulta, il soggetto riesce a costruirsi una dimensione serenaquesti schemi possono disattivarsi…. tuttavia, eventi stressanti possono riattivare gli schemi e dare vita a una vera e propria sindrome ansiosa depressiva o, più nello specifico, possono innescare un disturbo depressivo e/o un disturbo d’ansia.

In pratica vi è una reazione a catena che guida l’attribuzione di significato agli eventi. Nella depressione, tutto comincia a essere valutato come perdita, come prova del proprio disvalore, come segno di una propria incapacità o impotenza, qualsiasi segnale rimarca l’indisponibilità degli altri e la solitudine

Nell’ansiatutto comincia a essere valutato come minaccia, minaccia di perdita di un affetto, del proprio valore, della propria autonomia… Purtroppo uscire dalla sindrome ansiosa depressiva reattiva non è affatto semplice.

Sintomi ansia e depressione

Gli schemi orientano i processi cognitivi in senso confirmatorio. Nel dominio dei sintomi depressivi avremo che:

  • Il senso di inutilità si traduce in affaticamento, arti pesanti, rigidità muscolare.
  • La flessione dell’umore fa sì che l’individuo divenga ipercritico ed elevi i propri standard facilitando l’insoddisfazione per i risultati ottenuti che non sembrano essere mai abbastanza.
  • Il senso di scarso valore sé si traduce in passivitàanedonia, scarsa reazione agli stimoli.

Nel dominio dei sintomi ansiosi avremo che:

  • Il senso di scarso valore di sé si traduce nella volontà di controllare qualsiasi cosa, nella paura dell’imprevisto.
  • La rimuginazione può fomentare sia ansia che depressione, ritornando costantemente su esperienze tristi, vergognose o svilenti, così come su pensieri ansiogeni.
  • Il senso di inutilità si traduce in rigidità e un forte autocritica, anche in questo contesto si è iper-critici con se stessi.

Come curare la sindrome ansiosa depressiva

I pazienti con sindrome ansiosa depressiva e, in particolare, i pazienti depressi, tendono a valutare negativamente i propri sintomi rimuginando su di essi, sulle loro cause, le implicazioni e le conseguenze (Nolen-Hoeksema, 1991). In pratica, i pazienti con sindrome ansiosa depressiva soffrono e si auto-condannano per la loro sofferenza! 

In pazienti depressi, l’addestramento ad accettare i propri sintomi o a distrarsi dalla ruminazione (sensazioni, sentimenti e pensieri depressivi) riduce l’intensità e la durata dei sintomi e l’attitudine negativa verso esperienze negative (Singer e Dobson, 2006). 

Preso atto che la sindrome ansiosa depressiva non rappresenta un quadro diagnostico a sé, è opportuno ricordare che qualsiasi disagio psichico per essere diagnosticato richiede la valutazione di uno psicologo/psicoterapeuta. 

La decisione di iniziare un percorso psicoterapeutico è difficile da maturare. Intanto che rifletti su questa possibilità puoi iniziare a curare il tuo dialogo interiore, individuare gli errori cognitivi più frequenti e soprattutto fare luce sugli schemi che ti portano a fare determinate valutazioni sulla realtà.

Disturbo misto ansioso depressivo

Abbiamo parlato della sindrome ansiosa depressiva descritta genericamente come uno stato caratterizzato da umore depresso e sintomi ansiosi. Per un approfondimento sul disturbo misto ansioso depressivo è disponibile l’articolo dedicato alla depressione ansiosa.