Sindrome di Procuste, disprezzare il successo altrui

| |

Author Details
Dott.ssa in biologia e psicologia. Esperta in genetica del comportamento e neurobiologia. Scrittrice e founder di Psicoadvisor

sindrome di procuste«Tu non puoi essere migliore di me. Non puoi avere ciò che ho io o peggio ancora, non puoi possedere cose migliori delle mie. Se fai carriera, bada bene a stare dietro di me. Non solo, non dovrai essere superiore neanche in bellezza o intelligenza. Se solo infrangerai una di queste norme, io ti disprezzerò e sminuirò ogni tuo agire».

Le frasi che ho appena scritto sembrano pensieri deliranti, eppure rappresentano il modus vivendi di molte persone, quelle che soffrono della cosiddetta sindrome di Procuste. Se hai l’impressione che un tuo successo possa infastidire qualcuno, forse non si tratta solo di una tua fantasia e corrisponde alla realtà.

Il mito di Procuste

La mitologia greca racconta che Procuste era un gigante dell’Attica, figlio illegittimo di Poseidone. Viveva da bandito e possedeva una roccaforte sul monte Korudallos, sulla via sacra tra Atene e Eleusi, qui passavano molti viaggiatori, ai quali Procuste offriva ospitalità.

Si narra che Procuste avesse due letti, uno corto e l’altro lungo. Quando l’ospite che giungeva nella sua roccaforte era molto alto, lo faceva distendere nel letto molto corto. Al contrario, se il viandante era basso di statura, lo faceva distendere nel letto molto lungo. Durante la notte, mentre i malcapitati dormivano, Procuste ne approfittava per imbavagliarli e legarli. Se la vittima era più alta, tagliava via tutto ciò sporgevano fuori dal letto. Se la persona era più bassa, la stirava, rompendole le ossa per far quadrare le misure.

Quanto Teseo, Re di Atene, seppe delle brutalità consumate nella roccaforte di Procuste, si recò personalmente sul monte Korudallos e riservò a Procuste la stessa fine delle sue vittime. Da allora si è diffuso un proverbio che recita: «Fa’ attenzione, ci sono persone che, quando vedono che hai idee diverse o che sei più brillante di loro, non ci pensano due volte a metterti sul letto di Procuste».

Procuste era anche noto come Damastes. I suoi due nomi sono emblematici: mentre il primo indica un oggetto che martella il metallo (simbolo di aggressività passiva, in quanto il metallo colpito è un corpo immobile) il secondo nome significa letteralmente «sottomesso».

Che cos’è la sindrome di Procuste

Le persone affette dalla sindrome di Procuste presentano un’aggressività celata e per stare bene con se stesse hanno bisogno di screditare costantemente il prossimo. Vivono una perenne frustrazione che, però, sfogano sugli altri.

Le persone con sindrome di Procuste si caratterizzano per un forte antagonismo. Stando al DSM V (manuale diagnostico e statistico dei disturbi mentali), l’antagonismo è un tratto di personalità che si caratterizza per:

  • Tendenza alla manipolazione
    La persona usa sotterfugi per controllare e influenzare gli altri.
  • Insensibilità
    Noncuranza per i problemi o i sentimenti altrui, mancanza di senso di colpa o rimorso per gli effetti negativi che hanno sugli altri le proprie parole o azioni.
  • Inganno
    Rappresentazione fuorviante di sé, esagerazione, invenzione (…). Il soggetto può distorcere la realtà per uscire vincente da ogni confronto.
  • Ostilità
    Sentimenti pervasivi di rabbia e astio, irritabilità in risposta ad azioni che possono minacciarlo nella sua autostima (come il successo altrui), comportamento meschino o vendicativo.
  • Grandiosità
    Convinzione che tutto gli sia dovuto, è fermamente convinto di essere migliore degli altri e che quindi gli altri sono o devono essere suoi subordinati.

L’antagonismo è un tratto di personalità molto studiato. Si contrappone alla disponibilità e alla cooperazione. Chi soffre della Sindrome di Procuste non sa confrontarsi con gli altri senza competere o provare ostilità.

Queste persone arrivano a soffrire per i successi altrui perché ogni meta raggiunta dagli altri rappresenta una minaccia alla sua autostima gonfiata. Sono palesemente insoddisfatte della loro vita ma fingono interpretando il ruolo della donna o dell’uomo arrivato.

Le relazioni interpersonali di chi soffre della Sindrome di Procuste sono povere e altamente disfunzionali: possono sfogare sul partner la propria collera. Si tratta dei classici arrivisti. Di chi sceglie il partner in base alla posizione sociale e poi da lì costruisce i “sentimenti” o meglio, da lì matura ulteriori aspettative di opportunismo e “crescita”. Peccato che la crescita di questi individui non è mai per merito ma è sempre di tipo parassitario (a spese degli altri).

Come difendersi?

Chi soffre della Sindrome di Procuste ha un unico scopo: sentirsi superiore rispetto agli altri. La comparazione non trova limiti: dagli oggetti posseduti ai successi scolastici dei figli, dal numero di mete turistiche alla mera vanità.

E se gli altri dovessero superarlo in qualcosa, allora dovrà correre ai ripari per mettersi subito in pari. Qualora il «mettersi alla pari» non fosse possibile, troverà un modo per surclassarlo anche in modo effimero, con frecciatine velenose o bassezze varie.

Ciò che queste persone non sanno è che a chi brilla di luce propria, non gliene frega nulla della competizione! È vero che le frecciatine possono essere fastidiose, ma è altrettanto vero che se questo suo malsano meccanismo non viene assecondato, la competizione rimarrà solo nella sua testa.

Il modo migliore per difendersi da chi soffre di questa sindrome è avanzare per conto proprio, cercare nuovi contesti in cui trovare la possibilità di realizzarci al massimo come individui. La realizzazione personale corrisponde al benessere, ciò significa che per difenderti da questi individui, hai solo bisogno di distaccarti e dedicarti alle attività che davvero ti gratificano. Poi li distruggerai, involontariamente, con la tua felicità.

Quando ci sentiamo gratificati, le frecciatine velenose scivolano via in un batter d’occhio. Siamo nati tutti per credere in noi stessi e nessuno dovrebbe sentire il bisogno di screditare gli altri per credere in sé.

Se chi ti lancia frecciatine velenose è una persona che ha un certo ruolo nella tua vita, ti consiglio di leggere il mio articolo: «come rispondere a chi vuole offendert.

Se ti piace quello che scrivo, seguimi su Instagram: @annadesimonepsi. Se ti piacciono i nostri contenuti, seguici sull’account ufficiale IG: @Psicoadvisor