Gli stadi di sviluppo di Erik Erikson

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Dott.ssa in biologia e psicologia. Esperta in genetica del comportamento e neurobiologia. Scrittrice e founder di Psicoadvisor
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Illustrazione: Aliaa’s Brave Adventure

Gli stadi di sviluppo di Erikson ci possono far riflettere su come si è sviluppata la nostra identità e quali sono state le fasi più critiche della nostra esistenza.

Nella nostro percorso di vita attraversiamo 8 conflitti e in base all’esito di tali crisi possiamo sperimentare un vissuto positivo oppure un vissuto travagliato, fatto di sfiducia, angoscia e dubbi.

Erik Erikson (psichiatra e psicanalista) è stato un allievo di Freud ma non ha accettato, in toto, le teorie freudiane sullo sviluppo della personalità.

Erikson allargò le teorie di Freud su diversi fronti e, in modo particolare, diede enfasi a quelli che egli definì stadi di sviluppo psicosociale. Secondo la teoria eriksoniana lo sviluppo della personalità viene guidato fortemente dalle pressioni sociali (teoria psicosociale).

La teoria psicosociale di Erikson

Per Erikson ogni bambino, alla nascita, possiede della caratteristiche innate che gli consentono interazioni significative (in primis la relazione di attaccamento-accudimento con il caregiver) e, man mano che cresce, acquisisce capacità specifiche che gli consentono di entrare prima in famiglia e poi nella società.

Se da una parte il bambino sviluppa capacità specifiche (come, per esempio, il linguaggio) dall’altra parte la società farà sempre una maggiore richiesta di tali capacità. Per tornare all’esempio, nel primo periodo di vita, i genitori chiederanno al bambino di usare il linguaggio per esprimere i concetti e non più il pianto e i gesti come era abituato in precedenza.

Da un lato c’è la maturazione del bambino e dall’altro ci sono aspettative sociali (prima della famiglia e poi della società come la scuola prima e il mondo del lavoro dopo). Con la crescita, i genitori pretenderanno che il bambino impari a usare il vasetto e quindi a controllare i suoi sfinteri (ritenzione della pipì e defecazione controllata).

Noi adulti ci soffermiamo davvero poco a riflettere sul mondo degli infanti… ma se ci pensi, anche tu un tempo non eri in grado di controllare i bisogni primari e sebbene tu non ne abbia ricordo, di certo avrai percepito delle pressioni per apprendere “i modi di fare accettabili” nella società.

Gli otto stadi di sviluppo di Erikson

Nella nostra vita, siamo sempre sottoposti a pressioni esterne che ci impongono di regolare e modulare i nostri mondi interni. Per Erik Erikson, la maturazione e le aspettative creano otto crisi che egli ripartì per altrettanti stadi di sviluppo. 

Ogni stadio di sviluppo può descrivere ciascuna delle crisi e l’esito della stessa crisi potrebbe portare a conseguenze positive o negative per lo sviluppo stesso del bambino e dell’adulto che diventerà.

Erik Erikson divide l’intero ciclo di vita di ogni essere umano in otto stadi, definite come le otto età dell’uomo. Lo sviluppo dell’identità dell’uomo s’innesca quando il bambino si percepisce, per la prima volta, come individuo a sé, differenziandosi dalla madre.

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Per riportare le parole di Erikson, lo sviluppo dell’identità inizia quando il bambino “per la prima volta riconosce la madre e si sente a sua volta da lei riconosciuto quando la sua voce gli dice che è qualcuno con un nome e che è bravo”. Esaminiamo, uno per uno, gli otto stadi di sviluppo teorizzati da Erik Erikson.

#1. La prima infanzia: fiducia vs sfiducia

Questo stadio va dalla nascita fino a un anno circa. Nel primo stadio il bambino si trova in una condizione di assoluta dipendenza dai genitori. Riesce a realizzare se stesso solo attraverso il modo di comportamento di chi lo accoglie. Così se i suoi bisogni primari vengono soddisfatti da una madre capace di dare, il bambino impara a sentire gli altri come buoni e ad acquisire fiducia negli altri. E’ in questa fase che il bambino, con la madre, compie la sua grande esperienza sociale.

Al contrario, se il rapporto madre-figlio è in qualche modo disturbato (madre poco attenta ai bisogni del figlio), il bambino svilupperà sfiducia nel prossimo e dei modelli di comportamenti che vertono sul bisogno di possedere.

#2. La seconda infanzia: autonomia vs vergogna e dubbio

Questo stadio va da 2 a 3 anni. In tale fase il bambino impara a camminare a parlare e controllare gli sfinteri (si suppone che nella seconda infanzia il bambino abbandoni il pannolini, il genitore lo abituerà al vasetto). E’ qui che il bambino sperimenta, per la prima volta, l’esperienza dell’autonomia e fa emergere la sua volontà.

Le pressioni sociali, generate dalla famiglia, riguardano il linguaggio, l’uso del vasetto e l’adesione a diverse norme sociali. Se in questa fase il bambino riceve un’educazione rigida, non riuscirà a sperimentare autonomia e il bambino svilupperà sentimenti di dubbio e di vergogna.

#3. Età del gioco: senso di colpa vs iniziativa

Questo stadio va da 4 ai 5 anni. Tra gli stadi di sviluppo di Erikson questo è probabilmente quello più critico perché dovrebbe avvenire l’identificazione.

Se negli stadi precedenti era principalmente la figura materna a orbitare nella vita nell’infante, a partire dal quarto anno di età assume più spessore la figura paterna. Con l’allattamento al seno, è la madre a rispondere ai bisogni primari del bambino mentre nella terza fase vengono posti in primo piano i problemi relativi alla differenziazione sessuale al Complesso di Edipo.

Nel terzo stadio di sviluppo, se l’ambiente familiare incoraggerà le curiosità del bambino e lo supporterà in un’adeguata soluzione del complesso di Edipo, il bambino svilupperà iniziativa.

Con la risoluzione del complesso di Edipo il bambino riuscirò a realizzare comportamenti di cui egli stesso sarà guida e non sarà più condizionato pesantemente dalle “sanzioni esterne dei genitori”.

Al contrario, se le curiosità del bambino vengono represse, il piccolo percepirà la sua spontaneità come qualcosa di inappropriato e da non incoraggiare, facendo emergere senso di colpa.

#4. Età scolare: industriosità vs inferiorità

Se le qualità basilari come fiducia, autonomia e iniziativa si sono sviluppate nel carattere del bambino, questo affronterà l’età scolare con maggior sicurezza. Il bambino, con le sue basi, impara a cooperare e a competere senza aggredire. Se manca fiducia, autonomia e iniziativa, probabilmente il bambino sarà incapace di cooperare con gli altri. In caso di crisi con esito negativo, prevarrà l’inferiorità.

#5. Adolescenza: identità vs dispersione dei ruoli

Tutti sappiamo che il periodo dell’adolescenza è critico. Il fanciullo affronterà un buon numero di cambiamenti corporei e dovrà gettare la basi per l’età adulta. Il compito del genitore, in questa fase, è consentire al ragazzo la conquista di un’identità propria. Per farlo, l’adolescente dovrebbe avere la possibilità di sperimentare liberamente contesti differenti da quello familiare. Se l’adolescente viene represso in questa esplorazione, diventerà intollerante verso gli altri, aumenterà la ribellione e potrà sviluppare un’identità negativa.

Negli stadi di sviluppo di Erikson la funzione dell’Io diventa quella di integrare i bisogni interiori a quelli sociali, così da consentire un buon inserimento nell’ambiente esterno.

#6. Giovinezza: intimità e solidarietà vs isolamento

I primi tentativi di intimità pongono radici nell’adolescenza. E’ chiaro che se il quinto stadio psicosociale ha coadiuvato lo sviluppo di un’identità ben integrata, il giovane sarà portato alla solidarietà con altre persone e all’intimità.

Se i tentativi volti all’intimità falliscono, il giovane potrebbe ritirarsi in isolamento anche mantenendo interazioni sociali. Le relazioni tenderebbero a essere incomplete, fredde, stereotipate o vuote.

#7. Età adulta: generatività vs stagnazione

Erik Erikson impiegava il termine “generatività”, tale termine ha un significato più profondo di “produttività”. Con generatività si intende “l’interesse a fondare e guidare la generazione successiva”. In pratica l’adulto potrà decidere se generare a sua volta una prole (lasciare un’eredità genetica e sociale mediante i propri figli) oppure attraverso imprese creative e produttive (lavoro, opere sociali, ingegno…). E’ in questo stadio psicosociale che si garantisce la continuità della società.

Chi non avrà successo in questo stadio (perché non ha completato positivamente i conflitti degli stadi pregressi o per risvolti drammatici della vita) sperimenterà un senso di stagnazione: noia, immobilità e sentimenti di inutilità della propria esistenza.

#8. Età matura: integrità dell’io vs disperazione

I due conflitti, in questo ultimo stadio di sviluppo, vedono un’integrità dell’io o l’assoluta disperazione. Tutti noi con la maturità anagrafica dovremmo raggiungere un’integrità dell’io tale da consentirci di vivere al meglio la propria vita. Se il viaggio della vita ha visto una risoluzione positiva dei conflitti precedenti, l’individuo non sente forti rimpianti e sperimenta una forte integrità dell’io.

Al contrario, se vi sono rimpianti e rimorsi, la paura della morte può essere più forte. A parte il timore della morte, si potrà sperimentare disperazione e disgusto di sé.

Se nella tua esperienza credi che qualcosa in uno degli otto stadi di sviluppo di Erikson sia andato storto, puoi leggere questo articolo: puoi essere, per te stesso, un genitore migliore di quello che hai avuto.

Crisi psicologiche

Come è chiaro, in ognuno degli otto stadi di sviluppo di Erik Erikson, l’individuo si trova a vivere una crisi psicologica, un conflitto che può avere un esito positivo o negativo. Le crisi teorizzate da Erik Erikson non sono prese a caso ma rimarcano i temi esistenziali tipici di ogni tappa della vita.

In ogni stadio della vita dobbiamo fare i conti con la società, in particolare c’è una disputa tra i bisogni dell’individuo e i bisogni della società (intesa come la famiglia, la scuola e gli altri gruppi sociali). In ogni età della vita abbiamo la possibilità di realizzare due posizioni che sono in antitesi tra loro. Gli esiti positivi coincidono con un buon adattamento all’ambiente di crescita.

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