La manipolazione emotiva è qualcosa che nella nostra quotidianità ci troviamo a vivere molto più spesso di quanto si possa pensare. Ogni giorno può infatti capitarci in modo più o meno consapevole e in ogni ambito della nostra vita, di esserne vittime e a volte anche responsabili. Spesso colui che tende a mettere in atto tale modalità è un individuo che ha una personalità narcisistica.
Ma a volte è possibile trovarla anche in chi ha una personalità debole e remissiva che mediante atteggiamenti differenti può comunque manipolare l’altro, utilizzando la propria presunta debolezza e fragilità.
A volte chi tende a manipolare ha un comportamento palesemente manipolatorio, arrogante, aggressivo e critico. Mentre altre tende a nasconderlo ad arte, rendendo in questo modo ancor più difficile all’altro ogni possibile difesa.
La Manipolazione Emotiva all’interno di una relazione sentimentale, amicale, familiare o professionale, può essere esercitata:
1) Occasionalmente e in modo “fisiologico”: cioè senza alcun desiderio di sopraffazione, annichilimento e/o controllo sull’altro
2) Frequentemente: cioè essere utilizzata come forma prevalente di comunicazione e gestione della relazione e del potere nella relazione
3) Costantemente: quando rappresenta una modalità disfunzionale, pervasiva e assoluta di gestire la relazione.
Nel primo caso non dobbiamo preoccuparci poiché che si tratta di un fenomeno occasionale e circoscritto. Negli altri due casi occorre porre una crescente attenzione ai segnali che ci indicano la presenza di una relazione manipolativa, la quale nel tempo potrà essere responsabile di malesseri psicologici e fisici di gravità crescente.
La picoanalista Robin Stern identifica tre livelli di gravità della manipolazione emotiva, caratterizzati ognuno da specifiche modalità di relazione manipolatore-vittima e peculiari comportamenti di intensità e disfunzionalità crescenti.
La persona che si trova coinvolta in una relazione manipolatoria sperimenta un disagio crescente, che si manifesta attraverso la comparsa di una serie progressiva di specifici sintomi, indicativi del livello di malessere raggiunto.
Vediamo allora quali sono gli indicatori che possono essere utilizzati per ottenere un quadro indicativo della presenza di manipolazione emotiva, e del livello di intensità e pericolosità da essa raggiunto.
PRIMO STADIO: di cosa stai parlando?!?
Allo stadio 1 la manipolazione emotiva si manifesta con episodi di secondaria importanza: piccoli malintesi, piccoli diverbi o arrabbiature di poco conto che però lasciano un senso di confusione, un retrogusto amaro e la sensazione che qualcosa non sia andato per i verso gusto, anche se apparentemente il diverbio è appianato.
- Occasionale sensazione di sconcerto
- Vi controllate molto in presenza del manipolatore temendo una sua reazione negativa
- Occasionali sogni inquietanti
- Avete sempre più timore di essere fraintesi dal manipolatore, che regolarmente sembra appunto fraintendervi
- Occasionali lievi sintomi ansiosi (disturbi gastrici o intestinali, senso di oppressione, frequenti problemi alla gola)
- Vaga sensazione di timore/inquietudine quando siete in disaccordo con il manipolatore
- Parlate con i vostri amici delle discussioni con il manipolatore, nel tentativo di avere dall’esterno a conferma che avete capito bene come sono andate le cose e che non avete frainteso
SECONDO STADIO: forse hai ragione tu!
Allo stadio 2, la persona vittima di manipolazione desidera così tanto l’approvazione del manipolatore che è disposta a mettere in discussione le sue convinzioni e la sua percezione della realtà pur di non deluderla.
La vittima parte ormai direttamente dal punto di vita del manipolatore e lo fa proprio in maniera acritica, rinunciando a difendere le proprie ragioni pur di non affrontare la disapprovazione e le reazioni del manipolatore
- Vi sentite più deboli e fragili
- Siete spesso stanchi
- Vi occupate meno spesso o con meno piacere delle cose che prima vi interessavano
- Vi trovate a doverlo difendere sempre più spesso davanti ad amici e familiari
- Non riuscite a ricordare i dettagli delle vostre discussioni
- Vi colpevolizzate sempre più spesso e più intensamente per aver fatto arrabbiare il/la partner
- Ruminate spesso su cosa avete potuto fare di sbagliato per provocare il suo disappunto o la sua rabbia
- Tendete a giustificare sempre più spesso le sue reazioni spiacevoli
TERZO STADIO: è tutta colpa mia!
Nello stadio 3 della manipolazione, la vittima ormai non spera neanche più di ottenere l’approvazione del manipolatore in modo permanente, ed è talmente concentrata su di essa e sul suo punto di vista che non è più in grado di trarre piacere dalla vita e dalle attività quotidiane.
Ormai non mette nemmeno più in discussione le affermazioni e la versione del manipolatore e non soltanto le accetta supinamente ma si sente colpevole e inadeguata.
La preoccupazione principale diventa quella di soddisfare le necessità e le aspettative del manipolatore evitando liti o discussioni.
- Crescente sensazione di apatia e distacco
- Stanchezza fisica
- Perdita di interesse per le attività quotidiane e per il sesso
- Evitate di parlare di voi e del vostro rapporto con persone amiche e con familiari
- Evitate di parlare del vostro rapporto con persone amiche e con familiari
- Vi ritrovate a piangere spesso senza ragione apparente
- Vivete un crescente senso di smarrimento ed angoscia
- Compaiono attacchi di panico
- Sintomi legati allo stress (ansia, tachicardia, disturbi gastri-intestinali, tremori, tensioni muscolari, emicranie, attacchi di asma, disturbi del sonno)
- Vi ammalate spesso o sviluppate malattie psicosomatiche (eczemi, dermatiti, difficoltà digestive, allergie ecc..)
- Avvertite un crescente senso di paura e di inquietudine quando dovete incontrare il manipolatore
- Vi colpevolizzate per i suoi comportamenti e lo/la giustificate completamente, assumendovi la piena responsabilità dei suoi scoppi di ira, dei suoi maltrattamenti o della sua indifferenza verso di voi.
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No Stefano, la personalità narcisistica non è una mente collettiva. Sicuramente è influenzata da eventi vissuti nell’infanzia e durante il corso della vita, purtroppo è presente in molte persone ma per fortuna non è una mente collettiva. E’ un disturbo di coloro che godono nel sottomettere e provocare sofferenza anche in chi è stato un possibile appiglio per uscire fuori dal disturbo stesso, in chi mette l’anima per porgere un salvagente al narcisista per farlo tornare alle gioie dell’amore e ricondurlo alla ragione e alla vita. Ma il narcisista è troppo impegnato a soddisfare il suo ego, non si accorge della mano tesa, prosegue dritto per la sua strada continuando a mietere vittime senza alcun rimorso.
Se fosse una mente collettiva non saremmo qui a parlarne, perché sarebbe la normalità.
Ciao ho letto con interesse diversi articoli e mi chiedevo, ma non è che ognuno di noi al suo interno ha diverse specifiche qualità che possono essere narcisistiche date dal fatto che nasciamo in un mondo popolato da tiranni che ti dicono sempre quello che devi fare, dai genitori, alla scuola, al lavoro e quindi la personalità narcisistica è come una mente collettiva in cui tutti siamo immersi ?