Come si forma la personalità, il ruolo dei genitori

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Dottoressa in psicologia, esperta e ricercatrice in psicoanalisi. Scrittrice e fondatore di Psicoadvisor

Appena viene al mondo, il bambino mostra di avere già una sua personalità: mangia, dorme, piange come gli altri neonati, ma il modo in cui compie queste azioni è unico e appartiene soltanto a lui. C’è il tipo tranquillo, che di fronte allo stimolo della fame manifesta un pacato disagio, e quello più agitato che strilla al primo fastidio.

Come nasce il carattere del bambino

Queste prime espressioni del temperamento sono proprio quelle che sicuramente il piccolo eredita insieme al colore degli occhi o dei capelli. Su questa struttura di base intervengono poi i fattori ambientali che possono potenziare quella particolare indole o frenare altri aspetti della personalità.

Il temperamento del bambino, infatti, evolve in una personalità equilibrata, completa e aperta se i genitori riescono a individuare e accettare, fin dall’inizio, la sua indole, stimolandone gli aspetti più originali e più autentici.

Al contrario, il bambino che è costretto a rispondere alle aspettative dei genitori, anche quando contrastano profondamente con la sua personalità, che non è capito e accettato nella sua diversità, che non viene visto per quello che è, ma per quello che dovrebbe essere, non riuscirà facilmente a prendere coscienza di sé e delle sua attitudini.

Nella continua rincorsa a compiacere i desideri, detti e non detti, di un padre o di una madre che impongono la loro personalità, finirà con il perdere se stesso, con la sensazione che nulla di quello che fa gli appartiene veramente.

Il temperamento del bambino, infatti, evolve in una personalità equilibrata, completa e aperta se i genitori riescono a individuare e accettare, fin dall’inizio, la sua indole, stimolandone gli aspetti più originali e più autentici.

Fasi di dipendenza e indipendenza dai genitori

Si è visto che la maturazione del bambino si sviluppa attraverso due fasi di dipendenza dai genitori, “attaccamento” e “sostentamento”, e due fasi di indipendenza dai genitori, “esplorazione” e “comunicazione”.

Fase Attaccamento

Durante il periodo di “attaccamento” il bambino è assolutamente dipendente dalla madre ed il “contatto oculare e corporeo”, con lei, è l’elemento fondamentale per la formazione del carattere.

E’ in questa fase che il bambino sperimenta “l’accettazione o il rifiuto”; per una crescita sana ed armonica occorre che venga anzitutto soddisfatto il “Diritto di Esistere”.  Se il bambino è rifiutato, privato del contatto materno, svilupperà probabilmente una “struttura schizoide o isterica”, a seconda della gravità del trauma subito (più grave nel primo caso).

Fase Sostentamento

Durante la fase di “sostentamento”, il cibo e tutte le altre cure atte alla crescita del bambino gli confermano o gli negano il “Diritto alla Sicurezza”, ogni trauma subito in questo periodo farà sviluppare una “struttura orale-depressiva o paranoide” (privazione nel primo caso, forzatura nel secondo).

Fase Esplorazione

La terza fase, di “esplorazione”, coincide con il “desiderio di libertà e indipendenza”, che si manifesta con la capacità del bambino di esplorare l’ambiente da solo, e quindi con l’assunzione di atteggiamenti che dimostrino “l’auto-affermatività e l’opposizione al volere dei genitori”; ogni frustrazione di questi bisogni produrrà la “struttura energetica masochista”; ogni successo del figlio contro i genitori produrrà la “struttura psicopatica”.

Fase Comunicazione

Durante la quarta fase, quella della “comunicazione”, il bambino sperimenta la sua “capacità di entrare in contatto con i genitori e con gli altri”.

Tipi di carattere patologico nel bambino

Gli attributi che definiscono il carattere normale sono: maturità, stabilità, realismo, altruismo, senso di responsabilità sociale, effettiva integrazione nel lavoro e nei rapporti umani. Nel carattere patologico prevalgono invece tratti di rigidità comportamentale, identità coartata e automatica, incapacità di adattarsi all’interazione sociale, tendenza alla rigidità e alla ripetitività.

Il carattere dipendente infantile

Il bambino con un carattere dipendente mostra in genere le seguenti caratteristiche:

  • manifestazioni di ambivalenza: copresenza di espressioni al tempo stesso positive e negative di desideri pulsionali, o di tendenze affettive ostili e amichevoli;
  • manifestazioni amplificate di desiderio e forti aspirazioni;
  • presenza di impulsi avidi;
  • tendenza a succhiare cose dolci;
  • sintomi di fame continua o, al contrario, rifiuto di nutrirsi;
  • comportamento simbiotico: eccessiva richiesta di contatto con la madre o con la maestra;
  • pianto eccessivo nella separazione dalla madre, dalla maestra, o da un amichetto;
  • timidezza eccessiva;
  • paura di cose assurde;
  • instabilità nei compiti;
  • capriccio ed egoismo;
  • ribellione se frustrato, remissione se gratificato;
  • noia, tristezza e scoraggiamento verso la scuola;
  • sentimenti di impotenza verso gli amici;
  • dipendenza eccessiva dal voto, dallo studio, dalla televisione, dagli oggetti;
  • fobie: paure degli animali, paura degli oggetti, paura di situazioni anche normali, paura degli elementi naturali;
  • disturbi funzionali: difficoltà ad addormentarsi, lagnanze di natura ipocondriaca (mal di pancia, mal di testa);
  • lamentele “somatiche” per ottenere vicinanza e sostegno.

Da adolescente poi potrà mostrare comportamenti di:

  • rifiuto o, al contrario, richiesta eccessiva di cibo;
  • sentimenti di vuoto;
  • “grandi amicizie e grandi perdite”;
  • dipendenza amorosa;
  • dipendenza eccessiva dalla critica, dallo studio, dal voto;
  • facili innamoramenti e facili cambiamenti;
  • dipendenza da fumo, alcool e droghe.

Il carattere dipendente nel bambino è legato, oltre che a fattori innati, al comportamento materno (o dei sostituti ambientali) soprattutto durante il suo primo anno di vita, ossia durante la fase orale, che si chiama così perché la bocca è la prima parte del corpo del bambino a sperimentare un piacere, il piacere di succhiare latte dal seno materno o dal biberon.

La fase orale si suddivide in due stadi:

il primo si incentra intorno all’attività nutritiva: la qualità del benessere fisico e psicologico del bambino durante la poppata determina i suoi primi sentimenti verso la nascente vita sociale. Un’attenzione continua, certa e amorevole in questo periodo determinerà fiducia (in luogo del suo opposto, cioè sfiducia), che si esprimerà nella prima impresa sociale del bambino, senza che sia preso da eccessiva angoscia o collera.

Il secondo si instaura con l’inizio della dentizione, quando il bambino impara che può mantenere cio che gli viene dato – apprende cioè la modalità dell’afferrare – e lo può mordere. In questo stadio, inoltre, il bambino sviluppa il suo primo “senso di cattiveria”, quando il seno, amata fonte di conforto, viene bruscamente ritirato.

Se durante questo periodo:

  • il primissimo desiderio di piacere viene soddisfatto in modo manchevole;
  • la beatitudine dell’età neonatale non è goduta a sufficienza;
  • la stessa epoca è straordinariamente ricca di piacere;
  • ad ogni richiesta di piacere corrisponde il suo immediato soddisfacimento;
  • lo svezzamento è ritardato, difficoltoso o si completa dopo anni;
  • la stimolazione ambientale è eccessiva e/o disarmonica, con presenza coatta intorno al bambino;
  • il contatto fisico è minimo;
  • avvengono continui cambiamenti di baby-sitter o sostituti materni;
  • avviene una brusca separazione dalla madre;
  • si verifica una trascuratezza concreta legata a bisogni reali (ciclo veglia-sonno, regolarità dell’allattamento, ecc.);
  • l’assenza d’amore è esplicita nel contatto e nel dialogo;

allora il bambino può sedimentare al suo interno affetti ed emozioni caotiche che lo porteranno a ricercare l’oggetto per riparare a quell’amore che, gestito per difetto o per eccesso, lo ha reso dipendente.

Una elaborazione ben riuscita del periodo orale rappresenta il primo e forse più importante presupposto di un comportamento futuro normale, dal punto di vista sia sociale che sessuale, ma soprattutto una buona cura della dipendenza.

Il carattere aggressivo infantile

Il bambino con un carattere aggressivo mostra:

  • eccessiva attività;
  • eccessiva affettuosità e continuo bisogno di attenzione;
  • ricerca di contatto e stimolazione fisica, per esempio attraverso pressioni fisiche e movimenti intensi;
  • irritazione e pianti violenti quando si nega un giocattolo o quando lo possiede il fratellino;
  • avidità vissuta come desiderio di possedere tutte le cose buone di cui si ha bisogno;
  • aggressività eccessiva vissuta come credenza che gli altri hanno sempre qualcosa in più;
  • continua scontentezza e sofferenza;
  • occhi penetranti che sembrano registrare incessantemente paragoni;
  • forte gelosia verso il fratellino o sorellina appena nati;
  • eccesso di ordine, perfezionismo e controllo mentale a spese della flessibilità, dell’apertura mentale tipica della sua età;
  • troppa obbedienza nel seguire le regole e molta coscienziosità rispetto a doveri come compiti scolastici e faccende di casa;
  • assenza di controllo con forte ostinazione tale da opprimere le loro famiglie e il loro ambiente;
  • rabbia e ostinazione;
  • compulsione e perfezionismo;
  • irritazione, difficoltà e resistenze alle transizioni e ai cambiamenti.

Da adolescente potrà essere:

  • intollerante all’ambiente e sempre pronto ad aggredire;
  • intollerante alle persone e incapace di identificarsi;
  • intollerante alle regole e incapace di controllare le sue pulsioni;
  • isolato e incapace di costruire una relazione con l’oggetto d’amore, ma sempre pronto a distruggerlo;
  • deprivato dai contatti sociali e quindi pericoloso;
  • antisociale con comportamenti di bullismo.

Il carattere aggressivo nel bambino è dovuto, oltre che a fattori costituzionali, al comportamento materno, paterno e dei vari sostituti avuto durante il periodo che va dal primo al terzo anno circa di vita del figlio, ossia durante la fase anale.

Per S. Freud “i bambini esperimentano piacere nell’evacuazione dell’urina e del contenuto dell’intestino, e molto presto si sforzano di manipolare queste azioni in modo che la contemporanea eccitazione delle membrane in queste zone erogene possa assicurar loro la massima gratificazione possibile” (S. Freud, 1913-1917).

Il bambino può quindi ricavare piacere sia con l’eliminazione che con la ritenzione degli escrementi, da qui il termine anale. Se, per esempio, i metodi usati dalla madre sono particolarmente ristretti e repressivi il bambino puo trattenere le sue feci e divenir costipato (carattere ritentivo). Se questo tipo di reazione si generalizza verso altri modi di comportamento, il bambino puo sviluppare quello che viene chiamato il carattere ritentivo, divenendo ostinato e avaro.

D’altra parte, di fronte a misure repressive dello stesso tipo, un altro bambino puo dare sfogo alla sua collera espellendo le feci nei momenti meno adatti. Cio in genere viene considerato come il prototipo di tutti i tipi di tratti espulsivi, e cioè: crudeltà, vandalismo, eccessi di collera e accentuata trascuratezza per l’ordine.

Se, d’altra parte, la madre è il tipo di persona che supplica il suo bambino affinché vada di corpo e che lo elogia quando egli defeca, egli finisce per convincersi che tutta l’attività della produzione delle feci è estremamente importante.

Il carattere narcisistico infantile

Il bambino con un carattere narcisistico:

  • preferisce starsene in un angolo o giocare solo con le sue cose;
  • tende ad essere irrequieto e a camminare in modo inquieto e senza uno scopo preciso;
  • talvolta guarda fisso davanti a sé, come se fosse assente o allucinato;
  • parla poco ed tende ad evitare contatti personale;
  • è poco ricettivo agli stimoli dell’ambiente, né trova in sé la giusta spinta per vivere la sua età, senza provarne disagio e restando “tranquillamente passivo”;
  • trascura il proprio aspetto esteriore, spesso mangia senza appetito;
    è soggiogato dal mondo della sua immaginazione, tanto da avere difficoltà aimpegnarsi in cio che succede nel qui e ora;
  • talvolta apatico e letargico, dà l’impressione di non avere quella spinta interna alla socializzazione e all’esplorazione motoria tipica della maggior parte dei bambini;
  • mostra goffaggine e comportamenti poco modulati;
  • puo essere in grado di far fronte agli urti, alle cadute, ai tagli, alle abrasioni e agli oggetti che possono causare bruciature o gelo ma solo perché mostra di non sentirne il dolore;
  • spesso assorbito in se stesso, difficile da coinvolgere, ha un apparente disinteresse per l’esplorazione delle relazioni e per i giochi e gli oggetti stimolanti;
  • mostra di stancarsi facilmente;
  • già da molto piccolo può iniziare a interessarsi agli oggetti per mezzo dell’esplorazione solitaria anziché in un contesto interattivo;
  • è disattento, facilmente distratto o preoccupato, specialmente quando non è attratto da un compito o da un’interazione;
  • in età prescolare tende a rifugiarsi nella fantasia quando si confronta con minacce esterne;
    si annoia facilmente nel giocare con amici preferendo un gioco solitario, in cui mostra spesso
  • grande immaginazione e creatività.
  • Da adolescente può mostrare:
    una forte rabbia o al contrario vergogna ed umiliazione come reazione alle critiche;
  • una tendenza a sfruttare gli altri per i propri interessi;
  • un eccesso di grandiosità, cioè sensazione di essere importanti, anche in modoimmeritato;
  • di sentirsi unico o speciale, e compreso solo da certe persone;
  • fantasie di illimitato successo, potere, amore, bellezza;
  • di sentirsi in diritto di meritare privilegi più degli altri;
  • eccessive richieste di attenzione o ammirazione;
    mancanza di empatia verso i problemi altrui;
  • persistente invidia.

Il carattere narcisistico nel bambino è dovuto, oltre che a fattori costituzionali, al comportamento materno, paterno, genitoriale, e dei vari sostituti avuti durante il periodo che va pressappoco dal terzo al quinto anno di vita.

È noto che in questa fase detta “fallica” il bambino scopre, per cosi dire, gli organi genitali e impara a ricavarne sensazioni di piacere mediante la stimolazione manuale.

Durante questo periodo gli organi genitali vengono investiti di potenti cariche energetiche, anche se ci vorrà ancora del tempo prima che tutta l’eccitazione sessuale si concentri sui genitali e venga scaricata dalla loro interazione nel rapporto sessuale.

L’influenza che questo periodo eserciterà sulla personalità futura dell’individuo dipende in larga misura dal modo in cui i genitori riescono a sviluppare un senso di partecipazione, responsabilità e iniziativa delle inclinazioni e degli interessi del bambino, e non lo gravano con i vari sensi di colpa.

In questo stadio lo sviluppo di una forma di Super-Io più crudele e rigida di quella che si struttura nella fase anale puo avere degli effetti disastrosi su tutta la vita successiva.

Spesso il bambino narcisista diventa tale:

  • perché è rinforzato e guidato all’interno di una famiglia o di una istituzione ad un’eccessiva idealizzazione del modello (padre, madre, nonno, insegnante) e si relaziona illusoriamente soltanto con esso, escludendo ogni tipo di relazione reale (illusione di idealizzazione);
  • perché vive una fantasia simbiotica di essere identico a qualcun altro, di avere contenuti psichici interscambiabili, per cui penserà che “lui e sua madre” o “lui e suo padre” si bastano a vicenda e il mondo esterno è automaticamente designificato in quanto privo di valore (illusioni di identicità o illusione di gemellarità);
  • perché ha sviluppato fantasie idealizzanti verso uno o più personaggi di fantasia creati ad arte dalla potente industria dell’intrattenimento che attivano in lui una onnipotenza che potremmo esprimere così: “Io ed il mio eroe ci bastiamo, siamo un tutt’uno ed io con lui mi sento forte” (illusione di grandiosità).

È chiaro che si tratta di dinamiche pericolose, perché il bambino finisce per negare l’esistenza dell’oggetto esterno con cui avrebbe potuto avere una sana relazione: invece con il modello, il genitore o il suo beniamino non potrà mai avere una relazione alla pari, ma il bambino è pero convinto di averla.

Lo si può già immaginare da adulto con in mano il suo gadget tecnologico, a dimenticarsi la sua donna all’area di servizio o peggio ancora il figlio chiuso in macchina sotto il sole.

Ma allora il narcisista non riesce ad amare un oggetto d’amore?

Non riesce ad amare, perché ha paura: intuisce che amare vuol dire mettersi in gioco e teme che dare si risolva in un perdere. Forse il narcisista ha paura che l’oggetto del suo amore non sia alla sua altezza?In realtà è lui che teme di non essere all’altezza dell’oggetto d’amore.

Il narcisista nasconde un innegabile senso o sentimento di inferiorità verso l’oggetto esterno, vissuto come fattore di sofferenza, ma soprattutto come agente straniero e perturbatore dell’equilibrio (già oltremodo precario) e della tranquillità del suo Io: l’oggetto esterno è il suo oggetto-trauma (ossia la sua dannazione), che, non curato, col tempo si trasforma in “oggetto folle”.

In realtà basterebbe impegnarsi seriamente verso l’oggetto esterno per essere già sulla via della guarigione.

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1 commento su “Come si forma la personalità, il ruolo dei genitori”

  1. È possibile che un carattere narcisistico nel bambino dipenda anche da qualche patologia non riconosciuta, tipo Sindrome di Asperger o alcune forme di Spettro Autistico? Vorrei tanto saperne di più, grazie

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