In tutte le culture il cibo non è solo apporto calorico necessario alla sopravvivenza ma si riveste di molteplici significati affettivi sociali e culturali (cibo = amore veicolato in prima istanza dal latte materno, cibo legato alla particolare atmosfera dell’ora di pranzo in famiglia,cibo segno di livello sociale, cibo come segno di appartenenza ad un gruppo attraverso le abitudini alimentari).
Sensazione di fame nell’obeso
Superata l’impostazione che vedeva nell’obesità la semplice conseguenza di una disfunzione endocrina o di una eredità di famiglia, si rileva dal resoconto preciso del consumo quotidiano abituale, che gli obesi sono tali perché mangiano troppo.
Difficilmente gli obesi se ne rendono conto perché il reale problema dell’obeso è che non si regola sul meccanismo fisiologico della fame/sazietà-gli obesi non si basano sugli stimoli enterocettivi per definire la sensazione di fame, ma su altro:la vista del cibo,la quantità disponibile, non riescono a valutare con esattezza se e quanto cibo hanno nello stomaco e tendono a prolungare la risposta oltre la cessazione dello stimolo.
Secondo Hilde Bruch “esperienze precoci sbagliate..avevano turbato in questi soggetti la capacità di riconoscere le sensazioni di fame e sazietà e di distinguere la fame, lo stimolo di mangiare, da altri segnali di malessere che nulla hanno a che fare con la privazione di cibo”.
Interazione madre-figlio e cibo
Dall’inizio il bambino avverte i suoi bisogni in maniera piuttosto confusa e indifferenziata e non dispone degli strumenti per avanzare richieste distinte: piange per ogni stato di tensione. Occorre l’interazione dell’ambiente e le risposte di questo perché posa imparare via via a riconoscere i suoi bisogni e a proporli in maniera idonea a ottenere soddisfazione. Se le risposte dell’ambiente sono incongrue genereranno confusione nel bambino che non imparerà mai a distinguere uno stato di tensione da un altro e a esprimerlo in maniera differenziata.
Se la madre risponde con un’offerta di cibo ad ogni espressione di disagio si formerà un legame condizionato tensione/assunzione di cibo e il bambino ripeterà il meccanismo appreso mangiando in risposta a differenti stati di conflitto.
C’è differenza tra la relazione madre/figlio in cui la madre è sensibile ai bisogni del piccolo e risponde in maniera generica,rispetto alla relazione in cui la madre trascura le esigenze del bambino o tende a imporgli quelle che lei ritiene debbano essere, senza che vi sia corrispondenza reale o risponde col cibo per sua comodità per evitare risposte adeguate che sarebbero anche più faticose – in questo caso il bambino non riesce a strutturare la conoscenza di sé,e inoltre ha la sensazione di essere rifiutato, di non essere preso in considerazione per le sue richieste – tutto ciò è tanto più vero a partire dall’allattamento.
Le risposte inadeguate vengono date per negligenza o per eccessiva sollecitudine e privano il bambino della possibilità di identificare le proprie esperienze fisiche ed emotive, di acquisire la consapevolezza di essere una persona con confini precisi, bisogni e sensazioni proprie, cominciando a sviluppare su determinate basi la capacità di soddisfarsi.
Caratteristiche del bambino obeso
Nei casi in cui l’obesità è presente fin dall’infanzia e costituisce un elemento importante nello sviluppo del bambino e nelle sue relazioni, si osserva che i bambini obesi sono molto immaturi ed esageratamente dipendenti dalla madre, poco attivi e poco inseriti tra i compagni.
Le famiglie dei bambini obesi risultano incapaci di svolgere la loro funzione-le tensioni e i conflitti interni convergono nel generare un livello di ansia tale da impedire ai genitori di lasciare che il figlio si sviluppi e acquisti autonomia.
Questi pazienti non si sentono padroni del loro comportamento, delle loro necessità e dei loro impulsi, hanno l’impressione di non possedere il loro corpo, di non avere dentro di loro un centro di gravità – si sentono invece sotto l’influenza e il controllo di forze esterne e agiscono come se il loro organismo e il loro comportamento fossero il prodotto dell’influsso e delle azioni altrui.
La patologia del comportamento alimentare è strettamente connessa con questo senso di mancanza di identità, di vuoto, di nullità
L’inattività fisica sembra essere il fattore più serio e persistente per il mantenimento dell’obesità e l’indizio più grave di uno sviluppo abnorme della personalità. E non è che il bambino si muova poco perché è impacciato dalla sua mole: l’immobilismo ha origini profonde, deriva dall’incapacità di muoversi di moto proprio.
Nei casi di obesità di sviluppo l’adolescenza rappresenta un momento cruciale per il manifestarsi o l’evolversi del disturbo. La mancanza di autoconsapevolezza che il ragazzo si porta dietro dall’infanzia può mostrarsi ora in tutta la sua gravità, ostacolando l’ulteriore evoluzione o può esitare ora in obesità se un adeguamento passivo alle direttive familiari aveva mantenuto fino ad allora latenti i danni del deficit di autonomia. Nella pubertà avviene anche la maturazione sessuale, la comparsa dei caratteri secondari e per le ragazze le prime mestruazioni.
Obesità e identità sessuale
Spesso i pazienti obesi hanno difficoltà in campo sessuale e questa insoddisfazione secondo la Bruch non è causa della ricerca di cibo ma piuttosto conseguenza di una certa confusione sulla loro identità sessuale. Per i maschi si tratta della consonanza emotiva verso la madre o del sentimento di dover essere migliori del padre che con la pubertà si traducono nel timore di non essere abbastanza virili. Tra le donne invece è molto frequente il rifiuto della madre, della femminilità, del proprio ruolo.
Cosa si nasconde dietro la difficoltà di dimagrire?
Il desiderio di grandezza espresso a livello corporeo in termini di aumento di peso trova un correlato nella produzione fantastica. Gli obesi nascondono sogni di grande realizzazione di sé e la realizzazione delle grandi imprese è subordinata all’essere magri, se la dieta riesce devono dimostrare di essere adeguati alle proprie aspettative-l’incapacità di attenersi ad una dieta nasconde spesso il timore di mettere le proprie fantasie alla prova di realtà-a volte diete dimagranti troppo rapide portano ad uno scompenso psicotico.
Abbiamo d’altra parte l’obesità di sviluppo strettamente connessa con la distorsione globale della personalità e quella reattiva ad eventi spiacevoli. Alcuni Autori distinguono tra obesità egosintoniche (ben accettate dal soggetto) ed egodistoniche (vissute negativamente). Se non si giunge ad una soluzione dei problemi di fondo della personalità dell’obeso, la pura riduzione di peso risulta temporanea se non pericolosa.
Le possibilità di successo di una dieta sono subordinate al fatto che sia stata intrapresa per iniziativa personale e che si modifichi contemporaneamente la dinamica famigliare altrimenti il mangiare troppo può diventare esso stesso l’unico gesto di indipendenza e di ribellione creando un circolo chiuso.
A cura della dottoressa Luisa Merati, psicoterapeuta
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