Qualsiasi evento psichico si manifesta a livello corporeo attraverso tensioni muscolari e somatiche, in seguito alla costruzione di difese di fronte ad emozioni spiacevoli o incontrollate. Questa corrispondenza tra mente e corpo dà l’avvio alla formazione dei tratti caratteriali e e a vissuti emozionali che si esprimono nella forma, mobilità e rigidità del corpo.
La corazza emozionale
La vita non è perfetta e questo processo ideale spesso viene ostacolato o limitato dalle condizioni pratiche e sociali.
Il bambino ne ha ben presto prova: non può fare tutto quello che vuole, in ogni momento. Mille ostacoli e frustrazioni lo costringono ad adattarsi all’ambiente in cui vive. Questo processo è il motore principale del suo sviluppo, ma allo stesso tempo genera tensioni emotive e corporee.
Il problema nasce quando queste situazioni perdurano nel tempo. Per proteggersi l’essere umano si costruisce una armatura di difesa che l’aiuti a trovare e mantenere un equilibrio psichico.
Reich, (psichiatra austriaco allievo di Freud), rilevò l’identità funzionale tra i processi psichici e quelli somatici e scoprì la corazza caratteriale, ovvero quell’insieme di atteggiamenti sviluppati dall’individuo per bloccare le proprie emozioni e i propri desideri.
Come le emozioni, i traumi e i conflitti si accumulano e danno forma a quella che Reich chiama corazza caratteriale, così a livello del corpo tensioni, blocchi e contrazioni determinano la corazza muscolare. L’una è specchio dell’altra e interagiscono tra di loro.
Queste modalità difensive messe in atto per bloccare le emozioni e le sensazioni conflittuali come l’angoscia, la rabbia, l’eccitazione, sono costituite a livello fisico dalle rigidità corporee (la corazza muscolare) e a livello psicologico dagli atteggiamenti caratteriali e dalla mancanza di contatto emozionale.
Con il tempo, quella corazza si rivela un impedimento al raggiungimento della propria identità e di una vera creatività, perché lo stato cronico di contrazione muscolare aumenta l’indurimento del carattere, riducendo la comunicabilità, l’amore e la percezione del piacere di vivere. In sostanza, impedisce il libero scorrere dell’energia vitale.
Se le emozioni possono far manifestare disturbi psicosomatici, viceversa intervenire sul corpo può permettere di guarire la psiche e sciogliere le emozioni congelate.
I blocchi energetici
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Si formano così modelli ricorrenti di tensioni e posture abituali, sostenute da blocchi muscolari cronici che, a loro volta, mantengono queste caratteristiche psichiche.
Questi blocchi impediscono all’energia, (che in termini psichici è una emozione), di circolare liberamente nel corpo, in modo da sentirsi in rapporto agli altri e a se stessi, e gettano le basi per i sentimenti di inibizione e inadeguatezza che tutti noi conosciamo.
Questi blocchi sono espressi efficacemente dalla figura riportata sotto:
Sono anelli di tensione orizzontali che limitano la consapevolezza corporea e le funzioni emotive associate alle relative parti del corpo. Nessun blocco è ovviamente totale e nessun blocco segue la direzione del muscolo: ognuno di questi segmenti ha caratteristiche specifiche pur esercitando un’influenza reciproca.
E’ molto interessante notare come questa corazza comprenda 7 segmenti tipici, che richiamano facilmente i 7 centri energetici, detti chakra, della medicina ayurvedica:
- oculare
- orale
- cervicale
- toracico
- diaframmatico
- addominale
- pelvico
I blocchi energetici impediscono all’individuo di essere autoaffermativo, di autoregolarsi ed ostacolano l’espressione naturale dell’aggressività, intesa come una modalità per “entrare in contatto” piuttosto che come espressione della rabbia.
Il blocco oculare
Riduce la capacità di vedere la realtà globale e porta una tendenza al contatto parziale con una prevalenza di comportamenti di fuga e modalità di evitamento. Questi comportamenti di fuga spesso si sostanziano in una iperproduzione immaginativa e nella presenza di fantasticherie e in una competitività repressa, rimossa o compensata.
Dal punto di vista del comportamento spesso si accompagnano con uno sguardo circospetto, paura e timidezza nel confronto con gli altri, uno sguardo sfuggente o un senso di sfida reattivo. Prevalgano sentimenti di invidia, autosqualifica, squalifica o ipervalutazione degli altri.
Il blocco orale
Riduce la capacità di contatto con i bisogni degli altri e si accompagnano a scarsa autonomia e ricerca della dipendenza. A volte questa difficoltà rispetto al contatto può essere espressa con comportamenti di rifiuto o ansia nelle relazioni e con difficoltà a dire di si o no nelle circostanze opportune.
I muscoli del collo, del viso, della nuca sono tendenzialmente tesi e contratti. Dal punto di vista relazionale spesso possono essere presenti eccessi che vanno da una prodigalità sconsiderata ad una avarizia altrettanto immotivata e una ambivalenza molto forte tra un desiderio di potere e un senso di impotenza con stati di frustrazione che possono essere anche molto intensi.
Il blocco cervicale
Si colloca nell’area del collo ed è connesso a molti degli aspetti di rigidità mentale e psichica; comporta una grande tendenza ad ambivalenza tra rinuncia e sfida e si accompagna ad atteggiamenti molto doveristici e moralistici. Orgoglio e vanità vengono per lo più rimossi e compensati da una posizione modesta che si esprime però con critiche, rifiuto e testardaggine. Il giudizio dell’altro ricopre un ruolo importante e quindi c’è una forte tendenza a non mostrare difetti e mancanze con una riduzione della spontaneità nel rapporto. Spesso si accompagna ad un valutazione iperrazionale della realtà delle cose e con una sorta di distacco emotivo.
In genere riguarda anche le tensioni della parte alta delle spalle e soggettivamente è percepito come una grande costrizione alla libertà personale.
Il blocco toracico
E’ l’area in cui si realizza maggiormente il conflitto tra razionalità ed emotività e spesso questo conflitto è vissuto con una forte risonanza interiore che può essere sostenuta da un senso eccessivo di responsabilità. Un senso di insoddisfazione rispetto alla propria vita e una contrazione del ventaglio delle emozioni sperimentate dà uno spaccato del profonde denso di dolore che questo blocco porta con sé.
Il blocco diaframmatico
Ovviamente questo blocco è sempre parziale. Ricordo infatti che i blocchi muscolari reichiani non sono connessi alla struttura anatomica del muscolo ma alla funzione del movimento coinvolto. In questo caso, poiché il movimento base del diaframma è il respiro, risulta evidente che il blocco no riguarda ovviamente la funzione della respirazione ma una alterazione nel flusso naturale del respiro che comporta una scissione tra la parte alta e la parte bassa del corpo con una difficoltà a connettere ed integrare le emozioni viscerali con le emozione della regione del cuore.
Spesso si accompagna con una eccessiva tolleranza alla frustrazione e una altrettanto eccessiva difficoltà ad abbandonarsi al piacere, alla gioia, alla sessualità. Dal punto di vista emotivo si esprime con una vulnerabilità all’ansia.
Il blocco addominale e quello pelvico
E’ una tensione che comporta una difficoltà di abbandonarsi alle emozioni che vengono vissute come potenzialmente pericolose e si accompagna con una difficoltà a livello della sessualità e con contrazioni nella zona del bacino. Insieme al blocco pelvico realizza una difficoltà all’abbandono alle sensazioni autentiche della sessualità, vissute sempre con distanza o insicurezza.
Nessuno di questi blocchi descrive, ovviamente, la complessità della nostra realtà umana. Né delle esperienze che noi viviamo quotidianamente. Tutti però offrono degli spunti per comprendere che spesso, dietro alla nostra difficoltà al cambiamento sta qualcosa che non passa dalla mente, ma parte dal corpo e poi arriva alla mente.
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Siamo una macchina molto complessa. . . Non finisco mai di imparare e conoscere nuovi meccanismi. . . Grazie
E’ alquanto superficiale ma di insegnamento a coloro che si affacciano per la prima volta alla ricerca di se stessi!
molto interessante…ma bisogna approfondire