I meccanismi di difesa del Narcisista

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Dott.ssa in biologia e psicologia. Esperta in genetica del comportamento e neurobiologia. Scrittrice e founder di Psicoadvisor
Le teorie psicoanalitiche riescono a descrivere i disturbi di personalità mediante un eccessivo ricorso ai meccanismi difensivi. 

Otto Kernberg è stato un famoso psicoanalista del XX secolo. Ancora oggi le sue teorie sono fondamentali per comprendere lo sviluppo della personalità, le dinamiche di gruppo e l’organizzazione della personalità narcisistica e borderline.

Le teorie di Kernberg sul narcisismo crearono una frattura nel panorama psicoanalitico. Mentre Heinz Kohut (altro grande psicoanalista, considerato il pioniere della Psicologia del Sé) credeva che i pazienti narcisistici avessero subito un arresto evolutivo determinato da una carenza di risposte empatiche da parte dei genitori, per Kernberg il paziente narcisista è straordinariamente simile al paziente borderline.

L’unica differenza tra la condizione narcisistica e quella borderline deriva dal fatto che il narcisista ha un Sé grandioso, integrato e strutturato ma sostanzialmente patologico; ciò spiega come mai questi pazienti abbiano un “buon funzionamento” nonostante facciano uso prevalentemente di meccanismi di difesa primitivi, quali:

  • la scissione,
  • l’identificazione proiettiva,
  • l’idealizzazione,
  • l’onnipotenza,
  • il diniego.

Per Consolini (1999) Kernberg “considera l’apparente miglior funzionamento sociale del narcisista come un adattamento superficiale che nasconde un comportamento gravemente disadattivo derivante da relazioni oggettuali interiorizzate patologiche”.

L’Io, per Freud, è quell’istanza preposta alla coscienza, ma è anche la sede dei meccanismo di difesa che operano principalmente a livello inconscio. I meccanismi di difesa hanno lo scopo di proteggere l’IO da informazioni dolorose ma hanno una serie di effetti collaterali: non consentono un buon esame della realtà, ostacolano l’introspezione e non consentono alcun miglioramento.

Meccanismi di difesa del Narcisista

Il disturbo narcisistico di personalità si caratterizza per una lunga serie di meccanismi di difesa. Svalutazione, idealizzazione, moralizzazione , sessualizzazione, spostamento, proiezione e sublimazione possono far parte del repertorio.

Il paziente narcisista si muove in una realtà pericolosa, perché in ogni momento corre il rischio di vedersi invalidare l’immagine grandiosa che ha di sé. Per tentare di difendersi da questo rischio il narcisista è costretto a mettere costantemente in atto una fitta serie di strategie e a mantenere una distanza emotiva dagli altri che diventano oggetto di rabbia e svalutazione.

La forte svalutazione che il narcisista opera dell’altro (tu non vali, il tuo parere non conta…!) non basta a metterlo al riparo dalle emozioni negative. Purtroppo il narcisista deve anche fare i conti con sentimenti di estrema inferiorità, generati da un Super Io sadico, che prescrive “forti imposizioni” che innescano:

  • un eccessivo bisogno di essere rassicurato (da qui, la costante necessità di rifornimento narcisistico)
  • un profondo sentimento di invidia verso gli altri (per approfondire, l’invidia patologia del narcisista)

L’altro, per il narcisista è sia un “salvatore necessario” perché in grado di garantire rifornimento, conferme, stima e fiducia… ma anche oggetto di rabbia, aggressività e odio perché vissuto come rivale. Con questa premessa, è intuibile capire che il narcisista instaura un rapporto con l’altro di tipo “parassitario”, incentrato sullo sfruttamento dell’altro. L’altro viene usato per sostenere l’immagine grandiosa di sé e per scaricare frustrazioni indotte dal super-io.

La solitudine del narcisista

Kernberg afferma che questi vissuti interiori realizzano una “magnificent loneliness”, un profondo senso di solitudine che avvolge i pazienti narcisisti. Tale senso di solitudine non ha nulla a che fare con l’apparenza: lo stesso Kernberg ha evidenziato l’apparente buon funzionamento sociale del narcisista spiegandolo come un adattamento superficiale. Per chiarezza: la solitudine del narcisista è un vissuto interiore e non uno status sociale.

L’eccessivo bisogno di rassicurazione del narcisista non si traduce in ricerca di conforto così come accadrebbe per qualsiasi altra persona sana. Il bisogno di rassicurazioni del narcisista viene soddisfatto attraverso la svalutazione dell’altro, il controllo, il potere, il mettere a dura prova la pazienza altrui, il tirare la corda facendo in modo che non si spezzi…!

Nel caso di un figlio (ma non solo), un genitore narcisista può prende possesso dell’oggetto esterno (il figlio o l’altro) e farne “un’estensione del Sé per proiezione”, l’oggetto diviene in tal modo un “rappresentante dell’Io”. L’altro diviene, in altre parole, rappresentante del sé del narcisista o di parti rifiutate del sé del narcisista.

Scissione e identificazione proiettiva

In questa prima analisi abbiamo descritto con esempi pratici il meccanismo di scissione, identificazione proiettiva e diniego. Per una trattazione più teorica:

L’altro, per il narcisista, è visto sia come un rivale (cattivo) sia come fonte di rifornimento narcisistico (oggetto buono), la scissione è operata per non rinunciare all’oggetto di relazione che viene “trasformato” in un oggetto buono e nettamente distinto da quello cattivo (svalorizzato). Alla base della scissione sta, dunque, un meccanismo arcaico che tende a non tollerare la componente contraddittoria della realtà affettiva, e mirata evolutivamente alla ricerca di relazioni “buone”, gratificanti, senza far scoraggiare l’individuo di fronte ad esperienze frustranti. Assieme alla scissione dell’oggetto, avviene la scissione dell’Io, l’Io così aggredirà l’oggetto cattivo e ricercherà avidamente quello buono.

E’ importante sottolineare che per il narcisista gli altri non vengono avvertiti come “cattivi” perché “non soddisfacitori” ma perché proietta su di essi il vissuto prodotto dal super-io (aggressività) e parti di Sé scisse e proiettate negli altri.

Diniego

Una delle primissime difese nei confronti della paura dei persecutori, siano questi immaginati nel mondo esterno o interiorizzati, è costituita dalla scotomizzazione, cioè dal diniego della realtà psichica; questo può produrre una limitazione considerevole dei meccanismi dell’introiezione e della proiezione e tradursi in diniego della realtà esterna, una situazione che costituisce la base delle psicosi più gravi.” (M. Klein).

Il diniego consiste in un completo “oscuramento” dei dati conflittuali, senza alcuna consapevolezza di ciò. Il diniego viene usato perché il narcisista vive in un mondo pericoloso, pronto a minacciare il mantenimento della sua struttura psichica grandiosa.

L’uso massiccio del diniego produce forti conseguenze negative nei confronti della possibilità di risoluzione di un problema sul piano di realtà. Questo spiega perché solo raramente il narcisista potrebbe arrivare a ricorrere spontaneamente all’aiuto di uno psicoterapeuta. Il diniego causa la compromissione dell’esame di realtà.

Onnipotenza narcisistica

L’onnipotenza è un meccanismo di difesa che protegge il narcisista dalla perdita di autositma, si verifica quando fonti (interne o esterne) inducono sentimenti di delusione, impotenza o mancanza di valore. Questi sensazioni vengono rifiutate a monte, non raggiungo la psiche del narcisista proprio per la presenza del meccanismo di difesa dell’onnipotenza.

E’ chiaro quanto sono dannosi i meccanismi di difesa: il narcisista non percepisce il suo disagio. L’onnipotenza minimizza soggettivamente le esperienze dolorose anche quando queste possono essere oggettivamente evidenti per gli altri. Il risultato? Il narcisista si comporta come se fosse superiore agli altri, come se possedesse capacità o poteri speciali.

Freud affermava che esiste un narcisismo primario, al quale tutti i bambini sono soggetti, dovuto al fatto che esiste un’onnipotenza infantile: i bambini credono che i genitori esistano esclusivamente per soddisfare i loro bisogni. Per il narcisista patologico, l’altro esiste esclusivamente per soddisfare i suoi bisogni.

Idealizzazione

L’idealizzazione va a braccetto con la già citata scissione. Con la scissione il narcisista considera se stesso o gli altri come completamente buoni o cattivi; non integra le caratteristiche positive e negative di sé e degli altri in immagini coese. Il risultato? Spesso la stessa persona viene alternativamente idealizzata e svalutata.

Con l’idealizzazione il narcisista attribuisce caratteristiche esageratamente positive (o negative) a sé stesso o agli altri.

Curare il disturbo narcisistico di personalità

Si può guarire dal disturbo narcisistico di personalità? Sì, ma è chiaro che i meccanismi di difesa soggiacenti al disturbo ne rendono difficile ogni forzatura. Banalmente: il narcisista sta male e non lo sa.

Riguardo al trattamento del narcisismo patologico, Kernberg suggerisce di concentrarsi sulla scissione difensiva operata dai narcisisti all’interno della relazione psicoterapeutica. Nella psicologia dinamica si dà molta importanza al transfert. Il narcisista, nella sua “alleanza terapeutica” andrà a dare sfoggio dell’intero repertorio dei meccanismi di difesa.

Kernberg afferma che nel trattare con il paziente narcisista, il terapeuta dovrebbe rimanere “neutrale e astinente” anche nei confronti del comportamento distruttivo del paziente, conseguente al meccanismo di scissione difensiva.

Lo psicoterapeuta non dovrebbe soddisfare nessuno dei bisogni di rifornimento narcisistico, al fine di facilitare la reintegrazione del Sè e delle rappresentazioni oggettuali all’interno dell’Io e coadiuvare la formazione di un Super-Io meno punitivo.

Kernberg ha concluso che mentre il trattamento progredisce, il narcisista dovrebbe tornare dal Sè grandioso patologico ad uno stato di diffusione dell’identità, che è preliminare alla formazione di una nuova identità integrata. Per una trattazione più “pratica” dell’argomento suggerisco la lettura: guarire dal disturbo narcisistico di personalità.

Bibliografia: “Narcisismo, aggressività e autodistruttività nella relazione psicotearapeutica” (Otto Kernberg). “Note su alcuni meccanismi schizoidi” (Melanie Klein, 1949). “Kernberg versus Kohut: a case study in contrast” (Gildo Consolini, 1999).

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