Se stai leggendo questo post, probabilmente sei un genitore, un insegnante e, perché no, forse anche un adolescente. In ogni caso, ti senti confuso da comportamenti che appaiono, alla meno peggio, per lo più imprevedibili e volatili, emozioni che sembrano emergere come tornado impazziti in un cielo sereno, il tutto condito da una sfilata di identità diverse che sembrano cambiare così velocemente come il guardaroba di un modello durante una sfilata.
Bene, sappi che tutti questi cambiamenti e questa scarsa prevedibilità non sono comportamenti che avvengono per caso. Durante gli anni dell’adolescenza il cervello dell’adolescente viene costruito e ricostruito sia per effetto dell’influenza di nuovi massicci messaggi ormonali, che per effetto di nuove esigenze ed esperienze.
A causa di tutti i cambiamenti che si verificano sia a livello biologico (nel cervello), che a livello sociale (cambiamenti nel loro mondo sociale e accademico), gli adolescenti avvertono una profonda necessità di definirsi, di chiarire chi sono e quali sono le cose in cui credono. Il percorso in adolescenza è un momento cruciale per tutti gli attori coinvolti.
Per gli adolescenti perché d’improvviso si trovano a dover lasciar andare la loro identità preadolescente e a gestire le difficoltà e le emozioni collegate alla ricerca “disperata” di una nuova identità.
Per i genitori, perché da un giorno all’altro si ritrovano a gestire, emozioni, comportamenti, conflitti estenuanti e imprevedibili che fino a qualche mese prima sembravano non poter mai appartenere a quello che prima era il nostro bambino.
Nel 2015, Gretchen Schmelzer, una psicologa e blogger statunitense, decide di scrivere una lettera bellissima “La lettera che il tuo adolescente non può scriverti” (A letter your teenager can’t write you, Schmelzer G., 2015). Ecco, ieri ne ho letta una traduzione in italiano che voglio riportarvi qui sotto.
Purtroppo un libro per “perfetti genitori” non esiste. Se un giorno dovesse essere pubblicato, e sicuramente diventerebbe nell’immediato un best-seller, mi auguro possa esserci un posticino in appendice per questa lettera.
La lettera che il tuo adolescente non può scriverti
Caro Genitore,
Questa è la lettera che vorrei poterti scrivere.
Di questa battaglia in cui siamo, ora. Ne ho bisogno. Io ho bisogno di questa lotta. Non te lo posso dire perché non ho le parole per farlo e in ogni caso non avrebbe senso quello che direi. Ma, sappi, che ho bisogno di questa lotta. Ne ho bisogno disperatamente.
Ora ho bisogno di odiarti, e ho bisogno che tu sopravviva a questo odio. Ho bisogno che tu sopravviva al mio odiarti, e al tuo odiare me. Ho bisogno di questo conflitto, anche se, nello stemmo momento, pure io lo detesto. Non importa nemmeno su cosa stiamo a litigare: sull’ora di rientro a casa, sui compiti, i panni sporchi, sulla mia stanza incasinata, sull’uscire, sul restare a casa, sull’andare via di casa, vivere in famiglia, fidanzato, fidanzata, sul non avere amici, o sull’avere cattivi amici. Non ha importanza. Ho bisogno di litigare con te su queste cose e ho bisogno che tu lo faccia con me.
Ho disperatamente bisogno che tu mantenga l’altro capo della corda. Che lo mantieni forte mentre io strattono l’altro capo dalla mia parte, mentre cerco di trovare appigli e punti d’appoggio per vivere questo mondo nuovo in cui mi sento dentro. Prima sapevo chi io fossi, chi fossi tu, chi fossimo noi. Ma ora, non lo so più. In questo momento sono alla ricerca dei miei confini e a volte riesco a trovarli solo quando tiro questa fune con te. Quando spingo tutto quello che conoscevo al suo limite. In quel momento io mi sento di esistere, e per un minuto riesco a respirare. E lo so che ti manca quel dolcissimo bambino che ero. Lo so, perché manca quel bambino manca anche a me e a volte questa nostalgia è quello che rende tutto così doloroso in questo momento.
Io ho bisogno di questa lotta e ho bisogno di vedere che i miei sentimenti, non importa quanto tremendi o esagerati siano, non distruggeranno nè me e né te. Ho bisogno che tu mi ami anche quando sono il peggiore, anche quando può sembrare che io non ti ami. In questo momento ho bisogno che tu ami te stesso e me, che tu ci ami entrambi e per conto di tutti e due. Lo so che fa schifo essere antipatici e avere l’etichette di “ragazzo cattivo”. Anche io provo la stessa cosa dentro, ma ho bisogno che tu la tolleri, e che ti faccia aiutare da altri adulti a farlo. Perché io non posso farlo in questo momento. Se vuoi stare insieme ai tuoi amici adulti e fare un “gruppo di auto-mutuo-aiuto-per-sopravvivere-al-tuo-adolescente”, fa’ pure. O parlare di me alle mie spalle, non mi importa. Solo ti chiedo di non rinunciare a me, di non rinunciare a questo conflitto. Io ne ho bisogno.
Questa battaglia con te mi insegnerà che la mia ombra non è più grande della mia luce. Questo conflitto mi insegnerà che i sentimenti negativi non significano la fine di una relazione. Questo è il conflitto che mi insegnerà come ascoltare me stesso, anche quando questo potrebbe deludere gli altri.
E questa battaglia particolare, finirà. Come ogni tempesta, sarà spazzata via. E io dimenticherò, e tu dimenticherai. E poi tornerà di nuovo. E allora io avrò bisogno che tu regga la corda ancora. Avrò bisogno di questo ancora per anni.
Lo so che non c’è nulla di intrinsecamente soddisfacente in questa situazione per te. Lo so che probabilmente non ti ringrazierò mai per questo, o neanche riconoscertelo. Anzi probabilmente ti criticherò per tutto questo duro lavoro. Sembrerà come se niente che tu faccia sia mai abbastanza per me. Eppure, mi affido interamente alla tua capacità di restare in questa battaglia. Non importa quanto io polemizzi, non importa quanto io mi lamenti. Non importa quanto io mi chiuda in silenzio.
Per favore, resta dall’altro capo della fune. Sappi che stai facendo il lavoro più importante che qualcuno possa mai fare per me in questo momento.
Con amore, il tuo teenager.
A cura di Vincenzo Capuano, psicoterapeuta
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Fonte: Gretchen L Schmelzer PhD
Il testo originale, in lingua inglese è stato tratto da: gretchenschmelzer.com
Appunto, dicevo ad un genitore di tenere forte, di continuare a volere bene al figlio…dare tempo al tempo, e questa fase di contenimento genitoriale darà i suoi frutti.
Trovo che questo articolo esprima con precisione chirurgica sensazioni che ho provato durante la mia adolescenza, e che sto tutt’ora cercando di dipanare e orientare. Ho 51 anni.