“Mi stanno tutti sul ca…”. La Misantropia

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Dott.ssa in biologia e psicologia. Esperta in genetica del comportamento e neurobiologia. Scrittrice e founder di Psicoadvisor
Anche Daria è maturata. Nel corso della seria animata, ha cambiato profondamente modo di pensare smorzando cinismo e misantropia.

La misantropia è un’avversione al genere umano. Il termine “misantropo” deriva dal greco mīsanthrōpos (misos che significa odio + anthropos che significa uomo), si utilizza per identificare quelle persone che detestano il genere umano.

Se frasi come: “la gente fa schifo” o “odio tutti caratterizzano il tuo modo di pensare, potresti essere un misantropo.

Nota bene, il Misantropo non è come il Pistantrofopo che diffida e dubita di tutti. Se pensi che nella vita non ci si possa fidare di nessuno, che tutti sono opportunisti e hanno doppi fini, più che di misantropia potrebbe trattarsi di pistantrofobia. La misantropia è caratterizzata da un’intolleranza forte e generalizzata, che prescinde dal concetto di fiducia.

Chi è il misantropo?

Il misantropo ha la tendenza ad avere atteggiamenti di superiorità e scarsa empatia nei confronti del prossimo. L’avversione del misantropo deriva da un passato connotato da esperienze di vita deludenti, tradimenti da parte di persone a cui era molto legato (in primis da parte della madre o il padre), situazioni familiari complicate, eventi traumatici (soprattutto danni arrecati da un familiare che avrebbe dovuto prendersene cura).

Tutto ciò ha contribuito, nel tempo, alla formazione di una personalità dissociativa tendente all’asocialità. Come? A causa di un meccanismo di difesa detto “scissione”, in cui l’individuo non riesce a far coesistere nella stessa persona connotazioni negative e quelle positive (a ogni scissione dell’oggetto corrisponde una scissione del soggetto). Altra difesa implicata nella misantropia è la proiezioni, meccanismo mediante il quale l’individuo associa ad altri caratteristiche proprie.

Dobbiamo sempre ricordare che il nostro mondo esterno è un riflesso del nostro mondo interiore. Dalla filosofia impariamo che non esiste una realtà oggettiva ne’ una conoscenza pura, in quanto il “conoscente” interferisce sulla conoscenza. Per non addentrarmi in concetti filosofici e della psicologia dello sviluppo, sintetizzerò il tutto dicendo che noi interpretiamo sempre il mondo esterno a seconda di come ci sentiamo e del nostro vissuto, di conseguenza se ci si sente tristi, depressi, traditi e sfiduciati tenderemo a vedere nel mondo esterno solo aspetti negativi. Finiremo per assegnare connotazioni negative anche a segnali neutrali o positivi.

La misantropia potrebbe anche insorgere in risposta all’incapacità di farsi accettare dalla società. “Io rifiuto gli altri perché in passato sono stato rifiutato. Oltre a esperienze precoci di tradimento e delusioni profonde, il misantropo potrebbe avere alle spalle una storia di emarginazione. Mentre in classe tutti facevano gruppo, il bambino non riusciva a inserirsi, veniva ignorato, escluso, emarginato… anche in questo contesto, crescendo il bambino svilupperà una carattere tendente all’asocialità.

In pratica l’odio che nutri verso gli altri serve a mascherare un dolore che non hai mai elaborato. Ti serve per nascondere a te stesso una fragilità che non vuoi accettare e di cui tendi a ignorare l’esistenza. In alcuni casi la misantropia può essere la risposta alla fobia sociale.

Se non hai bisogno degli altri, gli altri non possono rifiutarti (ancora!). Per il misantropo, infatti, la vita sociale non apporta alcun beneficio oppure, gli aspetti negativi di frequentare persone superano di gran lunga quelli positivi. Non avendo spinte motivazionali, il misantropo tende via via a isolarsi.

Con l’avanzare dell’età, questa condizione potrebbe essere associata a uno stato depressivo che genera molto disagio: chi tende a denigrare tutto e tutti intorno a sé vive un forte senso di solitudine ed incomprensione. “Se le persone sono così stupide… come potrebbero capirmi o addirittura aiutarmi?

La misantropia causa sofferenza e si auto-alimenta generando insoddisfazione, odio, rabbia, risentimento, frustrazione e ulteriore intolleranza nei confronti del prossimo. Il misantropo finisce per isolarsi dal resto del mondo.

E’ consigliabile intraprendere un percorso psicologico al fine di elaborare le motivazioni soggiacenti alla tua avversione nei confronti del prossimo.

Non precluderti nulla, la misantropia è qualcosa che ti rema contro

Se reputi la gente stupida e non alla tua altezza, le tue credenze vanno a tuo discapito e non a svantaggio degli altri. Sei tu che, con il tuo pensiero, ti precludi tanto escludendo l’altro dalla tua vita.

Esplora, conosci, comprendi e mettiti in discussione… di certo non possono piacerti tutti e sicuramente in giro ci sono tantissime persone discutibili, ma non puoi condannarle tutte a causa di ferite passate che ti sono state inflitte da pochi.

Un caso clinico. Dopo poche sedute di analisi, Marco ha “scoperto” che la sua avversione al genere umano era riconducibile al “tradimento” ricevuto da un’unica persona: sua madre Maria.

Quando avevo solo 3 anni, Marco scherzava spesso con la madre prendendola in giro sul tipo di rapporto che aveva con il vicino di casa. Marco affermava con estrema ingenuità: “la mia mamma è innamorata del vicino di casa….”. Sentite queste parole, Maria restava al gioco, non si adirava e scherzava con Marco… ma quando le stesse parole venivano pronunciate in presenza del padre, Maria ammoniva il figlio e lo denigrava, dando vita a un atteggiamento ambivalente che feriva il figlio.

Dopo molti anni, crescendo, Marco scoprì che sua madre Maria aveva davvero una relazione con il suo vicino di casa. Si sentì tradito dalla madre, la “fedifraga” non solo aveva voltato le spalle alla famiglia ma aveva anche violato il legame con il figlio. Marco non elaborò mai questo dolore, non condannò mai sua madre, infatti il suo rapporto con lei non cambiò. Ciò che avvenne fu uno “spostamento“, Marco rivolse al mondo intero quel senso di sfiducia che avrebbe dovuto nutrire solo verso sua madre.

La misantropia si autoalimenta, quindi non basta solo scoprire cosa c’è al vertice della matassa! Per chi si ritira socialmente, poi, non sarà facile ritornare in “società”. Creare amicizie e legami non è affatto semplice, soprattutto per un ex misantropo!

Un misantropo può vivere bene ed essere felice?

Dipende dalla quantità e dalla qualità dei meccanismi di difesa attivati, tuttavia la risposta è generalmente un secco “NO!”. Viviamo in società ed è inevitabile avere a che fare con le persone e questo contatto forzato è, di per sé, causa di disagio… Secondo molti autori (Freud in primis) il benessere psicologico è garantito dalla capacità di stringere relazioni funzionali con il prossimo.

Secondo Freud, tutte le “fasi dello sviluppo psicosessuale” sono finalizzate alla creazione delle capacità necessarie a stringere legami…. Più una persona è abile nello stringere legami funzionali, più questa sarà soddisfatta e si sentirà realizzata nella vita. E’ anche vero che non tutte le persone possono rappresentare un’opportunità di legame funzionale!

Come premesso, le persone sono tutte diverse tra loro! Sta alle nostre abilità cognitive cogliere chi può realmente fare al caso nostro. Non sto parlando solo di una relazione amorosa ma anche di semplici legami di amicizia, rapporti umani profondi e funzionali, una vera chimera per il misantropo.

E’ anche vero che chi è abituato a stringere legami con determinate persone, può finire in trappola e perpetuare il suo ciclo di delusione (la profezia che si auto-avvera). Ancora una volta si fa viva la necessità di intraprendere un percorso psicoterapeutico.

Il misantropo non riesce a mettere in discussione se stesso perché ormai ha già bollato tutto e tutti. Nessuno può aiutarlo, tanto meno uno psicologo! Eppure un percorso psicoterapeutico potrebbe migliorare la qualità della sua vita e in particolar modo consentirà di:

  • Risalire alla causa della misantropia.
  • Capire che aspetti negativi e positivi possono coesistere nella stessa persona.
  • Generalizzare non è mai saggio.
  • Le ferite del passato vanno elaborate perché le “corazze” che ne derivano non sempre sono funzionali.
  • Affinare competenze sociali per stringere legami.
  • Gestire i confini tra “te” e “l’altro”.
  • Aumentare le capacità introspettive.

La salute psichica non sempre viene presa seriamente in considerazione tanto quanto la salute fisica, eppure il benessere psichico è un fattore pesante nello determinare la qualità della vita. E’ pur vero che rivolgersi a uno psicologo non è semplice: solitamente le persone devono maturare nel tempo l’idea della necessità di un aiuto specialistico. Prenditi il tempo che ti occorre e inizia a conoscerti realmente. Davvero l’umanità intera è così bieca o c’è qualcosa che fino a oggi ti è sfuggito?

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