Come gestisci le tue emozioni? La tolleranza emotiva

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Dott.ssa in biologia e psicologia. Esperta in genetica del comportamento e neurobiologia. Scrittrice e founder di Psicoadvisor
La disregolazione emotiva spiegata con la «teoria della finestra di tolleranza» di Daniel Siegel

Daniel J. Siegel è considerato il padre della psicobiologia relazionale o neurobiologia interpersonale, teoria che mette in evidenza l’interconnessione tra mente, cervello e relazioni sociali. Mente, cervello e ambiente sociale si influenzano reciprocamente guidandoci nello sviluppo. In particolare, Daniel J. Siegel sottolinea il ruolo cruciale svolto dalle esperienze interpersonali nel plasmare e modellare i circuiti cerebrali. Ho già accennato a questo argomento nel mio articolo dedicato alla teoria neurobiologica dell’attaccamento.

Con i suoi lavori, l’Autore spiega come la salute psichica coincida con la possibilità di usare in modo integrato e fluido tutte le componenti e le funzioni cerebrali. Ciò significa che i bambini che hanno interazioni sane con caregiver sintonizzati, dispongono delle basi per affrontare uno sviluppo sano sia in termini emotivi, sia in termini cerebrali.

Nell’arco dei primi due anni, i bambini non sono in grado di auto-consolarsi e così vivono una co-regolazione con il caregiver (una sorta di regolazione emotiva assistita). Questa esperienza co-regolatoria consente al bambino di apprendere come autoregolarsi e autoconsolarsi in modo indipendente.

La finestra di tolleranza

Il termine finestra di tolleranza è stato coniato da Daniel J. Siegel ed ampiamente usato dalla comunità scientifica per descrivere un range di reazioni psico-fisiologiche in condizioni di sollecitazione ordinaria o di avversità.

Il concetto di finestra di tolleranza suggerisce che ognuno di noi ha un livello di eccitazione ottimale quando gli stimoli sono tali da farci rimanere nella finestra di tolleranza. Entro tale intervallo possiamo affrontare, in piena facoltà, alti e bassi emotivi senza mai sfociare nell’iper- o ipo-attivazione.

Disavventure, imprevisti, pressioni sociali, pressioni economiche, rabbia, frustrazione… durante la vita sviluppiamo delle strategie di coping che ci consentono di fronteggiare i carichi emotivi rimanendo all’interno della finestra di tolleranza. Ma non per tutti è così: l’ampiezza della finestra di tolleranza non è uguale per tutti.

Per esempio, chi si annoia facilmente tenderà, in mancanza di continui stimoli, a scivolare nell’ipoattivazione, nell’apatia, nell’inerzia. Quando un equilibrio entro la finestra di tolleranza non è stabile, la persona sperimenterà spesso la smania di voglia di nuovo.

Una finestra di tolleranza molto stretta, non solo ci rende inclini alla noia ma anche poco tolleranti alle pressioni esterne con reazioni di fuga o attacco, scatti d’ira, ansia acuta, comportamenti incontrollati… Le persone che hanno una finestra di tolleranza ridotta, in genere, cercano invano di controllare tutti gli eventi.

Il nostro stato di arousal

Fin qui ho parlato di eccitazione o stato ti attivazione ma c’è un termine più calzante: arousal. In psicobiologia il termine arousal (dall’inglese eccitazione) indica una condizione di attivazione temporanea del nostro sistema nervoso, in risposta a stimoli significativi (o percepiti come tali).

Durante l’arousal il sistema nervoso viene coinvolto attraverso una maggior produzione di neurotrasmettitori quali l’acetilcolina, la noradrenalina, la dopamina e la serotonina. Anatomicamente vengono attivati principalmente alcuni organi interni, ghiandole come l’ipofisi e parti legate al sistema nervoso, come, per esempio, il sistema limbico (soprattutto ipotalamo e amigdala), i lobi frontali e temporali.

Tutto questo non dovrebbe meravigliarti: la mente non dovrebbe mai essere vista come qualcosa di scisso e distante dal corpo. La psicofisiologia legata alle emozioni descrive immense cascate di reazioni e oggi gli effetti più studiati sono quelli legati a stati d’ansia, di paura e stress. Chi ha una finestra di tolleranza ristretta, non riesce a gestire le proprie reazioni psicofisiologiche e ne rimane sopraffatto.

Nel corso della giornata, il nostro stato di arousal (eccitazione) si muove oscillando verso l’alto o verso il basso. Quando gli eventi ci portano sopra-soglia (o sotto-soglia) iniziamo a percepire un senso di disregolazione. Da non dimenticare: ciò che la nostra mente sente, si riflette sul nostro cervello. Le emozioni hanno un substrato neurofisiologico.

Il nostro corpo risponde rapidamente ai nostri stati mentali: da qui possiamo spiegarci facilmente il cosiddetto sudore psicosomaticol’agitazione psicomotoria, l’affaticamento cronico così come il freddo psicosomatico e condizioni più complesse attualmente oggetto di ricerca.

Secondo tale visione, il malessere psichico è legato all’impossibilità di trovare strategie di regolazione emotiva atte a ri-entrare o rimanere entro i limiti della nostra finestra di tolleranza.

I margini di tolleranza

Purtroppo gli eventi avversi non possono essere controllati. Ciò che ognuno di noi può fare è tentare di ampliare il range di tolleranza. Questo range non è uguale per tutti e dipende da fattori come assertività, resilienza, autostima, fiducia… tali caratteristiche si sviluppano durante l’infanzia. Ecco che ritorniamo al concetto espresso in premessa: lo sviluppo psicoaffettivo che è il frutto dell’interazione tra mente, ambiente relazionale (rapporto con il caregiver) e sistema nervoso centrale.

Esperienze avverse precoci compromettono la nostra finestra di tolleranza, il che significa che chi ha subito abusi emotivi o fisici durante l’infanzia, da adulto, avrà una maggiore tendenza ad essere sopraffatto con una soglia di tolleranza facile da superare.

Il concetto di finestra di tolleranza può spiegarci anche del perché alcune persone siano inclini ad assumere comportamenti ad alto rischio come sesso promiscuo, guida spericolata, gioco d’azzardo: questi comportamenti provocano un senso di eccitazione, di attivazione che si riflette sul sistema nervoso centrale per contrastare uno stato di ipo-arousal. Essenzialmente, chi si lascia andare in questi comportamenti ha bisogno di sentirsi vivo perché la sua finestra di tolleranza e così stretta da farlo scivolare verso il basso.

Iper-attivazione: risposta attacco o fuga

Indicatori: ansia,  sensazione di essere sopraffatti, risposte caotiche, aggressività, crisi di rabbia, esplosione emotiva, rigidità, comportamenti ossessivi, alimentazione compulsiva, impulsività, dipendenze.

Ipo-attivazione: freeze 

Indicatori: apatia, dissociazione, assenza mentale, indisponibilità emotiva, difficoltà di memoria, difficoltà di concentrazione, compartimentazione, vivere con il pilota automatico, alessitimia, sensazione di vuoto.

Range di tolleranza: comfort zone emotiva

Esiste una comfort zone fisica (legata alle azioni, alle abitudini, allo spazio in cui ci si muove…) e una comfort zone emotiva (legata alla percezione di sicurezza). Paure inconsce, minacce di abbandono, rifiuto, insicurezza ma anche evocazioni a vecchi traumi, percezioni, inneschi… possono causare un’ipo- o iper- attivazione, tuttavia, possiamo imparare a rimanere nella nostra finestra di tolleranza elaborando al meglio i nostri vissuti emotivi.

Come aumentare la propria finestra di tolleranza: con esercizi di crescita personale, sfatando le proprie credenze, apprendendo come auto-consolarsi, affrontando i propri vissuti irrisolti, imparando a regolare al meglio le proprie emozioni, applicando un dialogo interiore rassicurante.

L’ampiezza della finestra di tolleranza aumenta naturalmente con l’età, durante l’infanzia, infatti, l’ampiezza è limitata e dipende più dalla finestra di tolleranza del caregiver di riferimento che non da quella del bambino. Una buona rete sociale funge da fattore protettivo per rimanere nel range di tolleranza.

Le persone emotivamente instabili

Molti pazienti si descrivono come “incasinati” oppure troppo sensibili…”, per descrivere una sorta di irrequietezza e instabilità interiore. Riferiscono di auto-sabotarsi in modi disparati ma senza capire bene cosa manca nella loro vita.

In genere, questi pazienti non hanno mai sperimentato una sana regolazione emotiva perché non hanno avuto modo di svilupparla durante l’infanzia. Questo mancato sviluppo è generalmente legato a modelli genitoriali inefficaci, conflitti irrisolti ed esperienze traumatiche mai elaborate che causano una costante ipo- o iper-attivazione del sistema nervoso centrale (come risposta alla disregolazione emotiva).

Questi pazienti hanno bisogno di apprendere come autoregolarsi e rientrare così in uno stato di eccitazione tollerabile, familiarizzando con concetti come la calma, la tranquillità, la serenità… e non gli eccessi a ogni costo. Se anche tu hai avuto l’impressione di sentirti sopra-soglia sotto-soglia di tolleranza, valuta di iniziare un percorso terapeutico.

Libri consigliati: La mente relazionale Daniel J. Siegel

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