Ogni figlio porta sua madre dentro di sé; è un vincolo che non è possibile rompere. In ogni figlio vi è sempre qualcosa della propria madre, che gli piaccia o no. Nel bene o nel male, ogni figlio è parte di lei. Quando viene a mancare la figura materna, il trauma è enorme e porta con se strascichi viscerali che durano una vita intera. Problemi comportamentali, ansia, bassa autostima… ecco alcune conseguenze di una madre assente emotivamente!
Assenza materna
Con il termine “assenza materna” ci riferiamo non all’assenza fisica di una madre, legata a un decesso o abbandono. Parliamo di madri presenti fisicamente ma assenti dal punto di vista emotivo. In questa pagina cercherò, per quanto possibile, di inquadrare il senso di disagio dovuto all’assenza affettiva della figura materna e come affrontare al meglio tale invalidazione.
Attenzione: il senso dell’articolo non è definire il concetto di famiglia, ma semplicemente le conseguenze psicologiche legate a una madre presente fisicamente ma non disposta a instaurare un legame emotivo sereno con il proprio figlio.
Madre assente emotivamente: l’affetto non esternato
La presenza dei genitori, non solo fisica ma anche e soprattutto emotiva risulta fondamentale nello sviluppo di un bambino. Purtroppo, non sempre entrambi i genitori sono realmente presenti. Può succedere che uno dei genitori sia meno aperto e poco predisposto ad instaurare una relazione sana con il figlio e pertanto a fargli da guida nel suo percorso di vita. Certo, l’amore di un padre ha la sua valenza, ma è la madre che tiene in grembo il bambino e che lo tiene accanto a sé appena nasce. Questo contatto è quello che forma il primo vero attaccamento.
Per un bambino, l’assenza dell’amore materno è qualcosa di estremamente traumatico
Ci sono madri che non possono o non vogliono amare. Parliamo di madri, dove la presenza fisica non è accompagnata da una presenza psichica: la madre non appare capace di immedesimarsi nei bisogni del bambino, le cure fisiche non sono accompagnate da holding mentale. Quando durante l’infanzia l’amore materno è assente, si innesca quello che viene definito attaccamento insicuro, tema a lungo trattato da John Bowlby. L’assenza emotiva di una madre nei confronti del figlio può manifestarsi in vari modi e può influenzare in modo tangibile la sua crescita emotiva al punto da renderla disadattiva. E’ come se un figlio avesse una voragine dentro di sé, dove deve gestire il vuoto emotivo dovuto a questa ferita inferta.
Conseguenze psicologiche di una madre assente
La madre assente emotivamente è l’esatto opposto della madre iperprotettiva: se quest’ultima riempie il figlio di attenzioni eccessive fino a soffocarlo, la madre assente emotivamente non riesce a manifestare affetto, risultando gelida e distaccata. Un tipico segnale è l’incapacità di abbracciare, baciare, coccolare il bambino, che viene percepito come un ostacolo, un fastidio, qualcosa di irritante. Le motivazioni sono molteplici e le cause, generalmente, risiedono nel vissuto emotivo della donna, probabilmente a sua volta è stata vittima dell’anaffettività della madre. Scopriamo quali sono le conseguenze di un’assenza affettiva cosi profonda e come fare per far guarire le ferite emotive legate a questa mancanza.
Problemi comportamentali
Una madre assente può generare nel bambino problemi comportamentali. Fondamentalmente la madre anaffettiva non ama abbastanza se stessa per poter trasmettere amore a suo figlio o sua figlia. Se la madre iperprotettiva proietta sui figli le sue paure, i suoi disagi, le sue fobie, la madre assente si ritira in se stessa, escludendo il bambino dal suo mondo inviolabile. Di conseguenza, il bambino non avrà modo di confrontarsi con il mondo esterno. Non avrà, pertanto, la possibilità di forgiare il carattere e di affrontare il mondo in modo assertivo.
Autostima
Il fatto di non riconoscere le attenzioni della madre, o quantomeno il fatto di non avvertire senso di approvazione, porta il subconscio del bambino a ridurre la stima in se stesso. Sentirsi poco accettato da una figura cosi vicina ed importante come quella della madre condizionerà l’evoluzione del suo carattere. Si sentirà escluso, si percepirà come individuo non meritevole d’amore, sviluppando, già in età adolescenziale, poca autostima, disturbi da sindrome dell’abbandono, incapacità di manifestare le emozioni, disistima nei confronti dell’altro sesso.
Certo, ogni individuo è a sé e le conseguenze variano a seconda del vissuto complessivo: difatti una madre anaffettiva nei primi mesi di vita potrebbe migliorarsi in un secondo tempo riducendo i rischi del figlio di sviluppare questi disturbi.
Madre assente: cosa succede da adulti?
L’adulto che ha avuto una madre poco presente rimane, sotto alcuni aspetti, lo stesso bambino insicuro e ansioso che era un tempo. Questo può provocare problemi, anche in età avanzata, nell’approcciarsi con gli altri. Il soggetto quindi sarà affetto molto probabilmente da forme di distacco sociale, di superficialità nei rapporti, di problemi di fiducia nei confronti degli altri.
Il seme della negatività interrato anni prima è diventato un germoglio, durante l’adolescenza un delicato arbusto e da adulto da i suoi frutti che si concretizzano con emozioni quali: paura e sfiducia verso il prossimo.
Perché una madre è assente?
Diverse sono le motivazioni che spingono una madre a non svolgere quello che è il suo ruolo. Non dimentichiamo che ogni madre è stata figlio a sua volta. come ho già accennato, è possibile che lei stessa sia stata vittima di ferite legate all’assenza di un genitore, ma non è questo il punto. Può anche essere che, per un motivo o per un altro, una madre non abbia acquisito le capacità necessarie per creare un legame con i propri figli. È colpa sua? È colpa nostra? Non è questo il punto. Un pensiero disadattivo che ci limita quasi sempre si nutre di un conflitto che non abbiamo risolto. Pertanto, è importante riconoscere quelle parti del rapporto con nostra madre che non accettiamo e che richiedono un processo di guarigione.
Trascinare con noi questi problemi, far finta che non esistano, non ci permetterà di crescere. Affronta i conflitti, perdona e volta pagina. “Se vuoi qualcosa nella vita allunga la mano e prendila” la frase del celebre film (“into the wild”) risulta emblematica. A volte, tutto ciò di cui abbiamo bisogno è fare la pace con le difficoltà a cui siamo stati costretti a convivere. È probabile che sia stato difficile e ne trasciniamo ancora le conseguenze, ma questi problemi ci hanno anche trasformato nella persona che siamo oggi.
Ed è l’oggi, l’unica cosa che conta. Nostra madre ci ha reso persone insicure e incapaci di amare? Noi abbiamo il potere di voltare pagina, ma solo se lo vogliamo
Madre assente: come guarire dalle ferite
Partiamo dal presupposto che una madre assente ci segnerà comunque per tutta la vita e che nulla potrà riconcederci quegli anni perduti. Ma non perdiamoci d’animo.
RICORDA SEMPRE…Anche se hai patito le sofferenze a causa di una madre anaffettiva, sicuramente ci saranno state (e ci sono) figure che in un modo o nell’altro hanno saputo aiutarti nel tuo percorso di vita (nonni, zii, amici, partner).
Ormai siamo adulti. Possiamo razionalizzare in modo obiettivo gli eventi che hanno caratterizzato la nostra vita: se abbiamo fatto degli errori, se siamo stati incapaci di dare o ricevere amore, se le nostre insicurezze non ci hanno permesso di avanzare non è affatto colpa nostra! E’ ora di essere indulgenti verso se stessi. Possiamo migliorare la nostra vita con la consapevolezza che abbiamo dovuto correre più degli altri per stare al passo. Perché no, possiamo migliorare, un minimo, il rapporto con nostra madre. Con l’età si diventa più sensibili, si cambia, si da maggiore importanza a determinati aspetti trascurati in gioventù.
Migliorare il legame emotivo con i propri genitori
Probabilmente anche tua madre avrebbe voluto un rapporto diverso con te ma non è riuscita ad impostarlo. Ora sei una persona adulta, probabilmente sei genitore a tua volta e hai compreso quant’è difficile essere genitore. Non serve accusare o rinfacciare, semplicemente, se lo riterrai opportuno, cercare di salvare il salvabile, rendendo più “umano” il tuo rapporto. Come? Un abbraccio, un sorriso, un “ti voglio bene” sembrano sciocchezze ma non lo sono per niente, sono i piccoli gesti, fatti col cuore, a migliorarci la vita.
A cura di Ana Maria Sepe, psicoanalista
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Come tutti voi anche io non ho ricevuto quell’amore da mia madre. Mi ha creato una grande fragilità. Oggi a 42 anni vivo sola e non ho avuto figli. Ho avuto tante relazioni naufragate. Cerco di andare avanti come posso. Auguro a tutti voi il meglio..
I miei primi 25 anni sono stati difficili a livello affettivo, una madre alcolista, aggressiva e piena di rabbia e un padre altrettanto aggressivo. La violenza fisica e psicologica era all’ordine del giorno, tra di loro e anche su di me senza alcuna motivazione. Per difesa mi sono messa in un angolo, remissiva, soffocando ogni mia esigenza affettiva, ogni mio stimolo per non sollevare problemi. Due persone concentrate solo su loro stesse e mai risolte! Oggi a quasi 44 anni e per tutti questi anni, un gran senso di vuoto, un limbo da cui è difficile uscire, chiusa in un labirinto di cui non trovo uscita perché non ho desideri o obiettivi di raggiungere, non riesco a trovarne perché fondamentalmente non so chi sono e non trovo un lavoro che mi stimoli. Tutto quello che faccio mi porta sempre a sentire un senso di soffocamento e le relazioni sentimentali mai soddisfacenti perché, come facevo con i miei genitori, mi prendevo cura di loro senza ricevere!
Non so se definire mia madre “anaffettiva”, ma non ricordo abbracci, carezze o giochi affettuosi.
Mentre ricordo bene il bacio della buonanotte di mio padre, lui che mi rimboccava le coperte, che mi pettinava i capelli, che portava a casa le caramelle quando prendeva lo stipendio.
Mi dicono che sono stata seconda figlia desiderata, ma più passa il tempo più mi convinco che il desiderio era di mia sorella, più grande di me di 8 anni.
Mi raccontano che da piccolissima ho rifiutato il seno, che mia madre ha dovuto “mandarsi via il latte”, perché io non lo volevo, che a pochi anni mangiavo e vomitavo…Non si è mai capito se fosse per qualche problema fisico.
Sono stata la figlia ribelle, difficile, gelosissima del rapporto che mia madre aveva con mia sorella, che in modo evidente, preferiva a me.
Sono stata quella su cui scaricava le frustrazioni del lavoro, del rapporto con mio padre.
Non mi sono mai sentita amata, è morta 20 anni fa e non l’ho ancora perdonata.
Questa mancanza di amore mi ha portata ad essere estremamente guardinga nei rapporti sentimentali, a chiedere conferme quasi in modo ossessivo, salvo pensare “non ho bisogno di nessuno, ce la faccio da sola”.
E’ una sofferenza che non trova tregua.
Gent.ma Dottoressa
grazie per le evidenze che ha riportato nell’articolo, tutto ciò mi serve quale carburante per far partire il processo di autodeterminazione. Ho 51 anni e con grandissima sorpresa, all’ennesimo fallimento sentimentale, ho deciso di affrontare il problema che, a seguito di tutti questi inciampi ho ritenuto fosse mio. Ho appreso, con l’aiuto di una psicologa che la rabbia che nutro da decenni è frutto da una madre totalmente assente ed un padre arresosi all’evidenza. Quindi la mancanza delle due figure più importanti per un bambino. Ora mi ritrovo in un limbo (da cui spero di uscire con il contributo della bravissima dottoressa a cui mi sono affidato) dove devo riscrivere la mia storia analizzando tutti i passi che ho compiuto (soprattutto quelli sbagliati dove ho sempre ritenuto di essere il colpevole di tutto) e la scelta di abbandonare il rancore nei confronti di mia madre (miao padre è mancato anni fa) che sta venendo in superficie.
E’ un momento particolarmente difficile, lo ammetto, in quanto rendersi conto di non aver avuto l’affetto naturalmente dovuto è, come scrive Sandra, è un male che scava dentro riportando i dolori che evidentemente ho provato da bambino.
E’ interessante capire che non si è soli in questo frangente riferendomi alle persone che, come me, hanno SUBITO inermi queste figure.
Al netto di ciò quello di cui sono certo, avendo anche una figlia di 13 anni (a cui dono tutto l’amore che possiedo) che questa parete ripida e piena di ostacoli la voglio superare, anche se ci vorrà tempo e fatica.
Ps. non intendo recuperare il rapporto con mia madre, ogni persona fa le proprie scelte e come ci son arrivato io poteva arrivarci anche lei.
Grazie per il supporto.
Lui almeno se ne è andato prima che nascessi, lei invece si è finta paladina.
In realtà quando ha incontrato l’uomo che faceva per lei, mi ha abbandonato a lui.
Esecutore delegato di ogni cosa mi riguardasse senza la minima considerazione della mia personalità.
Cancellata per poter essere reinventata a suo piacimento.
Lui è morto da 30 anni.
Io ne ho 50, lei 70.
Tra di noi solo vuoto.
Non la perdonero’ mai.
Non si perdonerà mai
Sono una figlia spezzata da una madre inesistente sotto tutti i profili, solo bella e raffinata.
Tutt’ora all’età di 80 anni è esattamente come è sempre stata. Invalidante, tossica, anaffettiva ( con me). Chiama ” amore” i miei due figli trentenni e le altre due nipotine figlie di mio fratello. Mio fratello è stato trattato meglio ma non per questo la ama, non la stima, la chiama ” madre” anziché ” mamma”. Il guaio è che mi sono accorta che lei è la causa del mio dolore esistenziale cronico, da poco tempo. E ho troncato ogni rapporto. Non sono riuscita a fare altro. La giustifica in parte il fatto di essere orfana di madre dai suoi 5 anni. Inoltre dai pochi racconti, sua madre era ” strana” oltre che malata. Ho cercato di essere me stessa con i miei figli, ho cercato di amarli malgrado le mie ferite senza essere ne’ assente ne’ soffocante. Il risultato è che sono due bravi ragazzi e si che mi vogliono bene. Con gli uomini invece è stato un disastro totale. Oggi a quasi 60 mi sono arresa all’evidenza che non sono in grado di avere una relazione sana. E ho rinunciato del tutto.
Ringrazio chi permette, affrontando questi temi delicatissimi, di esternare emozioni che altrimenti resterebbero chiuse nelle nostre anime ferite. Grazie
Stessa situazione. Non passa anche se la mia è morta. E una guerra persa. Che dispiacere
Leggo queste due lettere di madri che soffrono riconoscendo i propri errori consapevoli di non poter più rimediare. Sono figlia di una madre temo narcisista, chiusa e giudicante, che ha punito anche mio papà coi suoi silenzi terribili, ma che con altri due figli invece per sua scelta è stata più affettuosa. È dolorosissimo essere il figlio che tanto si arrangia, quello che hai scelto come figlio “da scartare”. Una ferita profondissima che non passa mai. Nemmeno un istante. Io sono diventata il contrario di mia madre, ho amato profondamente mia figlia, ma quella ferita ancor oggi mi perseguita, nonostante nella vita io abbia raggiunto risultati importanti.
Mi dispiace per queste madri che ora intuiscono il male arrecato e ancor più mi dispiace per questi figli perché io so cosa sentono dentro. Auguro una buona vita a tutti.
Ciao Luciana, mi immedesimo fortemente nel tuo rapporto conflittuale con tua figlia. Mio figlio è un maschio di 37 anni ed il rapporto con lui è peggiore di anni fa. Le mie sedute di sofferenze di psicoterapia, non hanno saputo darmi gli strumenti per supportare la grande fragilità di mio figlio, che si ritrova alla sua età a fare i conti con i suoi fallimenti emotivi ed economici.
Io ho cercato di dargli una mano, ma vado troppo in crisi perché disprezzo tanto il suo distacco emotivo da tutti e il suo approfittare per il proprio tornaconto. Riconosco che non sono belle sensazioni che esprimo, ma non so come fare per fargli comprendere che deve chiedere sostegno per il suo dolore, che io, madre distaccata, non ho saputo amarlo….è un dispiacere che mi scava l’anima.
Grazie della vostra rubrica
Sono figlia di madre anafettiva e mamma iperprotettiva…..ho fatto altrettanto errori …ma sono riuscita con degli aiuti cambiare atteggiamento…non è mai troppo tardi per creare una relazione di amore,di accoglienza….di fare la mamma,la madre….e cambiando io piano piano ho visto i risultati su mia figlia…oggi 40enne…….grazie di questi articoli,sono meravigliosi!!!!!!
sono figlia di una madre anaffettiva che non mi ha accudita nè accettata ma anzi mi ha sempre criticata facendomi sentire perennemente inadeguata, la sua ricerca della perfezione ha fatto di me una donna insoddisfatta, Il suo motto per tutta la vita è stato: ‘sii indipendente’ e lo sono diventata, a dispetto di un matrimonio fallito e una relazione sentimantale costantemente in bilico. Ho iniziato la terapia nel momento in cui ho realizzato che stavo replicando questo modello con mio figlio e credo di essere riuscita nell’intento di essere una madre migliore di quella che ho avuto, ma l’instabilità affettiva rimane. Grazie per i numerosi spunti di riflessione che mi offre
Gent. Dott.ssa
la sua analisi si attaglia perfettamente, haimè, alla mia persona e non come figlia ma come madre anaffettiva. Mi riconosco perfettamente in questa donna con i suoi limiti e le sue incapacità. Da tempo ho capito quanto ho ferito mia figlia che oggi ha trentuno anni e con la quale non so più come recuperare. Il nostro è un rapporto conflittuale e la comunicazione verbale ovviamente ne risente, il contatto fisico non esiste.
Mi sento da schifo perché ormai il rapporto si è inoltrato in un campo minato, mi vergogno di me stessa perché so perfettamente che tutto è nato da me e assisto impotente al malessere di mia figlia che si manifesta anche nell’aspetto.
Anni di analisi non hanno modificato per niente il mio atteggiamento.
Avrei dovuto lasciare un commento e invece le ho parlato di me, evidentemente il suo articolo è efficace perché sprona le persone a mettersi in discussione.
Grazie