E’ luogo comune pensare che lo stile di attaccamento che caratterizza ognuno di noi si riflette solo sulle relazioni affettive. Niente di più sbagliato! Lo stile di attaccamento che abbiamo in qualche modo ereditato dai nostri caregiver (generalmente la figura materna) ha forti ripercussioni sulla nostra intera esistenza e quindi sul modo in cui stiamo reagendo all’emergenza in corso.
Chi si è appassionato agli studi di Bowlby, avrà già avuto modo di comprendere cosa sono i modelli operativi interni (moi) e come questi ci influenzano nel quotidiano. I nostri modelli operativi interni si sviluppano a partire dalla prima infanzia e questa non è una congettura esclusivamente bowlbyna. Sono molti gli autori che convergono su qualcosa di simile (nel cognitivismo si parla di memoria implicita) e non mancano evidenze empiriche.
Mettendo da parte i moi, soffermiamoci sul legame tra sistema di attaccamento e reazione alla pandemia.
Come il tuo stile di attaccamento sta condizionando il modo in cui reagisci alla pandemia
Il sistema comportamentale di attaccamento è intimamente legato alla biologia della risposta allo stress. Per “buona risposta allo stress” s’intende un’adeguata attivazione della reazione di stress e una sua opportuna ri-modulazione lungo l’intera durata dell’evento stressante.
Per spiegarlo in modo più semplice.
Il cervello di ognuno di noi si sviluppa nella prima infanzia e lo fa sulla base del proprio ambiente relazionale (come mamma e papà ci trattano). Ciò significa che le reti neurali di ognuno di noi si plasmano durante l’infanzia sulla base dei propri apprendimenti emotivi, cognitivi, educativi… Abbiamo circuiti, strutture nervose e vere e proprie “mappe neurali” che, giorno dopo giorno, si sono plasmate e allenate in risposta agli stimoli ambientali ricevuti.
A livello fisiologico, le nostre risposte alle situazioni di stress sono regolate dall’asse ipotalamo-ipofisi-surrene (hypothalamic- pituitary-adrenal axis-HPA). Questo sistema regola la secrezione di cortisolo (ormone dello stress) da parte della ghiandola surrenale in risposta a situazioni stressanti. Questo sistema fisiologico è presente fin dalla nascita.
Un numero crescente di studi ha mostrato che la qualità delle cure genitoriali ricevute nella prima infanzia influisce sul funzionamento di questo sistema, determinando le differenze individuali nella capacità di modulare la nostra risposta allo stress.
Alcuni studi hanno misurato il livello di cortisolo nei bambini durante gli episodi della Strange Situation. Il paradigma della Strange Situation è stato ideato da Mary Ainsworth per valutare gli “stili di attaccamento” dei bambini entro i tre anni di età (evitante, ansioso, sicuro e disorganizzato).
Nei bambini classificati con attaccamento insicuro (evitante, ansioso e disorganizzato) si sono osservati alti livelli di cortisolo in risposta all’esposizione a stimoli nuovi. Ciò significa che qualsiasi stimolazione inedita va a innescare risposte di stress. Un evento stressante negli adulti con un attaccamento insicuro, restituisce una risposta abnorme e del tutto irrazionale.
La teoria neurobiologica dell’attaccamento
L’amigdala ha un’importanza fondamentale nella regolazione delle emozioni. Fin dalla nascita è implicata nei processi di formazione e consolidamento della memoria emotiva. L’amigdala è ben sviluppata fin dalla nascita.
Numerosi studi hanno documentato una dominanza dell’emisfero destro rispetto a quello sinistro per diverse componenti delle emozioni quali:
- Esperienza soggettiva delle emozioni
- Processi di condizionamento emozionale inconscio
- Componenti vegetative della risposta emozionale
- Comunicazione delle emozioni attraverso diversi canali espressivi mimici e vocali
In particolare, si ritiene che l’emisfero destro sia coinvolto nelle risposte automatiche delle emozioni, mentre l’emisfero sinistro abbia più rilevanza nelle funzioni di controllo delle risposte emozionali.
L’emisfero destro matura nell’arco dei primi 2 anni mentre la maturazione dell’emisfero sinistro (responsabile, tra le altre cose, delle capacità verbali) ha una maturazione più tardiva.
Lo sviluppo dell’emisfero destro è fortemente modulato dalle interazioni con la figura di attaccamento. La maturazione dell’emisfero destro è alla base dello sviluppo socio-emozionale.
Per spiegarlo in modo semplice: chi ha un attaccamento sicuro ha avuto modo di sviluppare in modo efficiente l’emisfero destro. Ha avuto modo di sviluppare sicurezza, stabilità, curiosità, stabilità emotiva e ha la strada spianata verso la salute mentale.
Al contrario, un attaccamento insicuro (o peggio, traumatico) ha attivato e rinforzato dei circuiti neuronali critici dell’emisfero destro (circuiti limbici). Continuando a crescere in un ambiente invalidante, questi apprendimenti condizionati di risposte emotive si consolidano stabilizzandosi fino all’età adulta.
*Il modello gerarchico dello sviluppo dei circuiti limbici dell’emisfero destro – Allan N. Schore
Stabilità emotiva vs nevroticismo
La tolleranza allo stress è strettamente correlata alla tenuta psichica individuale e al concetto di nevroticismo.
Robert R. McCrae e Paul T. Costa hanno coniato la teoria dei cinque tratti di personalità o “Big Five“. Si tratta di una classificazione dei principali tratti di personalità. Tra la moltitudine di modelli incentrati su un approccio nomotetico allo studio della personalità, risulta uno dei più condivisi e testati, sia a livello teorico che empirico.
Tra questi tratti figura la “stabilità emotiva” contrapposta al concetto di “nevroticismo“. Chi ha una buona tenuta psichica presenta un’elevata stabilità emotiva che si caratterizza per:
- Umore stabile
- Controllo dell’ansia
- Assenza di impulsività
- Controllo dell’irritazione
Le persone equilibrate riescono a mantenere la calma sotto pressione e mantengono sempre intatto l’esame di realtà.
Al contrario, chi si caratterizza per nevroticismo tenderà a essere irritabile, pessimista, stressato, ansioso e, ovviamente, emotivamente instabile. A livelli molto elevati il nevroticismo è stato correlato ai disturbi d’ansia e ai disturbi depressivi.
Le persone che presentano il tratto del “nevroticismo” sono tendenti a dare costanti interpretazioni negative della realtà operando elaborazioni selettive delle informazioni ricevute.
Ciò significa che con le “persone nevrotiche” è difficile confrontarsi perché tenderanno a interpretare ogni parola in un modo del tutto personale!
Le persone emotivamente instabili danno la priorità all’elaborazione di informazioni negative rispetto all’elaborazione di informazioni neutre (o positive!). Questa tendenza a orientare i processi cognitivi verso informazioni negative pregiudica un esame coerente della realtà.
Ipotesi: l’Italia è un Paese emotivamente instabile?
E’ difficile fornire una risposta puntuale a questa domanda. Ad oggi possiamo accedere solo a statistiche sulle prescrizioni di antidepressivi o sul consumo di benzodiazepine, ma non vi sono studi che testano la tenuta psichica del Paese. Di certo, molti italiani purtroppo lo sono.
A inizio pandemia era “naturale” manifestare i sintomi dello stress ma a questi sarebbe dovuto seguire un adattamento con una ri-modulazione della risposta allo stress così come osservato nelle persone con attaccamento sicuro.
Guardando gli effetti a lungo termine della pandemia:
- Stato di estrema tensione
- Ansia
- Inquietudine
- Agitazione
- Suscettibilità
- Ipersensibilità emotiva
- Disregolazione
- Attacchi di fame nervosa
- Anestesia emotiva
- …
E’ facile ipotizzare che molti italiani abbiano uno stile di attaccamento insicuro.
Chi non ha mai conosciuto la sicurezza non sa fornire risposte coerenti e stabili e, nelle situazioni di emergenza, non sa operare un adattamento adeguato.
L’incapacità di fornire risposte emotive adeguate fomenta il disordine e il caos… paradossalmente, in molti casi, chi è instabile non ricerca un vero equilibrio ma si allontana sempre di più dal concetto di stabilità.
Così, fomentati dai media e da programmi emotivamente diseducativi, molti italiani sono inciampati in una serie di comportamenti e reazioni paradossali.
Primo esempio: cittadini vs forze dell’ordine
I video diffusi su Facebook dove il vigile di turno multa un passante senza mascherina e innesca un’accesa discussione.
Non indaghiamo i torti o le ragioni, mettendo da parte ogni idea personale si può fare uno sforzo osservativo: in genere, in ogni video si vede che anche chi è a favore delle forze dell’ordine sbraita spesso abbassando la sua stessa mascherina assumendo un comportamento del tutto in antitesi con la causa per la quale apparentemente si batte.
In pratica la disregolazione emotiva causa forti controsensi ed è artefice di incoerenza a livelli differenti.
Secondo esempio: le aggressioni su Facebook
Le aggressioni su Facebook! I commenti killer lasciati da molti utenti sono la testimonianza palese della cattiva gestione dello stress. Che senso ha aggredire un utente che non si conosce senza neanche tentare di comprendere il punto di vista altrui? L’unico significato di questa pratica è quello di sfogare la propria frustrazione e aggressività. La frustrazione è figlia dello stress mal gestito.
Terzo esempio: intolleranza generalizzata
L’intolleranza generalizzata alla quale assistiamo negli ultimi tempi è la naturale conseguenza delle pressioni emotive che stiamo vivendo: preoccupazione sanitaria, stress finanziario, crisi sentimentali… (etc.).
Alcune persone sembrano avere i nervi a fior di pelle…. ed è perché li hanno davvero! Questo stato di estrema tensione, ansia e inquietudine è inesorabilmente legato a uno stile insicuro. L’aggressività è correlata alla frustrazione che a sua volta è figlia di una cattiva tolleranza dello stress.
Letture consigliate dall’autrice:
Analfabetismo funzionale ed emotivo
Nessuno si è mai preso cura di me, allora lo farò io
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