Terapia corporea: una preziosa risorsa per gestire l’ansia

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Psicologo e Pedagogista, esperto in bioenergetica orientale.
Illustrazione: Jake Williams

Ansia e panico: problematiche sempre più diffuse. Quali prospettive possibili con il lavoro corporeo e la terapia gestualeOggi è sempre più diffuso il termine ansia.

Ansia: lo spettro che si aggira intorno a noi

Sentiamo sempre più parlare di ansia, dal contesto lavorativo a quello scolastico, dal contesto familiare a quello di coppia, l’ansia diviene lo spettro che si aggira intorno, sempre in agguato e pronto per creare problemi a livello fisico, emotivo e, per certi versi, anche relazionale e quindi sociale.

Senza entrare nello specifico della descrizione dei sintomi ansiosi, possiamo semplicemente affermare che si tratta di un insieme di reazioni cognitive, comportamentali e fisiologiche.

Queste reazioni si manifestano conseguentemente alla percezione di uno stimolo ritenuto minaccioso e nei cui confronti non ci riteniamo sufficientemente capaci di reagire. L’ansia è un campanello di allarme che consente l’attivazione dell’organismo quando si trova in una situazione di pericolo e quindi di per sé è funzionale.

Sintomi ansiosi

Tuttavia, quando questo dispositivo, per qualche ragione, si inceppa, ecco che inizia a mettere in allarme l’organismo anche quando non vi sono situazioni di percolo reale. Inizia quindi a manifestarsi un senso di vuoto mentale e di pericolo imminente, accompagnato dal sorgere di pensieri negativi, comportamenti evitanti e dalla sensazione che gli altri ci osservino e prestino attenzione a noi.

Da un punto di vista fisiologico iniziano a prevalere manifestazioni legate al tremore, sudorazione, vertigini, formicolii, palpitazioni, derealizzazione e depersonalizzazione.

Uno dei sintomi più interessanti su cui soffermarsi al fine di introdurre i principi della terapia corporea, gestuale e bioenergetica è la sensazione della mancanza del respiro dettata dalla dominanza della respirazione toracica su quella addominale creando spasmi, disagio e senso di soffocamento.

E’ opportuno allora considerare il corpo e la psiche un’unica entità; percepire l’organismo un insieme coeso di organi e sistemi; divenire consapevoli che l’Io corporeo è l’intermediario tra il mondo psichico e quello corporeo.

Scopo dell’approccio sopracitato è quello di indurre la persona a prendere coscienza di queste parti che sono psicologiche, corporee ed emozionali e di favorire il processo di integrazione attraverso pratiche di consapevolezza corporea, esercizi di tensione e rilassamento, tecniche di respirazione, fantasie guidate e pratiche meditative dinamiche.

La terapia corporea come risorsa per liberarsi da ansia e paure

Lo scopo è quello di arrivare a sviluppare un livello di consapevolezza superiore che consenta di percepirsi come un tutto integrato, in sintonia con le intuizioni di W. Reich.

E’ importante partire dall’osservazione della postura, dal modo di muoversi e di esprimersi della persona, tenendo in considerazione il livello energetico con cui parla e con cui e tende ad intenzionare con il gesto (indicare, affermare, steringere la mano, ecc.), ma anche il suo sguardo e il suo respiro.

Si procede quindi indagando tutti i movimenti e poi stimolando l’utilizzo delle singole funzioni, fino ad arrivare ad una performance complessiva in modo da far sperimentare la possibilità dell’integrazione fra le parti scisse, anche attraverso il confronto con i sentimenti conflittuali.

L’indagine, la scoperta ed il lavoro integrante consentono di accrescere il senso di autoefficacia, incrementando le proprie competenze relative al successo nel viaggio verso la conoscenza del Sé.

E’ attraverso la messa in gioco di se stessi che è possibile rendersi conto di quanto si è capaci di riuscire e di meravigliarsi riguardo a quanto siamo in grado di esprimere.

Sopiti nelle false credenze, adagiati sulle convinzioni erronee circa noi stessi, è facile perdere il senso di integrità e di fiducia. E’ molto fragile l’equilibrio che ci lega alla padronanza di sé ed è altrettanto facile disperdersi nel “Si” quotidiano, dimenticando le radici, l‘individualità e la capacità di stare sulle proprie gambe.

La perdita di se stessi è la mancanza improvvisa di unione fra le parti che si rivelano posseduti di vita autonoma e quindi indipendenti dall’Io. Ne deriva la forte sensazione della perdita di controllo, il non sentirsi più presenti negli occhi, nella capacità di guardare, di osservare, ma anche di prendere per sé, di allontanare e di radicarsi.

Riscoprire e potenziare la funzione dell’Io-corpo consente di riacquisire il controllo e la coordinazione spaziale in modo da risvegliare la sensazione che, dietro ad ogni movimento, per quanto minimo, è il riflesso di un insieme, di un tutto integrato e che, nella sua esecuzione, coinvolge l’intero organismo.

Sperimentare il corpo nelle aperture e chiusure, nelle andature rigide e rilassate, nel sollevare, schiacciare e premere, significa attivare vissuti che ci riguardano da vicino, facendo provare sensazioni legati al fastidio o al piacere. Lo stare con la testa abbassata può essere fastidioso ma può essere sentito come familiare, come un atteggiamento che ci appartiene e che la riconduciamo ad una qualche sottomissione, familiare o lavorativa che sia.

Ogni contrazione è frutto di un’emozione congelata riconducibile a un’esperienza passata

Tali comportamenti uniti alle sensazioni possono essere indagati terapeuticamente perché ogni movimento, ogni contrazione è frutto di un’emozione congelata ricollegabile ad un’esperienza passata.
Osservazione, scoperta ed integrazione sono passi fondamentali per recuperare la perdita del controllo e della presenza di sé nel corpo e, di conseguenza, della realtà.

Il lavoro sullo sguardo, sulla tensione oculare, integrato con il movimento e la stasi, nell’ascolto del respiro consentono di poter sperimentare il senso della riappropriazione di sé e delle capacità soggettive.

E’ normale che la dimensione emozionale sia centrale in questo lavoro che oscilla fra il mentale ed il corporeo, tra psiche e corpo.
Il respiro è la funzione vitale degli esseri viventi ed è il primo e ultimo atto della vita; si tratta della funzione che unifica ed integra il funzionamento dell’intero organismo l’organismo.

Le emozioni sentite e vissute nel nostro corpo sono accompagnate dal respiro che assume forme ed intensità diverse a seconda delle situazioni vissute o immaginate.

Nella situazioni in cui proviamo ansia è possibile avvertire una costrizione alla gola, un blocco toracico o diaframmatico con sensazione di “pressioni” sullo sterno.

Il corpo può far emergere dolori intercostali, fitte all’altezza dello stomaco e manifestare atteggiamenti come le spalle chiuse in avanti per impedire alle costole di espandersi.

Il collo può irrigidirsi ed i muscoli dorsali contrarsi arrivando persino ad impedire il corretto funzionamento del bacino e, di conseguenza, della deambulazione.

L’uomo quindi respira con tutto il corpo e il modo in cui respiriamo suggerisce chi siamo.

E’ importante, durante gli esercizi di respirazione, accompagnare la persona a volgere lo sguardo dentro se stessa, così da provare a “vedere” il proprio respiro.
 E’ importante, in posizione seduta, sdraiata o in piedi, indurre sensazioni di abbandono che può far riscoprire vissuti trascorsi di dipendenza. In questo senso di abbandono si può ripartire alla costruzione insieme al soggetto della fiducia e del senso della sicurezza in sé, promuovendo l’autonomia.

Riuscire progressivamente a chiudere gli occhi significa permettersi di dare fiducia all’altro e, farlo con gli occhi aperti non controllanti e non allarmati vuol dire nutrire fiducia in se stessi e nella propria autonomia. Vuol dire avere acquisito quella sicurezza tale da poter finalmente guardare in faccia la realtà senza paura, timore o vergogna. 
E’ l’obiettivo finale da raggiungere dopo aver acquisito finalmente la capacità di abbandonarsi, regredire e dipendere senza timori.

In relazione alla capacità acquisita di potersi rilassare è possibile facilitare ed incoraggiare una respirazione completa che coinvolga addome, diaframma, petto, spalle, bacino e gambe.

Una respirazione fluida che, come un’onda pervade tutto l’organismo permette di contattare con sicurezza la realtà circostante. Dopo aver allora sperimentato la respirazione in posizione di radicamento, centrati sullo stare sulle proprie gambe è possibile lavorare sulla deambulazione, sperimentando camminate lente, veloci, in punta di piedi, sui talloni, con la parte esterna o interna del piede.

L’ansia è il frutto di una mancata integrazione tra diversi aspetti

In sintesi, gli aspetti ansiogeni sono ricollegabili alla mancanza dell’integrazione tra l’aspetto relazionale, quello della fiducia e quello dell’investimento corporeo. La mancanza dell’attivazione funzionale, contemporanea e integrata, delle diverse parti dell’organismo non consente di far percepire al soggetto il senso di sé come un’unità.

I conflitti emozionali, i rimuginii continui, le paure paralizzanti fanno da spia a questa mancanza di integrazione, mettendo in risalto l’impiego di energie ed i fallimenti nel tentativo di tenere insieme queste parti scisse.

La massificazione delle emozioni, vissute e non elaborate, avvertite man non accolte, divengono una carica pericolosa ed il soggetto, piuttosto che esplodere, sceglie la destrutturazione per non compromettersi definitivamente. L’obiettivo del lavoro corporeo è quello allora di promuovere l’autonomia, la coordinazione fra le parti integrate, il contatto con il sé profondo e, finalmente, la sperimentazione del piacere e della pienezza di vivere.

A cura di Andrea Guerrini, psicologo e pedagogista
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