Lo shopping è terapeutico e per questo direttamente ricollegabile al nostro umore. Andiamo a far compere quando abbiamo bisogno di riflettere, passeggiamo fra i negozi con sguardo famelico, guardiamo le vetrine e fra una presa di coscienza e un nuovo paio di scarpe ritroviamo la serenità. – (Sonia T. Grispo)
Vi siete mai chiesti perché ci sentiamo così liberi e soddisfatti dopo aver comprato un bel paio di scarpe o un vestito che ci sta benissimo?
Le capacità emotive necessarie per fare shopping
Eppure lo shopping è quasi un lavoro, richiede:
- Capacità di selezione in mezzo a una sovrastimolazione oculare a cui le vetrine quotidianamente ci sottopongono;
- Buona memoria: ricordare cosa si ha già per non ripetersi e cosa non potremmo comprare mai perché non abbiamo nulla con cui abbinare quel capo;
- Capacità di resistere alla frustrazione incombente che hainoi non tutto ci può star bene: se siam troppo magre/i faremo i conti con gli abiti che sembran dei pigiami indosso a noi o, per le donne, a scollature che ci fan dimenticare di avere un seno; se siamo robusti/e dovremo fare i conti con la taglia che non troveremo mai e con l’invidia per chi ci è vicino che invece sfoggia il suo fisico stellare;
- Essere degli ottimi matematici: riuscire a fare un rapporto qualità/prezzo sulla base delle nostre possibilità economiche, senza esser troppo taccagni e viceversa senza innamorarsi di cose che sappiamo non metteremo mai;
- Versatilità: acquistare capi che sappiamo che riusciremo a sfruttare quasi quotidianamente, senza fare la muffa nell’armadio;
- Buon gusto: trovare capi che valorizzino le nostre risorse e nascondino i nostri difetti, perché tutti li abbiamo e siam carini proprio per questo;
- Pazienza: non sfiduciarsi troppo presto perché prima o poi sarà il capo che cerchiamo a trovare noi e non viceversa;
- Convinzione: capacità di non farsi ammaliare dai spesso falsi consigli dei commessi, ma capire davvero cosa ci sta bene e cosa no sulla base dei nostri gusti e non di quelli degli altri;
- Determinazione: non essere troppo indecisi e non rimandare, perché quando poi avremo deciso sarà troppo tardi perché quelle scarpe le avrà comprato qualcun altro;
- Per le mamme e i papà: avere la capacità di comprare le cose per sé stessi, senza tornare a casa colmi di buste solo ed esclusivamente per i propri piccoli.
Che fatica eh? Eppure riusciamo a sintonizzare tutte queste capacità e a farne un momento di svago e rilassamento (non per tutti).
Perché lo shopping ci appaga
Lo shopping ci appaga perché facciamo un regalo a noi stessi, è come se ci premiassimo da soli, è un atto di autostima, è meritarsi qualcosa che ci piace, è trovare qualcosa che crediamo ci faccia sentire ancor più belli.
Lo shopping ci permette di donarci uno spazio tutto per noi, un momento in cui il cervello è sì impegnato tecnicamente a fare tutte le cose su citate, ma ci permette di staccare la spina dai problemi quotidiani, dal lavoro, da una relazione d’amore che non va, dalla propria insoddisfazione, respiriamo a pieni polmoni e siamo solo noi alla ricerca, seppur materiale, di cose belle.
Viviamo in una società fondata sul consumismo, pertanto è difficile, se non impossibile, esimersi dalla concretezza (la res cogitans di Cartesio) e trovare beneficio solo dalle cose immateriali, che, non dimentichiamo, sono il fulcro della nostra serenità.
Chi non trae piacere dallo shopping
Ci sono soggetti che invece non traggono piacere dallo shopping, per di più uomini, sono quei soggetti che non riescono a lasciarsi andare, in cui il Super Io di Freud è rigido e fermo, sono persone che si fanno soccombere dall’angoscia di non trovare nulla di adatto al proprio fisico o dal fatto di non avere la disponibilità economica per acquistare tutto ciò che vorremmo (o che purtroppo proprio non è possibile per noi comuni mortali). O ancora personalità fragili che vivono lo shopping come una missione da dover affrontare per forza per non andar in giro nudi, poiché vivono male il rapporto col proprio corpo.
I soldi non van messi sotto il cuscino, ma spendeteli, con parsimonia, per la vostra felicità.
Miriam Cassandra, Psicoterapeuta cognitivo-interpersonale
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