Pensiero divergente e pensiero convergente

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Molti sono gli autori che nel corso del tempo si sono interrogati sulle funzioni e l’origine della creatività. Uno dei concetti di creatività che più mi piace è quello dello psicanalista Winnicott che considera la creatività universale, quindi, ciò significa che tutti siamo creativi e tutti abbiamo la facoltà di esserlo. Secondo l’autore la creatività è il modo in cui l’individuo interagisce con il mondo esterno, essere creativi significa essere vivi, essere ricchi dentro e non è solo una peculiarità propria del grande artista, ma è creativo anche ‘adolescente che trova una strategia per conquistare la sua amata.

L’intima relazione tra curiosità e creatività

Una teoria, un po’ più attuale, è quella dello psicologo statunitense Bruner (Bruner, La mente a più dimensioni, 1988) che, durante la seconda metà del 900, ha spiegato l’atto creativo come la capacità di dare vita a una sorpresa produttiva che deriva dalla scoperta di qualcosa di nuovo. Vi siete mai chiesti qual è la miccia che ci sorprende? Pensateci un attimo, è lei, la curiosità e il piacere di sentirsi i primi e chissà magari gli unici, a scoprire qualcosa di nuovo che nessuno ha scoperto prima.

La “teoria dell’associazionaria della creatività” di Mednick (Mednick, 1962), invece, lascia meno spazio al lato emotivo, spiega la creatività come la capacità di trovare associazioni insolite e improbabili alle situazioni. Di solito il soggetto, per economia, utilizza le soluzioni più immediate e veloci, senza “perder tempo” a cercare altre alternative. Il creativo invece, al fine di trovare soluzioni differenti allo stesso problema ci mette più tempo. Ecco perché per tanto tempo la creatività è stata poco valorizzata a scuola. Dare valore alla creatività significa saper aspettare, significa pensare, ascoltare, vedere una questione sotto più sfaccettature e la scuola va veloce, ha programmi da portare a termine e spesso si ritiene più importante sapere dove si coltiva la barbabietola da zucchero che stimolare il pensiero creativo nello studente.

Essere creativi non significa necessariamente andare oltre gli schemi e quindi non rispettare le regole, ma si può essere creativi semplicemente offrendo un punto di vista differente dello stesso argomento e trovando soluzioni che potrebbero essere per di più, più efficaci.

Il pensiero divergente e il pensiero convergente

Un altro autore che punta tutto sul concetto di creatività è lo psicologo statunitense Guilford (Guilford, 1967) col suo pensiero divergente, la capacità di produrre una serie di possibili soluzioni alternative a una data questione, in particolare un problema che non preveda un’unica soluzione corretta. Il pensiero divergente è misurato da tre indici:

  • fluidità, parametro quantitativo che valuta la numerosità delle idee prodotte;
  • flessibilità, rappresenta la capacità di adottare strategie diverse e l’elasticità nel passare da un compito a un altro che richieda un approccio differente;
  • originalità, attitudine a formulare idee uniche e personali, differenti da quelle prodotte dalla maggioranza.

Questa teoria lo contrappone al pensiero convergente, senza una superiorità di un modello rispetto all’altro, quanto piuttosto una complementarità, a seconda della natura del problema da affrontare.

Secondo Bruner (Bruner, 1956), il pensiero creativo è olistico, poiché produce risposte che hanno un’ampiezza superiore alla somma delle loro parti, al contrario del pensiero convergente che genera risposte in maniera algoritmica.

I comuni test d’intelligenza, a risposta chiusa, valutano il pensiero convergente, mentre per il pensiero divergente può essere dimostrato solo con test a risposta aperta. Secondo gli studi di Hudson (Hudson, 1967), nel passaggio alle scuole secondarie gli alunni che manifestano un alto grado di divergenza tendono a specializzarsi nelle discipline artistiche e gli alunni che manifestano un alto grado di convergenza tendono a specializzarsi nelle discipline scientifiche.

In generale, in ambiente scolastico viene maggiormente incentivato il pensiero convergente rispetto a quello divergente; secondo le ricerche di Getzels e Jackson (Jackson & Getzels, 2011), gli alunni con alto grado di divergenza sono accolti meno favorevolmente degli altri.

Siamo soliti ragionare per schemi mentali, in una società che ha sempre privilegiato la velocità e il pensiero convergente. A tal proposito, ,i viene in mente il dipinto di Magritte “La Trahison des images” in cui è chiaramente rappresentata una pipa e sotto l’immagine è scritto “Ceci n’est pas une pipe” (questa non è una pipa).

Chi osserva rimane di solito interdetto, perché viene messa in discussione una certezza della realtà, data da un’immagine familiare che evidentemente rappresenta una pipa? Chi guarda così può mettere in gioco la sua creatività ovvero chiedersi: “e se non è una pipa, cosa sarà mai?”, “Cosa avrà voluto dire l’autore?”. Magritte mette in evidenza come la realtà sia differente dalla rappresentazione: “Si può fumare una pipa su un quadro? No, e allora non è una pipa”.

Un soggetto abituato a ragionare col pensiero che De Bono (De Bono, 1998) chiamerebbe verticale, rimarrebbe un attimo disorientato, è chiaramente una pipa, non può essere altrimenti. Ecco che la creatività ci permette di andare oltre il mero oggetto e la sua funzione, guardando il quadro di Magritte possiamo per associazione, come direbbero gli associazionisti, pensare alla pipa che fumava nostro nonno di fronte al camino acceso e immaginare di creare un nuovo design di pipe o possiamo pensare ad altre funzioni alternative che può avere la pipa.

Bibliografia
Bruner, J. (1956). Il pensiero: strategie e categorie. New York.
Bruner, J. (1988). La mente a più dimensioni.
De Bono, E. (1998). Creatività e pensiero laterale. Milano: Rizzoli.
Getzels, J. W. (s.d.). Creativity and Intelligence.
Guilford, J. P. (1967). The Nature of Human Intelligence.
Hudson, L. (1967). A Psychological Study of the English Schoolboy.
Jackson , P., & Getzels, J. (2011). Creativity and Intelligence.
Mednick, S. A. (1962). The associative basis of creativity.

Autore: Miriam Cassandra, Psicoterapeuta cognitivo-interpersonale