Non tutte le storie d’amore sono per sempre, “l’amore è eterno finché dura”. E le storie d’amore terminate sono una buona palestra per migliorarci nelle relazioni successive, se non ne traiamo insegnamento può succedere purtroppo che in ogni relazione successiva ci portiamo dietro il peggio di noi; strascichi di scarsa autostima, aggressività non correttamente canalizzata, senso di frustrazione e impotenza, bisogno viscerale di essere accettati…
La forza dell’amore sta nel saper incastrare, come in un puzzle da mille pezzi con un’immagine astratta, ogni tassello al posto giusto affinché tutte le nostre debolezze raggiungano la dimensione adeguata senza andarsi a schiantare con le insicurezze dell’altro.
Questo incastro è un gioco difficile e decisamente impegnativo, non tutti hanno la pazienza di aspettare, di sbagliare pezzo senza arrabbiarsi e buttare tutto all’aria, senza innervosirsi. Non tutti hanno l’attenzione di osservare scrupolosamente l’immagine da completare.
Solo i più forti e tenaci riescono a concludere quel puzzle, spinti dal desiderio (amore per il partner, voglia di benessere di coppia e non solo individuale) di portare a termine un obiettivo.
Quando però questo puzzle non viene completato e non ci si vuole assumere alcuna responsabilità, si accusa l’altro di non essersi impegnato abbastanza o di averne ostruita, in un modo o nell’altro, la conclusione. Scaturisce la rabbia nei confronti dell’altro di non essersi incastrato perfettamente come noi volevamo, spesso e volentieri senza mettersi in discussione e senza rendersi affatto conto che quel puzzle è fatto a quattro mani, per cui se viene meno anche solo una mano, il lavoro sarà inevitabilmente più lento e difficile da terminare.
La rabbia nei confronti del partner non viene superata e alle volte dura tutta la vita, soprattutto in quei soggetti che non ammettono i propri errori e di conseguenza non sono capaci di perdonare quelli fatti dagli altri.
È possibile mantenere l’amicizia con un ex?
La situazione si fa peggiore quando nessuno dei due partner riconosce di avere delle responsabilità nel fallimento di una relazione, lì si crea una vera e propria bomba, pronta ad esplodere ogni qual volta ci si vede.
In quei casi, no, l’amicizia non è possibile, perché ogni incontro si trasforma in un ring in cui ogni accusa corrisponde a un pugno nello stomaco. Così la rabbia e l’ira si acuiscono, creando rancore, frustrazione, sensazione di non essere compresi dall’altro che vanno a offuscare tutti i momenti positivi passati assieme e lasciando solo un ricordo negativo di una relazione che inevitabilmente avrà avuto qualcosa di bello, seppur magari esiguo.
L’amicizia tra persone che si sono amate diventa un’ottima risorsa da sfruttare a vantaggio del proprio benessere psicologico, poiché se c’è stato amore in passato, possiamo conservare piacevolmente qualcosa di buono.
Compreso che non si è più in grado di portare avanti una relazione d’amore perché ad esempio vi è una progettualità non condivisa o per motivi di lavoro si è costretti a stare lontani oppure ci sono degli aspetti che non riusciamo proprio ad accettare dell’altro, allora abbiamo una buona base per creare un rapporto solido d’amicizia.
Se abbiamo scelto quella persona, proprio quella, in mezzo a tante, significa che qualcosa di buono da darci e lasciarci ce l’ha quasi sicuramente, per cui perché perderla? Può rappresentare per noi un punto di riferimento, una telefonata da fare per sapere come vanno le nostre vite, un sostegno in un momento di sconforto, ma anche un aiuto concreto se in difficoltà.
Se l’amore è realmente finito e c’è la consapevolezza da entrambe le parti che insieme non si sta bene non può che nascere un rapporto costruttivo basato sul rispetto e la fiducia.
Per arrivare a un tale livello di maturità c’è bisogno però di tempo, bisogna darsi e concedersi tempo; quando finisce una relazione siamo invasi da una moltitudine di sentimenti positivi e negativi che non sappiamo gestire, dobbiamo affrontare un lutto che va a concludersi con la rassegnazione.
Rassegnarsi è un gesto di grande coraggio e coscienza, si ha la forza di lasciar andare l’altro alla sua vita, ad una vita in cui non siamo più noi il suo compagno di viaggio.
Rassegnarsi significa avere la forza di rimanere soli e di rendersi conto che la strada da percorrere nella nostra esistenza ha bisogno di qualcuno che ci faccia respirare meglio e non abbatterci a ogni salita che incontriamo; significa accettare di fare un tratto a piedi soli con la possibilità di rimanere soli anche durante tutto il nostro cammino, ma meglio soli che con qualcuno che ti affatica.
Dopo la rassegnazione c’è la rinascita di sé, con la riscoperta delle nostre qualità interiori e finché non risboccia l’amicizia non è affatto possibile mantenere una forte vicinanza: un ritorno di fiamma è solo raramente funzionale, anzi va a prolungare il lungo e faticoso processo di superamento della perdita.
Ognuno di noi ha i suoi tempi, non c’è una durata precisa; fonte di grande audacia è rispettare i tempi dell’altro, non affrettarsi, aspettare, solo dopo sarà possibile, se veramente forti e consapevoli, salvare un’amicizia che può durare tutta la vita.
Miriam Cassandra, Psicoterapeuta cognitivo-interpersonale
Se ti è piaciuto questo articolo puoi seguirci sulla Pagina Ufficiale di Psicoadvisor o nel nostro gruppo Dentro la Psiche. Puoi anche iscriverti alla nostra newsletter. Puoi leggere altri miei articoli cliccando su *questa pagina*.