Già dal secolo scorso studi scientifici ed esperimenti sul campo della meccanica quantistica hanno indagato su un fenomeno innovativo che ha cambiato il modo di approcciarsi alla realtà: parliamo della connessione non-locale tra particelle, chiamata in inglese entanglement, che in italiano traduciamo come “intreccio”.
Questo cambiamento di rotta ha coinvolto l’intero panorama scientifico, dalla fisica, fino alle scienze psicologiche. In ambito delle relazioni umane, questo concetto richiama molto il modo di pensare correlato alla fede, al credere che ci siano delle particolari connessioni mistiche e inspiegabili che regolano l’Universo. Lo si evince dai vari trascritti di cui oggi abbiamo ancora memoria.
Nella storia dell’Umanità, c’è stato un momento in cui si credeva imprescindibilmente a qualsiasi fenomeno accadesse senza cercare nessuna reale spiegazione, un periodo in cui non si perdeva tempo ad approfondire con la ricerca scientifica, ma si attribuiva al caso qualsiasi evento. Successivamente la scienza ha finalmente dato un senso e un significato a molte situazioni ritenute un segno del caso o del destino, un segno di Dio, un miracolo. Oggi i fisici quantistici hanno scoperto una straordinaria capacità delle particelle quantiche, quasi magica: quella di influenzarsi istantaneamente a vicenda, anche a distanza, presentando un legame che va al di là del tempo e dello spazio.
Il concetto di Entanglement o intreccio
L’astrofisico Teodorani ha avviato una serie di esperimenti sulle particelle elementari e sul loro peculiare comportamento (Teodorani, 2015). Tra i vari esperimenti esposti, ne riporta uno particolarmente significativo, effettuato nel 1982 su coppie di fotoni dal fisico sperimentale francese Alain Aspect: egli utilizzò un fascio atomico di calcio come sorgente di fotoni entangled.
Gli atomi venivano eccitati da un laser. Quando scendeva di due livelli energetici, l’elettrone emetteva talvolta una coppia di fotoni entagled. Proviamo a correlare questo esperimento alle relazioni affettive: a questo punto i due fotoni (i due amati) venivano poi (per cause esterne) separati e lanciati in direzioni opposte verso rivelatori lontani (verso due destini distanti).
Questo test dimostrò che ogni volta che uno dei due fotoni (uno dei due amati) deviava dalla sua traiettoria (cambiava strada) a causa del filtro posto sul suo percorso, succedeva che anche l’altro (l’altro amato) che si trovava a viaggiare in direzione opposta effettuava istantaneamente una deviazione, nonostante si trovasse separato dal primo (Aspect, 1976).
In tal modo venne dimostrata l’esistenza del meccanismo dell’entanglement, ovvero di un fenomeno non-locale dove due particelle si influenzano a vicenda istantaneamente. Riferito in termini di relazioni umane, due persone che si amano si possono condizionare vicendevolmente senza neanche saperlo.
La più interessante applicazione del fenomeno dell’entanglement è il teletrasporto quantistico che permette di trasferire lo stato fisico di una particella a un’altra particella, anche molto lontana dalla prima. Sembra fantascientifico e invece nel 1997 due gruppi di ricerca – uno diretto da Anton Zeilinger a Vienna, l’altro da Francesco De Martini dell’Università La Sapienza di Roma riuscirono a teletrasportare un singolo fotone (Zeilinger, 2012).
Cosa c’entra la psicologia in tutto ciò, qual è la ripercussione sulle relazioni interpersonali?
Proviamo a riprendere la formula: “La capacità di influenzarsi istantaneamente a vicenda, anche a distanza, presentando un legame che va al di là del tempo e dello spazio”. Che significa tutto ciò? Vuol dire che chi ha percorsi comuni, chi ha vissuti similari si riconosce, è come se le reazioni chimico-fisiche ci indirizzassero verso chi è più vicino a noi. Pensateci bene, quante persone incontriamo sulla nostra strada durante la vita? Colleghi di lavoro, conoscenti, amici, compagni di classe… non li abbiamo mai contati, ma sono sicuramente tanti! Eppure le persone che scegliamo al nostro fianco sono veramente poche.
Ci si sceglie, quasi magicamente, ci si incastra, il fatidico colpo di fulmine non è che l’applicazione di questo principio quantistico. Perché faccio amicizia con una persona anziché un’altra, solo per i valori comuni? Solo perché ci sta simpatica? O solo perché è l’unica che ci ascolta. Perché scegliamo un partner anziché un altro: perché ci ha scelto lui? Perché è carino? Perché è gentile? Anche, sicuramente, ma ci sono degli aspetti viscerali che vanno ben oltre l’apparenza, oltre ciò che palesemente balza ai nostri occhi. Vi sono delle affinità che non possiamo tralasciare, quelle di cui già parlava Johann Wolfgang von Goethe nel lontano 1809 ovvero affinità chimiche, proprietà degli elementi chimici che hanno la tendenza a legarsi con alcune sostanze a scapito di altre (Goethe, 1809).
Incredibilmente possiamo allora spiegare le nostre relazioni affettive grazie alla chimica e alla fisica quantistica che si intrecciano con le collusioni psicologiche. Due persone che si amano quindi anche se separate dalla distanza a causa del lavoro o di necessità familiari, riescono a mantenere saldo un rapporto che va al di là del tempo e dello spazio, nulla può scalfire quella solidità, quel castello che si è costruito mattone dopo mattone.
Ciò vale anche nell’amicizia, si pensi a questo esempio: due amici possiedono due monete, una d’oro e una di rame, e se le dividono a caso senza guardarle; poi uno parte e va ai confini dell’universo. Appena uno dei due guarda la propria moneta sa istantaneamente quale moneta ha l’altro. Fermiamoci allora un attimo a pensare a chi scegliamo che sia presente nella nostra vita, non ignoriamo le connessioni che potrebbero far sì che la felicità alberghi ogni giorno dentro di noi.
Autore: Miriam Cassandra, Psicoterapeuta cognitivo-interpersonale
Bibliografia
Aspect, A. (1976). Proposed experiment to test nonseparability of quantum mechanics. American Physical Society.
Goethe, J. W. (1809). Le affinità elettive (2008 ed. Garzanti). Libro gratis per Kindle.
Teodorani, M. (2015). Entanglement. L’intreccio nel mondo quantistico: dalle particelle alla coscienza. Macro Edizioni.
Zeilinger, A. (2012). La danza dei fotoni. Da Einstein al teletrasporto quantistico. Codice Edizioni.