La fine di una relazione d’amore è un vero e proprio lutto, quando si tratta di una relazione intensa l’elaborazione della perdita prevede le stesse difficoltà con implicazioni talvolta più complesse, perché quando muore una persona cara, non abbiamo nessuna responsabilità, mentre quando perdiamo qualcuno, vengono messi in scena una serie di sentimenti contrastanti che fanno a pugni nel nostro cuore e nel nostro cervello. Sare male per la chiusura di un rapporto è quindi assolutamente normale. Viene meno la quotidianità, il buongiorno al mattino, la condivisione delle proprie esperienze, l’avere sempre al fianco una spalla su cui contare. Non dobbiamo più decidere assieme cosa fare di quella giornata in base ai nostri impegni: cosa mangiare, dove andare, con chi stare.
Non abbiamo più la stessa persona con cui vedere un film, con cui abbracciarsi durante la notte, a cui dare il primo e ultimo bacio della giornata. Gli amici cambiano, alcuni restano, altri vanno, il sociale non è più con qualcuno con cui ridere e commentare quando si torna a casa, non è più fatto di condivisione, confronto, ascolto. Non ci sono più baci sulle labbra, non ci sono più carezze, non si fa più l’amore e non si cammina mano nella mano con nessuno.
Come superare il lutto dopo la fine di una storia d’amore
Come si supera tutto questo dolore? C’è una fine? C’è uno spiraglio alla fine di questo tunnel oscuro? “Trovami un modo semplice per uscirne” cantavano i Verdena, gruppo rock italiano. Qualcuno dice di sì. La psicologa svizzera Elisabeth Kübler Ross nel 1970 mentre lavorava con i malati terminali ha elaborato un modello per l’elaborazione del lutto per la perdita di una persona cara o quando gli viene diagnosticata una malattia. Vediamo insieme quali sono: depressione (non sarà più come prima), patteggiamento (salviamo il salvabile), accettazione (mettiamoci l’animo in pace).
Fase della negazione/rifiuto: “No, non ci credo!” detta anche di isolamento, la persona non realizza ancora cosa sta succedendo e non crede stia succedendo per davvero, è una fase molto importante in cui vi è la rielaborazione di ciò che è successo, ma se non si ha consapevolezza non riusciremo a superare la chiusura della relazione.
Fase di rabbia
“Perché proprio a me?”. Ci guardiamo attorno e vediamo tutti felici, mentre non riusciamo a capacitarci che stia succedendo proprio a noi, la rabbia è verso sé stessi per non essere riusciti a mantenere una relazione in piedi e verso l’altro per non esserci riusciti a capire. Si manifesta attraverso accuse sui vari social, messaggi ad altri, frecciatine e nei casi più gravi con la violenza fisica contro l’altro. Si prova forte risentimento verso l’ex partner, verso tutti, ci sentiamo “i soliti sfigati”.
Qualsiasi cosa ci dicano per farci stare meglio non serve a nulla, non fa che farci stare peggio e far risalire in gola tutto il nostro risentimento. Incolpiamo chi ci sta vicino che non ha fatto nulla per non aver salvato il nostro rapporto, deresponsabilizzandoci, affibbiando agli altri una responsabilità che è solo ed esclusivamente della coppia.
Fase di negoziazione
Si inizia a riflettere sul serio sulle proprie e altrui responsabilità, perché ricordate che per cambiare dobbiamo partire prima da noi stessi. Questa è la fase più complicata in cui tornare indietro è un attimo, siamo pronti a chiede scusa anche per le cose che non abbiamo fatto, in un battibaleno si cancella tutto lo sforzo e il dolore che abbiamo affrontato con una gomma da cancellare.
Siamo pronti a rimetterci in gioco e convinti del fatto che magicamente tutto cambierà. In alternativa, si troverà subito un sostituto con cui riempire quel vuoto in cui proprio non ci sa stare in quanto la nostra autostima adesso vacilla, perché non è stabile, ma dipende dalle conferme che ci dava l’altro e ora non c’è più.
Fase di depressione
Arriva la fase della consapevolezza che non c’è proprio più nulla da fare, questa è davvero dura da accettare perché quelle tre precedenti, hanno nell’aria quella falsa speranza che tutto possa ricominciare, che qualcosa possa cambiare e che l’amore, il nostro, salverà il mondo. Da qui in poi una volta toccato il fondo è ora di risalire, di qui in poi deve iniziare a balenarsi l’idea di una reazione, di mettere in gioco tutte le nostre risorse per ritornare a essere quelli che eravamo
Fase di accettazione
Incredibile, è fatta! Sì, sì, ce l’abbiamo fatta, ah e non siamo i soliti sfigati, siamo quelli fighi che sorridono al mondo. La ferita c’è e non si nega, ma la porta del nostro cuore è chiusa a chiave e abbiamo anche cambiato serratura. Si impara sempre dai nostri errori, se è finita sicuramente una parte di responsabilità è la nostra, iniziamo a lavorare su noi stessi e a respirare aria di cambiamento. In questa fase, non si è più chiusi al mondo, bensì gli amici e i parenti diventano delle ali importanti per spiccare il volo.
Non abbiate mai paura d’amare il prossimo, che l’amore è una cosa bella!
Autore: Miriam Cassandra, Psicoterapeuta cognitivo-interpersonale