Un accumulatore seriale si riconosce subito: basta entrargli in casa per constatare la marea di oggetti inutili che conserva. Bada bene, non parliamo dei classici vestiti che “li conservo perché non si sa mai”, questo comportamento non ha nulla a che vedere con gli accumulatori seriali.
Un accumulatore seriale non si limita a conservare qualche paio di jeans perché magari in futuro potrà indossarli.
L’accumulatore seriale soffre di un disturbo noto come disposofobia o più comunemente “disturbo da accumulo compulsivo. Spesso confuso con la sindrome di Diogene. Eh sì, si tratta di una vera e propria “malattia“, meglio definita come condizione invalidante.
L’esordio
L’accumulatore seriale, quando inizia la sua opera, lo fa in sordina: nessuno ci fa caso. Per iniziare, decide di occupare un piccolo spazio con “le sue cose“.
Inizia da un cassetto, un armadio, una mensola… poi, gradualmente espande i suoi beni che finiscono per occupare uno spazio importante della casa sottraendolo a oggetti che potrebbero essere davvero utili.
In casi estremi, gli accumulatori seriali trasformano intere stanze in magazzini! Questo tema è così affascinante che su Real Time, anni fa, ebbe molto successo la serie americana “Sepolti in casa”.
Mettendo da parte gli stereotipi, vediamo come si diventa accumulatori seriali e quali sono le cause della sindrome di Diogene.
Disturbo da accumulo compulsivo
I sinonimi sono tanti: disposofobia, accumulo patologico, accaparramento compulsivo, mentalità Messie o sillogomania… tanti nomi per indicare il medesimo disturbo, quello dell’accumulo compulsivo.
Non esiste una definizione chiara del disturbo in quanto non è riconosciuto come un “disturbo a sé” ma come una caratteristica chiave in diversi disagi. Spesso, infatti, è associato a un disturbo ossessivo compulsivo o altri disturbi d’ansia. Gli autori Frost e Hartl (1996) stilano le caratteristiche dell’accumulatore seriale:
- Accumula oggetti senza riuscire a disfarsi di doppioni o, più in generale, del superfluo.
- Conserva un gran numero di beni inutili o di scarso valore.
- Dispone di spazi vitali completamente occupati dai beni superflui.
- L’accaparramento compulsivo crea disagio significativo arrecando danni funzionali (caos in casa, impossibilità di trovare spazio per conservare cose utili, confusione diffusa…).
- Ritrosia o incapacità a restituire oggetti presi in prestito (l’accaparramento compulsivo potrebbe sfociare nella a cleptomania o furto).
Gli accumulatori seriali considerano ogni oggetto accumulato come rilevante e degno di essere conservato. A mio parere, esistono poi tre tipi ben distinti di accumulatori seriali:
- Chi non riesce a decidere quali oggetti sono realmente preziosi e quali sono inutili e andrebbero gettati via.
- L’accumulatore seriale che sa distinguere oggetti utili da oggetti inutili ma che comunque non riesce a disfarsene.
- Accumulatori seriali di animali (gatti, cani e altri animali domestici, soprattutto trovatelli).
Questa classificazione non è citata in altre fonti ma, a mio parere, è considerevole.
Il motivo?
Chi appartiene alla prima categoria conserva gli oggetti con il principio “mi potrebbero sempre servire” oppure “non si sa mai nella vita…” e sicuramente, qualora voglia iniziare un percorso per “uscirne” avrà più difficoltà a discernere ciò che è utile da ciò che è superfluo. Aiutare queste persone a fare ordine è particolarmente difficile.
L’accumulatore seriale che appartiene alla seconda categoria è più “sentimentale”. Accumula oggetti senza un apparente motivo, anche se sa che sono inutili. In questa seconda categoria rientra chi conserva le scatole dei medicinali, chi non riesce a gettare via etichette, scontrini, vecchie riviste, scatole… Qui l’accumulo non nasce da un “non si sa mai, mi potrebbero servire” ma da una sorta di legame emotivo che si instaura con gli oggetti.
In ogni caso, si suppone che gli accumulatori seriali abbiano una storia personale caratterizzata da ammutinamento emotivo, mancata accettazione del sé, mancato sviluppo di una sana autostima e mancanza di cure (emotive/fisiche) nei primi anni di vita.
Accumulatore seriale tipo 1
Buttare qualcosa, per queste persone, potrebbe essere un vero incubo. Gli oggetti vengono accumulati con la percezione che in futuro potrebbero servire. “Se conservo tutto, non dovrò mai affrontare l’errore di aver gettato via qualcosa di sbagliato”. Gli oggetti divengono una base sicura utile per compensare insicurezze di fondo, rimaste inespresse e mai riconosciute.
L’accumulatore non solo non vuole gettare via gli oggetti accumulati ma è anche reticente a regalarli (abiti da dare ai bisognosi, cataste di libri da donare alle librerie…). Questo tipo di accumulatore potrebbe soffrire anche di pistantrofobia, cioè una forma di diffidenza cronica che non gli consente di dare fiducia al prossimo.
Accumulatori seriali tipo 2
Qui, il disturbo da accumulo compulsivo si manifesta con un forte attaccamento emotivo verso gli oggetti accumulati, anche se questi vengono percepiti come poco o per niente utili. In genere, gli oggetti conservati non hanno alcun valore o fanno parte di infinite collezioni.
Queste persone possono essere più disponibili al distacco solo se rassicurate che gli oggetti in questione non saranno gettati, ma custoditi.
Sono più inclini a soffrire di ossessioni, anche riguardo l’ordine e alla simmetria degli stessi oggetti accumulati. In questo contesto, l’accumulo nasce per un’intolleranza alle emozioni negative che l’accumulatore non ha mai imparato a “elaborare e gestire”.
Accumulatore seriale di animali (gatti, cani e altri animali)
L’accumulatore seriale di gatti, nell’immaginario collettivo, è la vecchia gattara dei Simpson! Nella realtà dei fatti, non bisogna essere anziani o ai margini della società per accumulare animali, gatti e cani in primis.
L’accumulatore seriale di animali ha diversi tratti in comune con i due profili precedenti. Qui c’è un’elaborazione in più: accumula animali perché questi sono indifesi e da accudire. Mentre un oggetto non ha bisogno di cure, un animale ne ha.
Nell’animale inerme e indifeso, l’accumulatore seriale rivede se stesso ed è nell’accudimento che compensa la mancanza di cure emotive subita. Non essendo capace di prendersi cura di sé, compensa prendendosi cura degli animali che accudisce.
Perché si accumulano oggetti?
In tutti i casi, gli oggetti accumulati occupano fisicamente un vuoto emotivo e assolvono alla funzione di sopperire a bisogni insoddisfatti di protezione e cura.L’accumulatore seriale riempie i suoi vuoti emotivi con gli oggetti che accaparra. Di fondo, c’è una convinzione: gli oggetti sono più affidabili delle persone. Gli oggetti non causano danni, non possono abbandonare, non possono deludere ne’ manifestare rifiuto. Per questo motivo che nasce e cresce un forte bisogno di accaparramento.
Nota bene: se dai un’importanza enorme agli oggetti, a prescindere dal problema di accumulo, può interessarti l’articolo dedicato all’alessitimia.
Cura: psicoterapia
La psicoterapia è sempre consigliata, il trattamento diventa indispensabile quando il disturbo è invalidante al punto da causare una cattiva gestione degli spazi domestici. La psicoterapia verte sulla promozione delle abilità di categorizzazione (discriminare ciò che utile da oggetti inutili), la promozione delle capacità di gestione emotiva con particolare attenzione all’ansia e alle emozioni negative.
Il primo step consiste nell’educare il paziente a separare le cose essenziali dalle cose sacrificabili e portare ordine nel caos che è diventata la vita. Una psicoterapia con approccio psicodinamico andrà a individuare le cause che hanno innescato le false credenze: perché gli oggetti sono inconsciamente ritenuti più affidabili delle persone? Come è nato quel vuoto emotivo che vuoi colmare? Ogni orientamento vede un differente approccio.
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Salve, trovo gli articoli sempre interessanti. E molte delle problematiche descritte le ho osservate, come questa dell’accumulatore compulsivo; i miei vivono circondati di cianfrusaglie e il problema è che non vogliono liberarsene, con evidenti disagi anche d’igiene; ogni volta che lo faccio notare sempre con calma cercando di dare una mano, cercando di proporre un passo dopo l’altro, purtroppo trovo un muro e più vanno avanti con l’età e più sta peggiorando la cosa. Io non saprei che altro fare quando non c’è consapevolezza dall’altra parte.
Cordiali Saluti