La rabbia è un’emozione positiva o negativa? La rabbia è un’emozione. È un’emozione che ci aiuta a gestire i pericoli e che ci permette di comprendere e di far comprendere all’interlocutore esterno cosa ci ferisce affinché questo possa non accadere più o perlomeno accadere con meno frequenza.
La rabbia ci serve nella vita a difenderci dagli attacchi esterni, a riconoscerli, a evitarli, è pertanto un’emozione fondamentale e di forte aiuto nelle situazioni che giorno dopo giorno affrontiamo.
Rabbia patologica
Quando la rabbia diventa deleteria? La rabbia diventa un “mostro da combattere” quando va ad inficiare tutti i campi della nostra vita o perlomeno i più importanti: vita affettiva, vita lavorativa, relazioni familiari, relazioni con gli amici.
La rabbia diventa incontenibile quando non abbiamo degli spazi sani ove canalizzarla. Diventa incontenibile quando non siamo riusciti a superare ed elaborare delle esperienze negative pregresse, i cui effetti riaffiorano a ogni piccolo evento che riapre una ferita che non si è mai rimarginata completamente.
Vivere con una persona rabbiosa
Stare con una persona rabbiosa e aggressiva è un’autentica sfida. Chi vive accanto a una persona rabbiosa, giorno dopo giorno, viene catapultata in un regime di guerra dove qualsiasi cosa può destare scontento nell’altro, la percezione è quella di non essere più liberi di esprimere sé stessi.
Si vive e convive con la paura di poter rovinare momenti positivi per qualcosa detta a sproposito o per un’azione detta senza considerare sempre tutte le conseguenze che può provocare a discapito dell’altro e di chi gli sta attorno.
Chi è arrabbiato prende qualsiasi cosa come un attacco alla sua persona in maniera totalizzante, se sì dice per esempio: “Amore non mi piace questo piatto che hai cucinato”, egli penserà di non essere un buon cuoco e che tutto ciò che fa non è di gradimento, per cui viene messa in discussione una parte della sua personalità; la sua autostima crolla e sale in base alla sensazione di non essere apprezzati e consequenzialmente di non essere amati, quando noi semplicemente… ritenevamo quella pietanza solo troppo salata e stop!
I soggetti scorbutici, sempre con uno stato d’ira in corpo, sono soggetti che danno importanza a tante cose, troppe! Basta un nonnulla per ferirli scattare! A lungo andare, le persone che li affiancano non vedono più il conflitto (come suggerisce Freud) come una fonte di crescita e arricchimento. Il conflitto viene poi considerato sempre come qualcosa da evitare, perché quando c’è un minimo attrito, questo è sempre fonte di sentimenti profondamente laceranti come sofferenza, tristezza, rancore… Nessuno vorrebbe suscitare questi sentimenti nelle persone care.
In realtà, non funziona così, i conflitti potrebbero essere fonte di arricchimento. Quando il conflitto è ben gestito crea consapevolezza, si ha la coscienza che un conflitto sta avvenendo non per il gusto di creare scompensi, ma perché l’altro con cui ci si scontra ha un bagaglio di esperienze differente e affronta la vita in maniera diversa; diversa non vuole sempre significare sbagliata, ma in queste circostanze è indubbiamente limitante.
Le persone perennemente arrabbiate non accettano benevolmente il cambiamento, sono schematiche, conservazioniste, ancorate a valori concreti, si rapportano al mondo con estrema “tecnica” ed efficacia, spesso sul posto di lavoro sono persone molto efficienti. Nella peggiore delle ipotesi sono però anche persone molto sole, poiché non tollerano l’errore e fanno tabula rasa nelle relazioni, creando un clima di paura e timore.
I soggetti furibondi hanno bisogno di tenere tutto e sempre sotto controllo, ritengono l’imprevisto sempre come qualcosa di negativo da affrontare nel minor tempo possibile, ecco che le loro performance lavorative sono spesso ottime.
Ma la vita è fatta di errori, di imprevisti, di conflitti, eventi che ci fanno sentire vivi e che ci permettono di sviluppare delle capacità nell’affrontare le situazioni che altrimenti non avremmo, ci danno la possibilità di affrontare la sofferenza senza passare alla disperazione, ci permettono di comprendere il valore delle cose belle, ci insegnano a vivere e a essere sempre delle persone migliori.
Perdonare gli errori degli altri ci rende umani e rende umane anche le persone con cui ci interfacciamo, non siamo automi o robot, abbiamo delle debolezze, delle cadute di stile, feriamo l’altro alle volte senza rendercene conto, pensando solo al nostro benessere. Capita a tutti, ma dobbiamo restare umani, siamo fatti di pelle e ossa e non di latta, pertanto le persone rabbiose dovrebbero imparare a perdonare e a perdonarsi soprattutto, poiché la rabbia non solo distrugge le relazioni, ma rovina soprattutto la stabilità emotiva di chi la vive.
Chi vive con un soggetto perennemente arrabbiato può concedersi il lusso di potersi allontanare dalla nebulosità di rabbia, chi è arrabbiato, invece, non può mai allontanarsi da sé stesso.
La rabbia è un sentimento interno, non esterno, non sono gli altri che ci fanno arrabbiare, ma ricordatelo sempre, siamo noi che permettiamo agli altri di farci arrabbiare, siamo noi che teniamo aperta una strada per venire a citofonare alle nostre emozioni. No, non sono le persone che ci fanno arrabbiare, soprattutto se sono persone che sappiamo ci vogliono bene, no, siamo noi che alle volte reagiamo con troppa rabbia a un evento che sì ci ferisce, ma non lo risolviamo di certo alzando la voce o riempiendo d’insulti l’altro. Una cosa è certa: l’altro non cambierà il suo atteggiamento quanto più noi ci arrabbiamo, questa è una grande certezza. La rabbia si può vivere pienamente, ma bisogna imparare a canalizzarla e cogliere i modi giusti per esprimerla.
William Somerset Maugham dice delle sacrosante parole: “Per ogni minuto che passiamo in preda alla rabbia, perdiamo sessanta secondi felici”.
Miriam Cassandra, Psicoterapeuta cognitivo-interpersonale
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