Gli insegnanti ideali sono quelli che si offrono come ponti verso la conoscenza e invitano i loro studenti a servirsi di loro per compiere la traversata; poi, a traversata compiuta, si ritirano soddisfatti, incoraggiandoli a fabbricarsi da soli ponti nuovi. – Nikos Kazantzakis
L’insegnante di sostegno nella scuola italiana rappresenta un’ancora di salvezza un po’ per tutti, sì sì vero, proprio tutti, è il collante che permette di tessere una rete quanto più fitta possibile, rendendo partecipi insegnanti, genitori, dirigenti, corpo docenti e soprattutto alunni (nessuno escluso!).
È colui che guarda dall’esterno senza giudicare, è colui che in punta di piedi consente alla classe di creare un clima più favorevole notando, laddove fossero presenti, quelle difficoltà o quei contrasti che inevitabilmente sfuggono al nostro collega.
La missione dell’insegnante di sostegno
La scuola italiana ci documenta che solo dal 1977 si riconosce la figura del docente di sostegno, la filosofia che ispirò la legge 517 del 1977 vedeva difatti l’insegnante di sostegno come una risorsa aggiuntiva per l’intera classe; nonostante ciò, a distanza ancora di tanti anni, tutt’oggi vengono etichettati insegnanti di serie A e insegnanti di serie B.
La mission dell’insegnante di sostegno è quella di accompagnare l’alunno nella sua crescita personale senza tralasciare quella didattica, è quella di tirare fuori le peculiarità e le risorse di ogni alunno, è quella di riuscire a vedere in ognuno la possibilità di migliorare.
L’insegnante di sostegno rappresenta per l’alunno qualcuno su cui poter contare, una figura di fiducia, un sostegno non solo didattico, ma primariamente emotivo. Il docente di sostegno premia l’alunno se svolge un compito bene, è contento se fa piccoli progressi, è sempre attento anche da lontano, si emoziona dinanzi ai successi, invogliando gli alunni a dare sempre il massimo.
È questa la sua motivazione a spingere l’altro a fare sempre meglio nei limiti delle sue possibilità, perché ognuno di noi ha il suo lato positivo, ma spesso ha bisogno di qualcuno che lo aiuti a tirarlo fuori. La prima qualità imprescindibile per un docente di sostegno è l’empatia, senza la comprensione dell’altro, senza la pazienza, senza il desiderio reale e concreto ovvero la passione di aiutare l’altro rimane un aiuto sterile che nel lungo termine non darà alcun profitto da nessun punto di vista.
Il docente di sostegno è fonte di cambiamento, senza imporre la sua personalità, ma permette ai suoi alunni di fiorire rispettando i propri tempi, i propri limiti, perché nessuno deve dimenticare che ognuno di noi ha un limite, in campi differenti, tutti abbiamo delle debolezze, dei talloni di Achille, non solo i DSA o i BES, rispettare, riconoscere e comprendere quali sono i limiti di ognuno è fondamentale per arrivare alla vetta.
Non posso chiedere a un pesce di volare, ma posso insegnare a un pesce a saltare
Bisogna quindi utilizzare strategie e modalità di insegnamento adeguate alle caratteristiche dell’alunno, come un abito cucito addosso.
I docenti di sostegno, per promuovere cambiamento, devono possedere e incrementare le soft skills. Essere dei buoni docenti non significa essere solo formati, seppur la formazione sia imprescindibile, ma vuol dire possedere le soft skills indispensabili per lavorare a contatto con l’essere umano.
I docenti devono essere versatili, avere una mentalità liquida, senza spaventarsi di fronte alla novità, ma fare della novità una ricchezza che possa solo migliorare le proprie competenze. È indispensabile essere in continua formazione, fornire agli alunni strumenti che siano al passo con i loro tempi, conoscere il loro mondo, entrarci e cercare il modo più a loro portata per promuovere l’apprendimento.
Formarsi perciò sulle nuove strategie multimediali, aggiornarsi, dobbiamo essere sempre in cammino, senza correre, prendendoci delle necessarie pause per riflettere, ma senza sentirci mai al capolinea.
Inevitabilmente il docente di sostegno incontra innumerevoli difficoltà sul suo cammino: insegnanti restii al cambiamento e legati a una didattica ormai obsoleta, difficoltà a entrare in empatia con l’alunno, non sempre si è fortunati, anche il miglior docente di sostegno potrà incontrare l’alunno con cui fa fatica a creare una relazione positiva, non è dato per scontato, un alunno può provocarci rabbia, impotenza, senso di frustrazione, può persino far riaprire vecchi conflitti interiori che non abbiamo elaborato.
Le soft skills del docente di sostegno
Capita a molti docenti di stancarsi, il percorso per avere un contratto a tempo indeterminato è lungo e faticoso, la precarietà dà al soggetto anche una precarietà per di più emotiva, il docente nonostante la sua motivazione, può però essere insoddisfatto di non poter fare progetti a lungo termine perché purtroppo inizialmente non ha una posizione lavorativa stabile.
Per tanti questa sensazione inevitabilmente va ad inficiare il proprio operato, fino a considerare il proprio lavoro come un peso, si è annoiati di fare sempre le stesse cose o di non avere il riscontro desiderato dai propri alunni. E solo grazie a un atteggiamento fondato sulla collaborazione e sulla rete e sullo scambio di risorse reciproco è possibile fare un passo in più per progredire nella propria crescita formativa e individuale.
Autore: Miriam Cassandra, Psicoterapeuta cognitivo-interpersonale