La musica rappresenta il sottofondo delle nostre fantastiche vite, a volte più melodrammatica altre più tecno e altre ancora più rock.
C’è sempre una canzone che possiamo associare ad ogni singolo momento. Non solo la melodia ci accompagna, ma soprattutto i testi, le parole possono disegnare emozioni che spesso e volentieri non riusciamo ad esprimere. Magari nella musica troviamo qualcuno che riesce meglio di noi a tirar fuori quella rabbia, quella tristezza o quell’euforia che soli non sapremmo esprimere.
Le canzoni parlano per lo più d’amore e la vita è fatta d’amore, non esiste forma di vita priva d’amore perché è di là che nasciamo e anche in quei casi in cui nasciamo per caso, anche quando non siamo voluti, una minima forma di tenerezza esisterà sempre.
Sì è l’amore che smuove le montagne, la passione, l’amore non è solo per le persone, lo è per il danaro, per un Dio, per gli oggetti, amore non è solo abbracciarsi, amore è anche avere un obiettivo lavorativo e perseguirlo fino alla fine.
Le canzoni come spunto riflessioni
Le canzoni possono rappresentare un ottimo spunto di riflessione per analizzare più profondamente la situazione emotiva attuale, difatti nella psicoterapia vengono utilizzate per fornire un insight ovvero un’illuminazione, una lampadina che si accende nel nostro cuore/cervello, rappresentano un punto di partenza per migliorare il proprio benessere psicofisico.
Il bello della musica è che suona anche in silenzio nelle nostre menti, non c’è bisogno di ascoltare con le orecchie, è la nostra memoria che canticchia, sono le nostre emozioni che prendono forma grazie alle note di una canzone.
Ci avete mai fatto caso? Totale silenzio e la nostra mente canta una canzone sentita poco fa che magari neanche ci piace, ma è entrata nei nostri neuroni e non è per caso, non è perché la sentiamo milioni di volte alla radio, ma perché quelle parole forse in un modo o nell’altro hanno a che fare con noi, con il nostro vissuto.
Che musica ascolti?
Ci sono persone alla cui domanda “Che musica ascolti?” rispondono: ”Tutta la musica”, forse perché non sono dei grandi appassionati di musica e come chi non ha una forte passione, non vi è una cernita, una scelta, una selezione tra ciò che è bello ed è brutto, tra ciò che ci piace e ciò che non ci piace.
Questi soggetti non si concentrano molto su ciò che ascoltano, non si lasciano trasportare grazie ad essa, poiché la sentono per passare il tempo, non cercano i testi, non si informano su ciò che di simile potrebbe piacergli.
C’è poca immedesimazione e identificazione nelle parole e nelle musiche, questo perché molti hanno altri spazi dove riescono a sentirsi più vicini, altre forme d’arte: il cinema, il teatro, la lettura. Oppure, semplicemente non riescono a identificarsi con un unico genere, e anche questo può raccontare molto delle persone in questione.
Musica, lettura, cinema, sono tutti mezzi che possiamo impiegare per dare vita alle nostre emozioni. Ognuno ha il suo canale e non c’è uno da considerarsi migliore dell’altro, chi ascolta musica non è più o meno introspettivo di chi legge e viceversa, tantomeno un soggetto che va a teatro può permettersi di giudicare meno colto qualcuno che va al concerto degli Iron Maiden.
Chi ascolta musica classica non è una persona migliore rispetto a chi ascolta pop, probabilmente è una persona differente, ma non è neanche detto, possono essere persone simili ma che si rilassano in maniera diversa o con un orecchio musicale diverso.
L’origine della cultura musicale
Quando si è adolescenti inizia a formarsi la nostra cultura musicale, perché proprio nel periodo adolescenziale? Perché è lì che si inizia a diventare uomini e lì che si inizia a dare un senso alle proprie emozioni in piena e totale confusione.
E la musica non fa altro che darne un ordine, una collocazione nel nostro corpo (nella pancia, nelle orecchie, nella testa, nel cuore), in questo periodo iniziano a crearsi le preferenze musicali dettate molto dalle frequentazioni amicali e dalla cultura musicale dei propri genitori che però può anche essere ininfluente sulla costruzione dell’identità musicale del ragazzo.
La prevalenza di determinate emozioni su altre fa orientare l’adolescente verso un certo musica anziché un’altra, i conflitti interiori che sta affrontando fanno scegliere delle parole piuttosto che altre.
Si pensa che un determinato tipo di musica possa innescare pensieri negativi nei ragazzi, tali da portarli al suicidio. Ricordiamo nel 2002, un giovane si è ucciso impiccandosi nella cantina della sua abitazione. Il giovane era un fan di un famoso gruppo metal, ma ciò non ha nulla a che vedere col suo gesto.
Questo ragazzo ha trovato probabilmente conforto nelle parole del cantante, ma il problema è che non aveva nessuno che lo ascoltasse, il problema non è la musica, ma chi non si rende conto di vivere a fianco di qualcuno con dei problemi e non riesce a far nulla in tempo per evitarlo.
La stessa musica può provocare sentimenti di euforia, gioia, condivisione in qualcun altro. Pertanto non siamo dei giudici da poter dire dispoticamente quale musica è buona e quale no, la musica è un dono e facciamolo nostro ogni volta che possiamo.
Miriam Cassandra, Psicoterapeuta cognitivo-interpersonale
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