No, non siamo tutti uguali e non è umanamente possibile trattare tutti alla stessa maniera, ci sono delle differenze che ci rendono unici ed inimitabili. Chi ha un fratello o una sorella porterà sicuramente nel suo cassetto il vissuto di essersi sentito almeno una volta considerato meno, meno voluto, meno tutelato, discriminato.
Tutti vogliamo essere scelti
Questo avviene perché quasi onnipotentemente e visceralmente vogliamo essere scelti, vogliamo essere i migliori, i primi, anche quando ben sappiamo che il bene non si discute, ma inconsciamente, tranne qualche rara eccezione, tutti premiamo per essere i figli prediletti. I genitori, per quieto vivere e per evitare conflitti dicono sempre di voler bene in maniera eguale a entrambi o a tutti i figli e di riservare loro il medesimo trattamento. La realtà però è diversa, gli studiosi hanno dimostrato che esistono delle preferenze, il bene potrebbe anche essere lo stesso, ma non v’è dubbio che un genitore può essere più affine a un figlio anziché ad un altro, perché in fondo prima di essere genitori siamo stati anche noi figli. Noi stessi genitori ricordiamo che abbiamo costantemente sulle spalle questa pesante valigia colma di educazione, preferenze, emozioni, quelli che lo psicologo Bowbly nella sua teoria dell’attaccamento, più tecnicamente definirebbe “Modelli Operativi Interni” (MOI).
I figli hanno stili di personalità differenti, nascono in momenti differenti, vivono in contesti differenti, hanno amicizie diverse, pertanto per quanto li si possa educare allo stesso modo avremo quasi sempre a che fare con due marmocchi alle volte totalmente diversi. E come nella vita quando troviamo più affinità con un amico anziché un altro, alla stessa maniera ci identifichiamo più con un figlio invece che un altro.
Lo stile di attaccamento del genitore
C’è da sottolineare però che i genitori che hanno avuto la fortuna di avere uno stile di attaccamento sicuro riusciranno a essere abbastanza equi nella gestione dell’affetto nei confronti dei figli, non facendo sentire mai o se non in maniera giustificata, un figlio più avvantaggiato dell’altro. Questi sono genitori che hanno avuto durante l’infanzia uno stile di attaccamento Sicuro ovvero la figura di riferimento era qualcuno su cui poter far sempre affidamento: sia in condizioni normali sia in condizioni di pericolo.
Sono genitori che hanno avuto una figura di riferimento sempre sensibile ai loro segnali e pronta a concedergli protezione laddove ce n’era bisogno. Sono stati bambini che hanno vissuto prevalentemente la gioia durante tutta la loro infanzia.
Diverso è invece per chi ha avuto dei genitori con uno stile di attaccamento Insicuro Evitante caratterizzato dalla convinzione del bambino che, alla richiesta d’aiuto, con molta probabilità, verrà rifiutato. Non potendo contare su nessuno il bambino saprà che dovrà fare affidamento solo su sé stesso portando così a non ricercare all’esterno e nell’altro, quel sentimento di gioia che caratterizza lo stile sicuro. Ciò porterà ad essere degli adulti che non hanno fiducia nell’altro men che meno nei confronti dei propri figli. E nel momento in cui vedranno uno dei figli manifestare dei gesti d’affetto più frequenti rispetto a un altro probabilmente mostreranno un comportamento che lo andrà a privilegiare rispetto a un altro. Sono genitori che durante l’infanzia sono stati costantemente respinti ogni volta che richiedevano conforto o protezione. La ovvia conseguenza sarà essere dei genitori convinti di non essere amati neanche dai propri figli i quali prima o poi li abbandoneranno alla prima occasione utile, pertanto per prevenire l’angoscia del rifiuto avranno con loro relazioni distaccate spesso caratterizzate da sentimenti di tristezza e dolore.
Va ancora peggio per quei genitori che hanno avuto come modello uno stile Insicuro Ansioso Ambivalente: ovvero hanno avuto a che fare una persona che oggi c’è, ma domani chissà, è l’imprevedibilità il fondamento di queste relazioni, il sapere di non sapere se poter fare affidamento su qualcuno oppure no. Una sensazione che fa inevitabilmente scaturire un comportamento fondato su tentativi ed errori, oggi ci provo a chiedere un abbraccio, se va bene, ottimo, ma se non va bene “Ci pensi che angoscia?” Se, come si suol dire, “non è del quarto giusto?” potrebbero esserci minacce di abbandono utilizzate come mezzo per tenere legato l’altro a sé.
Che genitori saremo allora da grandi? Probabilmente avremo la convinzione di non essere degni d’amore, non saremo in grado di tollerare lunghe separazioni dai nostri figli, vivendo una costante angoscia abbandonica. Porteremo allora i nostri figli a non credere in sé stessi, ma ad aver fiducia nelle capacità degli altri. Anche qui le preferenze saranno all’ordine del giorno: oggi a me dice di sì, a mio fratello di no e viceversa, causando immancabilmente astio tra fratelli.
Ciò significa che non bisogna sentirsi in colpa se ci sentiamo più affini a un figlio anziché un altro, non siamo dei cattivi genitori, né tantomeno stiamo dando un cattivo esempio. Certo è che se avremo uno stile di attaccamento sicuro tali differenze saranno meno nette e dolorose. E allora abbiamo cura dei nostri sentimenti e quando abbiamo a che fare con i nostri figli non dimentichiamoci mai dei figli che siamo stati.